Come si può facilmente percepire dalla distanza, relativamente breve, che la separa dall’abitato di Cala D’Oliva, tutta questa zona dell’isola era la più frequentata nel periodo precedente il 1998 ed anche oggi resta uno degli obiettivi privilegiati dai numerosissimi visitatori estivi che, armati di ciambella di salvataggio, pinne e maschere, trascorrono del tempo immersi, fino al collo, nello stupendo colore del mare dell’Asinara.
La bella immagine fotografica di Gianni Piano ha, involontariamente originato, nella pagina fb degli “affetti dal Mal d’Asinara”, una garbata discussione sull’origine della denominazione della località specifica, però ha contestualmente offerto, all’amanuense, lo spunto per ripetere le avvertenze sulla toponomastica in generale e sullo stato dell’arte, in merito a questa spiaggia dell’isola dell’Asinara che, sopratutto dopo l’avvento del Parco Nazionale, e sulla base dall’assenza di precise indicazioni codificate, ha preso una piega, non certo auspicabile, di seguire le volontà del “qualcuno di turno” che intendeva forse indirizzare, in un senso o nell’altro, questo campo importante delle caratteristiche peculiari dell’isola.
Questa modalità, di proporre surrettiziamente toponimi a seconda delle volontà dei singoli, se non supportata da consolidate evidenze storiche, da specifici riferimenti testuali e/o cartografici, trascina con se il nefasto corollario di sconcertare chi legge i racconti ed i post e chi visita l’isola.
Emblematica è l’immagine di Cala della Murighessa, più volte inserita in questo sito (foto sopra) e con la quale si è voluta stigmatizzare questa singolare modalità di azione.
Per sottolineare autorevolmente l’uso disinvolto del “battesimo” dei luoghi, mi permetto di riproporre le frasi scritte da Piero Angela:
“Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro o noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode.” e poi continua “Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti ad essere chiari non si può barare.
Sappiamo tutti, per esperienza che le parole possono spesso servire da cortina fumogena per nascondere i pensieri o per nascondere la propria ignoranza. “
L’etimologia del nome: Cala Giordano.
anno 1847
Nella cartografia meno recente non v’è menzione del toponimo “Cala Giordano” ma andiamo con ordine.
Nella prima carta riportata, del 1847 dell’Archivio di Stato di Sassari redatta dal Real Corpo di Stato Maggiore Generale, in merito alla zona in esame si rileva un’unica indicazione: P.ta Sabina che indica il promontorio a nord di Cala d’Oliva. (in tratteggio rosso è stata riportata, estrapolandola, la legenda della carta).
Si faccia attenzione che in ogni file di qualsiasi formato, chi scrive evidenzia, attraverso l’utilizzo di colori (tratteggio o righe intere o tratteggiate in rosso o verde) che distinguono nettamente le modifiche apportate, ciò per offrire al lettore la possibilità di discriminare correttamente le differenti opzioni possibili.
Le carte dell’epoca venivano realizzate a mano ed anche in questa (foto 2) è evidente la modalità di redazione, poiché l’indicazione del toponimo predetto è contenuta in tre righe parallele vergate evidentemente a matita, righe che fungono “da guida” per la corretta apposizione di lettere maiuscole e minuscole.
anno 1931
Trascorrono all’incirca 40 anni e numerose riproduzioni finchè ritroviamo questa carta dell’Istituto Geografico Militare (foto 3) 1:50.000 che indica un rilievo effettuato nel 1897 ed un aggiornamento successivo del 1931 (la lettura del file è più difficoltosa) in cui si rileva, oltre la scritta: “Cala del Turco”, anche la dizione: P. Sabina e per la priva volta appare la scritta: “Giordano” (con tratteggio rosso nella foto 2 è stata riportata parzialmente la legenda della carta) apparentemente priva di ogni indicazione ulteriore tipo “Cala” etc.
La nebbia sull’apparizione della scritta “Giordano” andrà, via via, schiarendosi se osserviamo attentamente le carte geografiche comparandole con ciò che riporta il Generale Nino Giglio nel suo testo “L’Asinara” del 1974, per questo affianchiamo l’immagine della carta batimetrica, scala 1.25.000 dell’Istituto Idrografico delle Marina ed. 1880 aggiornata.
Nel 3° capitolo della ristampa del libro di Giglio (dal titolo: “Cartografia e Toponomastica con significato ed etimologia dei nomi”) il generale specifica (punto 2) che la carta, allegata al volume per comodità del lettore, “è integrata con tutti i dati topografici e toponomastici che ha potuto desumere da altre mappe, per farne un documento completo ed utile come riscontro a quanto andrà scrivendo, specie sulla etnografia e l’episodica locale.”
Al successivo punto 4 (pag.21) Giglio elenca ulteriori denominazioni topografiche che, pur non trovando uno specifico riferimento, prendono le ragioni dalle rispettive epoche storiche.
In questo specifico punto cita tra le altre Cala dei Ponzesi (non Cala Sabina) unitamente a Cala delle Barche Napoletane, da collocarsi come origine fra il XVIII e il XIX secolo, quando i mari dell’Asinara divennero meta ambitissima dei pescatori liguri e partenopei.
Poi (a pag. 50), elencando i punti di collegamento delle strade campestri (minori), riferisce:
– Cala d’Oliva a C. GIORDANO, Cala d’Arena e Punta Scorno.
