Quando un visitatore sbarca da uno dei mezzi autorizzati al trasbordo dei passeggeri, pone il suo piede sul granito del molo di Cala Reale o di Fornelli, oppure sbarca da un mezzo nautico calpestando il cemento rossastro del Porticciolo di Cala d’Oliva, si aspetta di vedere i famosissimi asinelli bianchi che, una volta, erano presenti solo all’Asinara ed oggi si sono fortunosamente diffusi un pochino in tutta Italia.
Carico di aspettative, sgorgate copiose dal “sentito dire“, o dalle informazioni, assunte autonomamente nell’immenso mondo di internet, o condotto per mano dalla voce suadente della Guida Esclusiva del Parco che lo ha preso in consegna, solo o insieme ad altri compagni di avventura, per “avvicinarli” tutti alle meraviglie di cui potranno godere nella giornata, il “visitatore tipo” consulta la mappa del suo immancabile smartphone, per verificare gli “obiettivi” prossimi al punto di sbarco e quindi, nel caso del transito da Stintino, in una frazione di secondo, percorrerà idealmente lo stradone che si apre davanti agli occhi e mentre si accinge ad attraversare il portone azzurro della Diramazione, chiederà all’accompagnatrice di conoscere le origini di quell’incombente figura del “Castellaccio” che osserva l’isola. Il bombardamento sensazionale che subisce è immediato e, se non reagisce subito, viene distratto dai cavalli che pascolano liberamente nella piana.
Gli altri visitatori sbarcati nei restanti approdi, consapevoli di essere giunti in un ambiente unico al mondo, osserveranno le strutture edilizie della Stazione Sanitaria di Cala Reale e si domanderanno (forse) le ragioni dell’erroneo nome “Palazzo Reale”… poi saranno colpiti dalla severità della Cappella realizzata dai prigionieri Austro Ungarici e, poco prima, da lontano, avranno appena scoperto splendere al sole di giugno, la mole chiara dell’Ossario di Campo Perdu, che si staglia netta dal fondo dell’insenatura. Vorranno conoscere la distanza che li separa dal Paesello di Cala d’Oliva in cui, nell’estate del 1985, due Giudici con la “G” maiuscola e le loro famiglie trascorsero nella “Foresteria nuova” un breve periodo sotto l’ala protettrice dello stato italiano.
Forse, dopo 29 anni dalle due stragi, e con un Processo denominato Borsellino “QUATER” ancora in corso, nel disperato tentativo di ricercare i mandanti delle stragi, qualcuno potrà chiedermi se sia più coerente modificare l’ultimo periodo con il seguente “sotto l’ala protettrice del Giudice Antonino Caponnetto”.
Penso a quante migliaia di domande si affolleranno nei pensieri del visitatore dell’Asinara mentre, davanti ai suoi occhi, passa una serie di aratri giganteschi che un asinello grigio osserva dubbioso. I visitatori forse non si cureranno di conoscere il nome di chi li ha mai posizionati in quel luogo, davanti le stalle di Campo Perdu.
Ed ecco che spunta fuori la storia fantastica e romantica della “pietra dell’Asinara“, la storia di un lavoratore solerte e fattivo che da più di quarant’anni svolge il suo servizio sull’isola cui è affezionato.
Qualcuno dei nostri lettori avrà sicuramente indovinato il suo nome Gianmaria Deriu!
Se avrete la ventura di incontrarlo e vi avvicinerete, chiedendo un’informazione, state sicuri che per ognuno Gianmaria avrà un sorriso ed una risposta gentile.
Se vorrete vi spiegherà, con dovizia di particolari, anche la sua storia prima da Agente di Polizia Penitenziaria, poi da appartenente al Gruppo Navale della Polizia Penitenziaria ed ora come persona di conoscenze non comuni, operante sotto l’egida del Parco Nazionale dell’Asinara.
