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calad'oliva carcerata

Politiche penitenziarie e tutela ambientale

Un difficile connubio, una scommessa da lanciare e vincere.

Attività di lavoro carcerario in ambito ambientale.

 

Il ”difetto genetico” che impedisce l’evoluzione decisa del “lavoro penitenziario” dalla considerazione  a strumento risocializzante alla conquista di una risorsa individuale e collettiva.

 

A oltre trent’anni anni dalla riforma penitenziaria, oltre venti dalla “Gozzini” e dalla L. 56/ 1987 – della quale in questi giorni si parla spesso a sproposito – ed a quasi quindici dalla legge 296/93, appare doveroso fare il punto della situazione in tema di lavoro penitenziario.

Occorre innazitutto circoscrivere questa particolare tipologia lavorativa, comprendendo in essa solo quel lavoro prestato all’interno degli istituti da soggetti detenuti, oppure anche esercitato all’esterno dell’istituto penitenziario, ma esclusivamente da soggetti “affidati”, “semiliberi” o “ammessi al lavoro esterno, ai sensi dell’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario” O.P.


Inquadramento storico sul lavoro in carcere

Il lavoro penitenziario, nella seconda metà del secolo appena trascorso e nell’inizio di questo:

  • – ha subito qualche lenta evoluzione soltanto sul piano dei principi: è comunque rimasto obbligatorio per i condannati in condizioni fisiche valide;
  • – ha perso il suo originario carattere afflittivo;
  • – ha visto assegnarsi una remunerazione, sia pure ridotta ai sensi degli artt. 22 e 23 O.P..;
  • – ha ottenuto il diritto al percepimento degli assegni familiari;
  • – ultimamente ad esso si è applicata la disciplina generale sul collocamento.

La parabola appena descritta individua, delinea in modo estremamente sintetico e nel periodo temporale, un percorso estremamente lungo e faticoso della normativa che rincorre l’omologazione del lavoro penitenziario.
Ma questo appare un processo esclusivo, oltre che lento, nel senso che è stato introdotto dal legislatore sulla spinta di idee generate ed elaborate in differenti ambiti: amministrativo-penitenziario, universitario, giurisdizionale, tutti ambiti che hanno però origini costantemente “fuori” da se, quindi escluso, i due soggetti primari: il detenuto e l’imprenditore.

Fine della parte prima.

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......