Questa allocuzione ricorre frequentemente nei racconti che mi fanno e nelle impressioni che inviano tutti coloro che hanno avuto la ventura di ricevere, da quest’isola, un bagaglio di emozioni piccolo o grande che sia, che è andato poi crescendo di anno in anno, sino a diventare gigantesco e, per qualcuno, quasi insopportabile.
Quante volte avrete ascoltato queste tre parole, o le avete lette in racconti più o meno belli, più o meno romanzati…….
E quante volte ancora ne leggerete in questo sito nei nostri racconti, sempre veri, sovente da me scritti, su ricordi personali o dietro sollecitazioni, le più varie ……
Indubbiamente, anche tutti coloro che all’Asinara hanno avuto l’obbligo di scontarvi la pena prevista per il reato commesso, hanno ricevuto dall’isola una massa di emozioni comunque cospicua, sicuramente sono emozioni uniche e, comprendo che si riescano ad esprimere con maggiori difficoltà, forse perché richiamano, dalla memoria, una parte della propria vita non piacevole da ricordare. Possiamo però concordare sul fatto che anche per queste persone, che sono stati i reclusi, l’isola dell’Asinara abbia costituito un periodo indimenticabile.
C’è qualcuno di loro, come Paolo Picchedda, (ha partecipato all’inaugurazione dell’Osservatorio della memoria del 29 settembre 2017), che non solo ha espresso le sue emozioni mentre era in carcere e svolgeva il compito di Capraio a Case Bianche, ma ha autorizzato lo scrivente più volte alla pubblicazione dei suoi racconti (vari articoli in questo sito).
Questa volta, attraverso un racconto breve, vorrei “dipingervi le parole” di una ex residente dell’isola, farvi vedere l’azzurro dei fondali, immaginare il cielo, l’odore del sole, del cisto in fiore, il canto degli uccelli, richiamare il suono del raglio lontano dell’asinello bianco, la melodia immensa del mare………
Il nome dell’autrice è Valeria Bissiri ed ha vissuto sull’isola, insieme alla famiglia, dal 1956 per sette anni, il padre Antonio Bissiri svolgeva la funzione di Agente di Custodia ed era in servizio nella piccola diramazione di Tumbarino.
Valeria, come tanti bimbi dell’epoca, nacque a Sassari e, dopo appena 5 giorni, ebbe il suo “battesimo del mare”, compiendo il primo viaggio verso l’isola magica e dando inizio a quella che, essa stessa definisce, “la sua infanzia felice”.
Il racconto di Valeria non si esaurisce nelle parole scritte, poiché ha inviato anche una serie di immagini che ha commentato.
Sono ovviamente immagini d’epoca, cariche di emozioni, anche se la loro risoluzione non ha permesso una migliore visione.
Valeria commenta la prima immagine scrivendo “sono io davanti, o meglio sopra, al cancello di casa mentre guardo una partita di calcio tra agenti e detenuti.
Questa postazione era privilegiata perché si poteva guardare l’interno e l’esterno del nostro cortile ed era molto ambìta da noi sorelle poiché il posto era riservato solo per una persona, quindi avevamo stabilito dei rigidi turni.
La fotografia fu scattata da un collega di mio padre, molto probabilmente gli feci tenerezza arrampicata così. E’ una foto a cui sono molto affezionata, uscivamo dal nostro cortile solo con i miei, per cui questo il posto di “vedetta” era molto ambìto e quando qualcosa accadeva nel cortile, assistendo, ci sembrava di essere come sedute in un cinema!
Ci accontentavamo davvero di poco!”
Nella prossima foto si vede la mamma ed il babbo di Valeria, durante una delle tante passeggiate.
Nell’immagine successiva si osserva la mamma di Valeria nell’atto di cucire, davanti alla porta dell’abitazione. “Qui – dice Valeria – “mamma era in attesa delle mie sorelle, due gemelle.”