Infatti la Strada che conduce alla spiaggia, più conosciuta dai visitatori, è la strada Cala d’Oliva Cala Giordano, ma nella accezione del Giglio la “C” non corrispondeva al termine “Cala” bensì a “Casa“. Poco prima di raggiungere la bella spiaggetta aperta sul Golfo dell’Asinara, si incrocia i bivio per andare a Cala d’Arena e poi al Faro di Punta Scorno.
TURISMO non certo di massa
Saltando a pag 138, Nino Giglio riferisce delle famiglie che “cominciarono e continuarono di poi per lungo tempo, a frequentare l’isola nella stagione estiva, cortesemente ospitate dai locali…….” e snocciola un lungo elenco, alla fine del quale colloca la famiglia del dott. Antonio Giordano.
E così il Generale ci riporta una informazione valida alla data del 1924:
“Era questi, un medico, appassionato frequentatore dell’isola (dal 1865) che appena poteva si recava a villeggiare a Cala d’Oliva; e tanto fu preso dalla bellezza di quella zona che si risolse ad acquistare un terreno nella vicina Punta Sabina.
Ivi egli si recava con la famiglia in primavera, in estate e in autunno, risiedendo in una casetta che si era fatta costruire a un passo dal mare*1, e i cui ruderi ancor oggi si vedono e vengono tuttavia denominati, anche nelle mappe, Casa Giordano o del dottore.
Molti vecchissimi asinaresi ormai scomparsi ricordavano ancora che per i loro malanni percorrevano parecchie miglia onde avvicinare quel sanitario – d’altronde cortesissimo e capace – il primo che essi vedevano giungere sulla loro terra e soffermarvisi, seppure non continuativamente, per un lungo tempo (oltre vent’anni).
Dopo qualche pagina Giglio inoltre scriverà di non aver rintracciato notizie, nel 1889 dopo l’esproprio delle 45 famiglie, di una candidatura ai lotti di terreno da parte del Dott. Giordano, “che – pure – non solo era proprietario di una casa e di un terreno all’Asinara, ma che si era prodigato per gli indennizzi agli Stintinesi; l’Archivio Satta-Branca, in fatti non conserva alcuna traccia in argomento.”
Infine proporrà (Fig.4) la genealogia della famiglia Giordano.
Nella foto 5, di Ivan Chelo, relativa alla spiaggia di Punta Sabina è visibile, nella parte superiore dell’immagine, il bivio stradale che conduce all’ultima spiaggia di C. Giordano.
anno 1974
Questa trattazione si conclude con un sintetico raffronto cartografico (fig.6) che vuole evidenziare esclusivamente le modalità di esame di un qualsiasi dato.
Si tratta di due carte geografiche la prima (A) proposta da Agostino Schiaffino e relativa all’elaborato allegato alla prima edizione del libro del generale, la seconda (B) allegata alla versione del 1974 del libro di Nino Giglio.
A prescindere dalla differente visibilità delle due porzioni cartografiche derivante esclusivamente dalla differente risoluzione applicata ai files .ipg è facilmente evidenziabile l’estrema confusione delle indicazioni topografiche contenute nella prima porzione, in particolare:
- la ripetizione dell’indicazione “Cala dei Ponzesi” una prima volta nel punto esatto dell’ubicazione della Cala e una seconda volta, alla base della protuberanza della piccola penisola che inizia con “Cala dei Ponzesi” e termina con “Cala del Turco”;
- la scritta C. Giordano è presente, ma non facilmente rilevabile;
- la scritta “Cala Sabina” (che ha indotto una errata convinzione che quella fosse, in origine, la Cala Sabina) appare apposta successivamente, rispetto alla tipologia delle indicazioni restanti e realizzata attraverso una scritta a mano, come evidenziato nella successiva Fig. 7 (ingrandimento).
Nella seconda porzione cartografica (con indicazioni batimetriche) dell’edizione del 1974, indicata con la lettera B è riportata, nella corretta posizione, sulla terraferma e non in mare, la scritta “C. Giordano” e nella lettera puntata, molto probabilmente, l’autore intende riferirsi alle affermazioni di Nino Giglio che indicano “Casa” e non “Cala”.
Nelle parentesi sottostanti è riportata la scritta rud. riferita a “rudere”.
Nei 113 anni di permanenza (1885-1998) dell’Amministrazione Penitenziaria sull’isola dell’Asinara le mamme che portavano i bimbi “ajò a mare” indicando usualmente la spiaggia come “Cala Sabina” e quella successiva come “Cala Giordano“, anche nelle indicazioni navali il personale si riferiva sempre queste indicazioni topografiche.
Le guide esclusive del Parco Nazionale dell’Asinara oggi, con estrema professionalità, indicano precisi riferimenti storici per ogni toponimo.
Ovviamente a noi il compito di esporre ogni tipo di informazione in possesso e di eventualmente aggiungervi le ulteriori che perverranno, poi ognuno potrà farsi la propria idea,
La toponomastica però, se correttamente applicata e non certo lasciata al libero arbitrio, permette, tra l’altro, di conservare la cultura locale tracciandone con precisione le evoluzioni e le modifiche consolidate. Dati cartografici e toponomastici possono essere diffusi in vari formati compresi testi, mappe topografiche, cartacee e digitali.