Home / Senza Categoria / Lul Segd Bayané Merid
busto lul

Lul Segd Bayané Merid

Ancora una volta torniamo a narrare della vicenda degli Etiopi, che, nel mese di febbraio dell’anno 1937. furono deportati sull’isola dell’Asinara, dal regime fascista.

Per coloro che non dovessero aver presente il color pervinca, precisiamo che il testo di questo articolo è stato appositamente redatto con la suddetta tonalità, proprio in omaggio alla primogenita del Negus Neghesti Hailè Selassiè, la Principessa Woizero Romanework, altrimenti detta “Principessa del melograno d’oro”.

Il color pervinca è una tipologia cromatica, estremamente versatile che si presta ad essere accostata afiore di Pervinca major differenti colori, molti dei quali sono utilizzati, con successo, nelle abitazioni di pregio.
Fino ad ora gli esperti della storia dell’isola avevano dichiarato espressamente che dopo la morte di Lul Segd Bayané Merid, le sue spoglie erano state cremate nel crematorio di Cala Reale, successivamente trasformato in chiesa.

Il documento, pervenuto recentemente determina, con precisione, la data della morte del bimbo con notizie sulla affezione fulminante da cui era stato colpito, mentre un’ulteriore comunicazione attesta che la salma fu sepolta nel Cimitero dell’Asinara.

Lul Segd Bayané Merid

L’immagine del piccolo Lul, da poco graficamente restaurata, lo ritrae, all’età di 23 mesi, accanto alla mamma ed al fratello più grande ed è forse l’unica esistente. La fotografia è stata estrapolata da quella da tempo pubblicata, proveniente dall’Archivio di Gianfranco Massidda che, con l’occasione, si torna a ringraziare.

Nonostante la caparbia ricerca degli appassionati, degli studiosi e delle istituzioni, pochi accadimenti di questo periodo sono conosciuti; la pubblicazione odierna di un documento di siffatta importanza, aggiunge un tassello alla nostra conoscenza e può essere considerato gradito a tutti coloro che, per diletto o per lavoro, si interessano alla ricerca storica.

All’atto della pubblicazione del documento inedito, si vuole esprimere una soddisfazione, particolarmente intensa poiché riguarda, un aspetto della triste vicenda del popolo Etiope all’Asinara che, sia pure per sommi capi, abbiamo l’obbligo di inquadrare.

Iniziamo questa rapidissima carrellata, con l’immagine dell’uomo dell’anno pubblicata in copertina del periodico inglese “Time”, è del 3.11.1930.

La copertina del TIME

La copertina del TIME

Si tratta di Hailé Selassié, che nasce con il nome di Tafari Maconnèn  (23.07.1892 – 27.09.1975) ed è stato “Negus neghesti” (in lingua amarica “re dei re”) ed ultimo Imperatore d’Etiopia dal 1930 al 1974.

Tafari Macconnèn giovanissimo sposa Woizero Woinitu Amede (1895 – nota anche come Woizero Altayech) e dall’unione nasce, nel 1909 la primogenita Principessa Woizero Romanework il cui significato italiano è: “Principessa del melograno d’oro”.

Una donna ricordata per la sua bellezza e per il colore dei suoi occhi “color pervinca” (una tonalità di celeste-violetto, vagamente venato di grigio, dell’omonimo fiore).

La storia travagliata dell’Etiopia si snoda parallelamente alla vita del padre di Woizero Romanework, il nobile Tafari che, in seconde nozze, sposerà Menen Asfaw di Etiopia con una numerosa discendenza:

Principessa Tenagnework (12.01.1912 – 06.05.1963)
Principe ereditario primogenito Asfauossen Tafarì (27.07.1916 – 17.02.1997)
Principessa Zenebework (25.07.1917 – 24.03.1934)
Principessa Tsehai (13.10. 1919 – 17.08.1942)
Principe Maconnen Hailé Selassié (16.10.1923 – 13.05.1957)
Sua altezza imperiale Salila Selassié (27.02. 1931 – 24 .04.1962) [1]