Nel lungo periodo trascorso, in cui il Parco dell’Asinara mostrava di non amare particolarmente la storia, recente e lontana dell’isola, Gianmaria ha raccolto, con cura, oserei dire quasi maniacale, ogni reperto di qualsiasi tipo e provenienza, ponendolo accuratamente negli scaffali del grande capannone ai piedi della Diramazione Centrale.
Una mole immensa di reperti, che vanno indietro nel tempo, come la targa originaria della Caserma degli Agenti di Custodia “Costantino Satta” (di cui abbiamo ampiamente parlato in altra parte del sito) che, dopo molte battaglie, fu ricollocata il 18 agosto 2015 nel suo luogo d’origine.
Una mole di reperti, che permettono oggi, a chi ha vissuto questa realtà, di emozionarsi e a chi conosce l’isola per la prima volta, di farsi un’idea della complessità della vita all’Asinara.
I banchi di scuola, che nel corso dei decenni sono stati utilizzati dai piccoli alunni della Maestra Silvetti e dalle altre maestre che l’hanno preceduta e seguita nei 112 anni di permanenza della struttura penitenziaria, sono stati oggetto di recupero per la realizzazione di un’aula pluriclasse.
Senza il lavoro silenzioso di Gianmaria questi ricordi sarebbero stati sottratti, dispersi o avrebbero potuto essere aggrediti dal tarlo e dalla salsedine, come il legno della “Stufa Giannolli” o le doghe del torchio vinario che si vede nelle immagini dell’articolo mentre viene caricato sul trattore del Parco.
Ed è proprio per sottolineare questa importantissima funzione che ho voluto espressamente dedicare a Gianmaria Deriu questo articolo, (non è il primo) innanzi tutto poichè lo merita e poi per lasciare a testimonianza le parole e le immagini del lungo e spesso faticoso, percorso compiuto.
La Commissaria del Parco Nazionale dell’Asinara e A.M.P. Dr.ssa Gabriela Scanu e il Direttore Dr. Vittorio Gazale conoscono bene e sopratutto apprezzano il lavoro di questa persona, sono coloro che visitano il Parco che, giustamente catturati da tante bellezze naturalistico-storiche, trascurano di cercare la “pietra angolare” l’elemento più importante su cui poggia l’edificio dell’informazione storica dell’Asinara.
Anche le guide esclusive del Parco e gli operatori tutti conoscono la disponibilità e l’efficienza di Gianmaria, sanno che per qualsiasi esigenza, anche improvvisa, una persona risponde, lo vediamo sorridente in una foto, dell’estate appena trascorsa, insieme al Dr. Vittorio Gazale.
Se ci si inerpica per la salita della Diramazione Centrale e si accede all’edificio, s’impone la visita dell’Osservatorio della Memoria voluto dal Precedente Direttore del Parco Dr. Pierpaolo Congiatu, inaugurato il 22 settembre 2017 e proseguito negli anni successivi dal Dr. Vittorio Gazale.
Nella primavera scorsa Gianmaria si è adoperato per il trasloco dei mobili dell’Abitazione Amato ed il loro rimontaggio nell’installazione decisa dal Parco, nella cella n° 6, dell’Osservatorio della Memoria.
Il link della vicenda della Famiglia Amato
Contestualmente, sopperendo con la sua volontà indomabile alla preparazione espositiva, ha disposto, con cura, i mille e mille oggetti del trascorso periodo penitenziario per ricordare orgogliosamente la sua originaria appartenenza e celebrare le azioni del periodo in cui la struttura era un carcere, avendo sempre cura di mostrare il volto umano di una detenzione possibile solo in contesti simili, con team preparati ed affiatati come l’isola dell’Asinara.
Si potrebbe ancora scrivere, per moltissimo ancora, sul lavoro di Gianmaria Deriu, ma le statistiche di FB ci richiamano perentoriamente all’ordine poichè i post con un testo di circa 80 caratteri chiaro e di semplice lettura, risultano più coinvolgenti per gli utenti del social network!
