Negli anni cinquanta e sessanta le uscite dall’isola dell’Asinara da parte del personale che vi lavorava erano molto perigliose. Solo in brevi periodi dell’anno, il mare, consentiva una traversata tranquilla per cui le famiglie, anche con bimbi piccoli, difficilmente affrontavano di buon grado il viaggio.
Per tentare di ingannare il tempo e la monotonia di una vita non molto dissimile a quella dei reclusi, ogni tanto, durante la primavera e l’estate la Direzione dell’Istituto organizzava delle forme di svago, una di queste è ben rappresentata nella foto che segue: una tipica gita domenicale (che il direttore di allora, Dr. Salvatore Lauria, amava organizzare per passare il tempo e fraternizzare).
La prima persona della foto, partendo da sinistra è il Ragioniere Chessa, segue la moglie del direttore (Sig.ra Enza) ed il Direttore Lauria, poi si vede Antonietta Romanini. La Signora Anna Romanini Mencuccini è la Maestra che ha in braccio il piccolo Paolo Mencuccini e alla sua destra il marito Pietro Mencuccini Agronomo dell’Asinara (foto del 28.06.1959).
Ci racconta la Signora Carmen Soggia, una ex residente nell’isola, che il dott. Lauria, uomo apparentemente burbero, apportò notevoli cambiamenti positivi nelle consuetudini dell’isola.
Ad esempio, oltre alle scampagnate, dispose che ogni anno si celebrasse il giorno del 15 di agosto con una gita a Cala d’Arena, nella quale le famiglie erano ospiti della Direzione, che provvedeva a tutto.
Il servizio era curato dal personale (allora militare) della caserma, cioè dagli agenti scapoli.
Si partiva dal pontile di Cala d’Oliva alle 11 con i natanti della Direzione, e si rientrava a tarda sera, dopo una giornata bellissima e indimenticabile dove tutti fraternizzavano e si curavano le relazioni sociali, anche con i residenti nelle diramazioni.
La moglie del direttore, Signora Enza, era persona molto gradevole e disponibile, tant’è che dedicava parte del suo tempo ad insegnare alle bimbe l’arte del ricamo, del cucito, della maglia, durante l’ora dedicata a quella che era definita di “Economia Domestica”.
Carmen poi conclude “Mi fa piacere aver conosciuto queste belle persone, di cui serbo un dolcissimo ricordo.
Sopra la bellissima spiaggia di Cala d’Arena, oggi nel Parco Nazionale dell’Asinara è area di tutela integrale di tipo “A” (cioè non è consentito il passaggio ne l’avvicinamento via mare).
Nella carta del Parco la spiaggia di Cala d’Arena si rintraccia facilmente nella parte nord dell’isola poco prima del Faro di Punta Scorno.
Per coloro che non fossero proprio pratici dell’Isola posso dire che il nucleo della comunità composta dal personale militare e civile residente sull’isola dell’Asinara era ubicato nel paesello di Cala d’Oliva ove insisteva anche un consistente numero di detenuti. Nelle restanti Diramazioni (dislocate lungo tutta la strada che percorre l’Asinara) la composizione degli abitanti era identica in misura numerica nettamente inferiore.
Credo che Cala d’Arena sia la spiaggia dell’Asinara che supera, in bellezza anche le spiagge tropicali più famose, un sito in cui la natura è rimasta praticamente
intatta nel corso dei secoli a causa della distanza dai luoghi abitati e dalla strada, non certo agevole per raggiungerla.
Al centro della spiaggia e spostato verso la destra di chi ha di fronte il mare cristallino, corre un rivolo abbastanza copioso d’acqua dolce, il rio Badde Longa, che proviene dalle alture sottostanti la Diramazione di Case Bianche.
Fa da impareggiabile cornice alla splendida spiaggia, una folta macchia costituita da ginepri secolari “Juniperus phoenicea” con qualche esemplare di grandi dimensioni.
L’arbusto è elemento costitutivo della macchia mediterranea.
In seguito descriveremo molto più approfonditamente questa meraviglia della natura e le ragioni che hanno indotto alla sua più integrale conservazione.