La Principessa Romanework Haile Sillasié, anche lei in età giovanissima (diciassettenne) come era d’uso nella società etiope, sposa Merid Bayané Governatore generale della provincia di Bale, nel sud dell’Etiopia.
Nel corso degli anni nasceranno i quattro figli della coppia:

Lij Chetacceu Bayané morirà di tubercolosi il 22.02.1944 è stato sepolto a Torino.
Dejazmatc Merid  Bayané – rimpatriato dopo la guerra divenne un alto funzionario di Stato.
Dejazmatc Samson Bayané – nato nel 1931, rimpatriato dopo la guerra e morto all’età di 60 anni[2].
Lul Segd Bayané Merid nato il 20.06.1935 e morto all’Asinara il 06.05.1937.

Il 6 maggio dell’anno 1938, l’esercito italiano occuperà Addis Abeba e il re Vittorio Emanuele III assumerà il titolo di Imperatore d’Etiopia.

Il negus Hailé Selassié, con buona parte della famiglia espatria e si rifugia in Inghilterra, la Principessa Romanework invece resta a fianco del marito Merid Bayané, che comandava una parte forze di opposizione antitaliane, finché non viene catturato e  fucilato nel febbraio 1937.

Per la Principessa ed i suoi figli si aprono immediatamente le strade della deportazione e della prigionia.

  

ALL’ASINARA

La ventottenne principessa Romanework giunge sull’isola dell’Asinara nel mese di febbraio 1937, ha con sé parte della sua corte e i suoi quattro figli.

Nel mese di luglio 1937, dall’isola dell’Asinara sarà trasferita a Roma nella Clinica delle Malattie tropicali e successivamente a Torino presso le Suore della Consolata in via Genova, infine nell’Ospedale Le Molinette dove morirà per una grave forma di tubercolosi.
Il trasferimento della Principessa e quello dei figli venne disposto in seguito all’interessamento di monsignor Gaudenzio Barlassina, Superiore Generale delle Missioni della Consolata, che nell’aprile 1937, aveva visitato l’Asinara[3] e constatato le precarie condizioni di salute.

Il monsignore ricordava la pregressa conoscenza della Principessa in Etiopia, dove egli aveva svolto l’opera di missionario [4].

 

IL PRIMO DOCUMENTO INEDITO

Il ritrovamento riguarda la copia “carbonata”[5] della comunicazione telegrafica n° 1299 del Direttore della Regia Stazione Sanitaria Marittima dell’Asinara datata 14 maggio 1937 indirizzata al Prefetto della Provincia di Sassari per comunicare il decesso del bimbo etiope Lul Segd Bayané Merid, dell’età di due anni, avvenuto alle ore 24 del 5 maggio 1937.

docum ritrovato

La nota prot. 185 è datata 14/5/1937.

– alle ore 18,00 (dichiarano la madre ed i presenti) il bimbo aveva accusato violente cefalee accompagnate, a volte, da grida e vomito, in precedenza aveva già sofferto di “forme catarrali” dell’apparato respiratorio ed auricolari.
– alle ore 22,00 le condizioni del piccolo paziente si aggravano e alle 24,00 del 5 maggio 1937 Lul Segd Bayané Merid muore.[7]

La Direzione della Regia Stazione Sanitaria, presumendo che il decesso potesse essere avvenuto a causa di una malattia infettiva, dispone ogni possibile disinfezione dei locali e del materiale venuto a contatto con il defunto.

doc sanit

 IL SECONDO DOCUMENTO

Un altro documento ufficiale, questa volta noto, precisa ulteriormente i fatti.

La nota è del Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Sanità Pubblica prot. 22400.12/AOI datata 08 maggio 1937 e comunica, alla Direzione della Pubblica Sicurezza il decesso, avvenuto all’Asinara il 6 maggio, del piccolo Lul Segd Bayané Merid.

In questa comunicazione compare la data di nascita del deceduto, accompagnata da due importanti dichiarazioni:
– che la madre non ha acconsentito ad eseguire l’autopsia;
– che la salma è stata inumata nel cimitero dell’Asinara alle ore 10,00 del giorno 7 maggio 1937.