Ciò significa che questi post verranno letti per intero senza essere abbandonati a metà, anche se per gli articoli di una certa complessità ciò non accade, purtuttavia le suddette analisi riferiscono che l’attenzione del lettore (massima con i video e poi con le immagini), scema rapidamente con la lettura della parola scritta, per cui conviene concludere, inserendo l’immagine della contentezza di una coppia di comuni amici, nell’ordine Leonardo Delogu e Liliana Pirisi, che hanno fatto visita a Gianmaria nell’anno 2020.
carlo hendel 12.11.2021
Un ringraziamento particolare a Fabio Bruzzichini per le immagini.
E questo scrive Gianmaria nel 2020 suo profilo (la foto è del 2022 di Romano Chessa)
Come sempre grazie di questo bellissimo articolo che o letto tutto di un fiato per poi rileggerlo e godermelo tutto..ma mi fa fatto piacere in particolare la dedica a Giommaria ..perché è una persona che se lo merita per tutto quello che sta facendo per la storia dell’asinara e del grande lavoro maniacale nel recuperare materiale storico che solo chi ama l’asinara puo capire…grazie Carlo.. grazie Giò
Carissimo Leonardo,
come ho detto nell’articolo si sarebbe potuto scrivere ancora molto altro di Gianmaria, che impegna ogni giorno tutto il suo essere per la sua “malattia” ….. l’Asinara.
Non ho accennato del sacrificio che si rinnova ogni giorno con la sua permanenza sull’isola anche e sopratutto nei periodi in cui l’Asinara non è frequentata da molte persone, anzi nessuno.
Noi sappiamo bene cosa vuol dire vivere stabilmente sull’isola!
E’ necessaria la sua “cocciutaggine”, sia pure bonaria, per perseverare.
Ho scritto anche che non è il primo articolo che redigo su Gianmaria e forse non sarà neppure l’ultimo poiche è possibile che riesca a parlare dei suoi disagi……… ma questo lo vedremo in futuro.
Grazie per le belle parole, anche a nome di Gianmaria, che penso lo farà anche per suo conto.
Carlo
Che dire , non c’e’ gratificazione o riconiscenza migliore da parte di chi ha una. Buona sensibikita’ e nel leggere tutto cio’ amici mie si lascio che qualche lacrima scivoli mi fa bene ma mi fa bene il vostro affetto il vostro incoraggiamento, con Carlo che scrupolosamente osserva. Scrive con estrema precisione. Senza trascurare al cun minimo dettaglio! Leo be’ un rapporto stretto a volte. Si e’ assorbito il mio sfogo, ma quabdo con la sua Signora Liliana mi chiamano”passa a Uri (loro paese) che c’e’ posta per te'”hoi non stavo sulla pelle quando mi hanno donato dei loro oggetti anche di affetto ma indispensabili per l’arrichimento del museo della memoria dell’Asinara❤❤grazie acche a voi cari lettori. E amici di fb affetti come me. Dal mal d’Asinara essendo una unica famiglia adotatti tutti dalla nostra Isoletta!e un grazie di vero cuore a tutte le guide esclusive del Parco, a tutti gli opetatori sia a mare che a terra ad ogn’uno di essi dedico per ogni mestiere ogni attivita’ che svolgono sull’Isola dell’Asinara un augurio di prosperita’ con un futuro sereno, borsisti ,ricercatori che negli anni ho visto e spesso seguito una futura carriera tutta speciale, poiche’ anche loro non scorderanno mai piu’ la breve ma intensa esperienza sull’Isola, mi arrivano note di ringraziamento da varie parti del continente…grazie grazie infinite a tutti vi voglio un mondo di bene❤❤❤❤naturalmente sempre in punta di piedi. Gianmaria Deriu
Mi affascina sempre leggere queste descrizioni storiche dell’isola che delle persone che l’hanno vissuta e amata.
Ciao Carlo, ciao Gianmaria, ciao Leonardo , ciao Franco Massidda
Anche a te è rimasta profondamente abbarbicata nel cuore…… Ica
un caro abbraccio a nome di tutti
Carlo