“Avevo un anno e 7 mesi quando nacquero le gemelle, quello fu un evento eccezionale per tutta l’isola e quella mattina l’ho ancora scolpita in testa.
Il dottor Vindice Silvetti fu puntualissimo, arrivò con la sua immancabile motocicletta rombante, mentre in casa si svolgeva una attività frenetica, con l’aiuto del medico le mie sorelle nacquero.
La figura del medico mi è anch’essa rimasta molto presente, successivamente e per molto tempo, ogni volta che qualche persona, in casa, nominava il dottor Silvetti assisteva alla mia precipitosa fuga, terrorizzata per paura delle punture.
Per farmi distrarre allora mamma mi dava la magnesia San Pellegrino, ricordo ancora la scatola, l’immagine disegnata e il suo sapore disgustoso, ma era sempre preferibile alle punture!“
“L’ultima immagine è più recente, di marzo 2023, con mio marito e le mie figlie, il giorno della laurea della più grande Giulia.”
“Debbo infine confessare che, prima dell’avvento dei moderni e vituperati “social”, ero convinta che l’Asinara fosse solo mia e delle persone che hanno vissuto con me in quegli anni, non avevo mai realizzato che, dopo di me, ci sarebbe potuto essere qualcun altro in quella casetta 1) con il bagno esterno dove accompagnavo mia madre la sera, perché aveva paura del buio ed io, anche se piccola, mi sentivo in dovere di farle coraggio.
Scoprire che ci fosse un universo immenso di persone, con i miei stessi sentimenti, mi ha un po’ spiazzata e non nascondo di aver provato anche un moto di gelosia e d’invidia, poi con l’andare del tempo e della conoscenza, ho fatto pace con il mondo e ho accettato che anche altre persone potessero provare sensazioni simili alle mie.”
Per concludere questo emozionante racconto Valeria mette, una dietro l’altra, le ragioni del suo affetto per la sua isola dell’Asinara, io l’ho definita:
La poesia dipinta
(di Valeria Bissiri 2023)
L’Asinara per me è l’infanzia felice,
l’Asinara per me è fare il bagno anche d’inverno,
l’Asinara per me è quella sagoma scura all’orizzonte che mi incuteva timore chissà perché, per poi scoprire purtroppo, che era la nave che mi avrebbe strappata dalla mia Isola e portata in Continente,
l’Asinara per me è “Marzo” 2) che ci portava il latte, appena munto, ogni mattina,
l’Asinara per me è le partite di pallone tra i colleghi di mio padre e i “detenuti”,
l’Asinara per me è le gite con il “lupetto” 3) alla spiaggia Sant’Andrea, una meraviglia! E oggi il non poterci più andare mi rende triste, anche se comprendo i motivi della sua protezione,
l’Asinara per me è scorrazzare libera senza pensare al domani,
l’Asinara per me è il profumo dei chicchi di caffè che mia madre tostava,
l’Asinara per me è i detenuti che mi prendevano in braccio e mi facevano girare e girare come in una giostra,
l’Asinara per me è quel fumetto che raccontava di “Mochi e Pupi” due bambini nativi americani e aver parteggiato per loro per i più deboli per le minoranze,
l’Asinara per me è aver capito che non è tutto nero o tutto bianco, ci sono molti colori in mezzo, è aver compreso che il bene e il male non necessariamente sono sempre solo da una parte, esistono sfumature che, se solo ci impegnassimo a cogliere, forse, questo mondo, sarebbe un posto migliore in cui vivere,
l’Asinara è aver capito che siamo tutti esseri umani,
l’Asinara per me è la mia Isola Magica Stregata, è Casa Mia, oggi come ieri, sempre!
Un abbraccio
Valeria
Ogni persona che pone piede sull’isola, vuole esternare i sentimenti profondi che la legano all’Asinara, sono racconti avvincenti e sempre diversi poiché per ognuno l’isola ha mostrato un lato del suo carattere.
Un ringraziamento sentito a Valeria per la sua toccante testimonianza.
Carlo 08 marzo 2024