Considerazioni finali

Le date esposte nei documenti ufficiali, fanno dedurre che la permanenza della Principessa, sull’isola dell’Asinara, sia stata molto breve, poiché giunge nel febbraio 1937 e nel successivo mese di luglio, viene trasferita, prima a Roma e poi a Torino presso le Suore della Consolata. 

4cf43428-c597-4b77-b71b-52cdf9cb1f56 copiaQuesti documenti fanno giustizia dei “sentito dire” poiché attestano, senz’ombra di dubbio, che la salma fu sepolta nel Cimitero dell’Asinara.

L’isola dell’Asinara ha un’ampiezza di circa 50 Kmq e all’interno corre una strada di circa 33 km, i cimiteri presenti sono diversi, sia a nord-est che a sud-ovest di Cala Reale, tutti distanti.

Ad una distanza di circa 500 metri dal luogo dove è stata scattata la foto che segue, si trova un piccolo Cimitero (ora purtroppo in stato di abbandono) denominato Cimitero di Campo Faro.

la-vita-degli-esiliati-etiopi-1 copia 2

Asinara Cala reale 1937

Presumibilmente all’interno del Cimitero o nelle immediate vicinanze di questo luogo di sepoltura, potrebbe essere ricercata la fossa di inumazione del piccolo Lul Segd Bayané Merid.

 

Il presente articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2023 nel sito di Academia al seguente link: https://www.academia.edu/107915871/Lul_Segd_Bayané_Merid_Il_figlio_della_Pricipessa_etiope_dagli_occhi_color_pervinca

Precedenti articoli sulla tematica dei prigionieri Etiopi all’Asinara:
Storia

Crematorio

Maestro rurale (prima parte)   L’articolo ha, al proprio interno, i link per la II e la III parte.

Note:

[1]Il titolo di Sua Altezza Imperiale (abbreviazione: S.A.I.) è il trattamento riservato ai membri di ogni famiglia imperiale per sottolinearne lo status e la discendenza diretta da un imperatore, la più alta autorità politica dal medioevo ad oggi. A Saila Selassiè è dovuto in ragione della sua data di nascita avvenuta dopo la designazione (1930) del padre e della madre come Imperatore ed Imperatrice di Etiopia.
[2] in Archivio del L. A. TIMES 14 Gennaio 1991.
[3] Dalla nota “Relazione confinati Etiopici Asinara” del 22. Aprile 1937 in http://www.campifascisti.it/
[4] Dal 1933 l’Istituto fu diretto da padre Gaudenzio Barlassina, che negli anni Venti e nei primi anni Trenta, quando era missionario in Etiopia, era stato uno dei migliori informatori del governo italiano sulle vicende dell’Africa orientale. Tra il 1937 e il 1940 Barlassina interloquì costantemente con il Ministero dell’Africa italiana (nome assunto dal Ministero delle colonie nell’aprile 1937), occupandosi delle condizioni dei confinati e, in alcuni casi, dei loro trasferimenti. Il controllo dei deportati era affidato alle autorità di pubblica sicurezza. (Saggio in Accademia “Una deportazione durante il Ventennio fascista.” di Erminio Fonzo. Univ. di Salerno – Aprile 2023)
[5] Negli anni in cui il computer era lontano da venire, le macchine da scrivere venivano utilizzate introducendo nel rullo più fogli di carta intestata interponendo, per ogni copia, un foglio di “carta carbone”, cioè un foglio leggero di carta inchiostrata. Per le copie successive era usata la “carta velina”, cioè carta resistente, ma molto sottile, da questa prassi deriva il termine “velina” che è passata poi a significare un promemoria, proprio in quanto le copie dei documenti che rimanevano in ufficio per l’archiviazione e la possibile consultazione, erano scritte su questa carta sottile e quasi trasparente come un velo. L‘introduzione delle fotocopiatrici ha reso inutile questo sistema di archiviazione.
[7] La non concordanza fra le date della morte del bimbo deriva probabilmente dal fatto che la morte del bimbo è avvenuta alle 24,00 del giorno 5 maggio 1937, (come dichiara il Direttore della Stazione Sanitaria Marittima) mentre la “constatazione del decesso” ha avuto luogo nelle prime ore del giorno successivo, il 6 maggio 1937.

 

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

Scrivi il tuo commento