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cuile S. Andrea 2022

Il passato che ritorna

Inizio novembre A.D. 2022

L’estate torrida ormai aveva lasciato il posto ai primi, timidi acquazzoni.
L’aria, ripulita dal pulviscolo ed il sole, facevano brillare, in lontananza, le meravigliose increspature del mare.

Con il solito mezzo fuoristrada del Parco mi avventuro lungo il nastro di cemento che si srotola, tranquillo, sotto i pneumatici.
Tutto lascia pensare ad una passeggiata per recarmi a controllare l’approvvigionamento di fieno dei cavalli di S. Maria, per poi accompagnare un tecnico Enel che ha necessità di eseguire un sopralluogo.

Attraverso con calma la ex diramazione di Campo Perdu, salutando una decina di ciclisti che arrancano provenienti da Fornelli, sono tutti estremamente cortesi ed io mi sbraccio per evidenziare l’accoglienza. Li vedo dal retrovisore e li ascolto che, fra loro, si indicano le zone più belle dell’isola, riesco ad apprezzare anche le loro esclamazioni di stupore.
Andando verso Stretti penso che, nonostante la siccità, le presenze dei visitatori del Parco Nazionale dell’Asinara, sono state costanti lungo tutto il periodo.
E’ un  bel riconoscimento per l’azione del Parco.

Quando arrivo nei pressi di S. Andrea, vedo una cavalla col suo puledro che cerca evidentemente acqua nell’abbeveratoio, ormai asciutto.
La stagione estiva ha lasciato segni indelebili sull’isola e sulle specie animali che vi dimorano.
Lascio la vettura a bordo strada e scendo per il viottolo che conduce alla meravigliosa spiaggia di S. Andrea, la cavalla, disturbata dai miei passi, richiama il puledro e insieme trotterellano verso le cave di granito.

Il mio sguardo spazia nell’ampio golfo, si riempie dei suoi colori stupendi e si ferma incantato ad osservare i ruderi del cuile realizzato con le pietre del Monastero, ormai crollato; la mia mente immagina quali sembianze avesse, mi par di sentire, d’un tratto, anche i passi leggeri di un frate che si aggira fra le pietre cercando qualcosa, sembra quasi non toccare il terreno.

Doveva  anche avere un minuscolo campanile il monastero, e quando il frate campanaro tirava la corda, da Fornelli le persone partivano a cavallo o con i calessi per partecipare alla funzione religiosa ….
La fantasia vaga ed io resto estasiato a fissare i cantoni del fabbricato crollato, li chiamano “ruderi”, ma i ruderi parlano a chi li sa ascoltare e raccontano tante storie….

Col telefono realizzo una breve ripresa, qualche minuto di video, con l’intenzione di mostrarla agli amici per ricordare questo mio particolare stato di grazia.

E’ una meraviglia.
Il colore ceruleo del mare, nei pressi della spiaggia di S. Andrea, si stempera nel blu profondo, da questo punto immagino che i frati potessero controllare l’avvicinamento di qualsiasi imbarcazione corsara e mettersi  al riparo in  nascondigli sicuri.

Mentre giro la scena, mi pare di udire anche il suono della campanella…… no non è il Campanile, ma il cellulare che mi scuote.impero austroungarico
All’altro capo c’è Francesca, una guida che mi comunica l’intenzione di due ragazze cecoslovacche di lasciare un ricordo personale …..

Incuriosito mi scuoto, torno rapidamente al fuoristrada, metto in moto e, nel giro di 20 minuti, sono davanti alla Diramazione di Fornelli.

Le ragazze mi spiegano, con un italiano approssimato, che l’obiettivo del loro viaggio è stato quello di riportare la foto del congiunto nel luogo in cui è deceduto in modo da lasciare, ai posteri, il ricordo del nome e del volto del bisnonno.

Le ringrazio commosso e le rassicuro che l’effigie del bisnonno riposerà, oggi stesso, sull’altare del mausoleo.

Il manufatto lasciato dalle pronipoti di Josef Zamrazil

Il manufatto lasciato dalle pronipoti di Josef Zamrazil

 

bandiera reggimentoDall’esame della documentazione in possesso sul periodo ed in particolare dalla “Relazione del campo di

Uniforme del reggimento

Uniforme del reggimento

Prigionieri colerosi all’isola dell’Asinara nel 1915 – 16” del Gen. Giuseppe Carmine Ferrari, risulta un lunghissimo elenco di deceduti, ma è riferito al solo campo di “Stretti”, manca dal documento un elenco completo dei  soldati deceduti sull’isola.

Il 29 gennaio 1916 agli Stretti è una giornata di sole, ma il cielo è livido, dal Traghetto Folkestone sbarcano 2000 prigionieri che vengono rifocillati con viveri a secco, poiché il campo di Stretti era ancora nelle prime fasi di formazione, nello stesso giorno, la notte, muore un altro sottufficiale prigioniero (Josef Targer) colpito dal proiettile di una sentinella.

I  decessi nella giornata sono in numero di 39
Fornelli 28
Stretti    07
Campo Perdu  04
del totale dei decessi giornalieri, ben 19 sono avvenuti per malattie comuni e 13 per colera.

Il nominativo del soldato JOSEF Zamrazil con data di nascita, luogo e data di morte figura invece nell’elenco dei militari deceduti con l’indicazione del luogo del decesso (Isola Asinara) e della condizione (deceduto in cattività).

Per ovvie ragioni i nominativi restanti sono stati obliterati.

n.b. Per ovvie ragioni i nominativi restanti sono stati obliterati.

Nell’accompagnare il tecnico nel sopralluogo ripenso alla  giornata piena di emozioni, che in parte, si completano e si integrano.

Mi piace pensare che il soldato Josef, morto a causa della guerra che, come tutte le guerre, è sempre ingiusta e disumana, ora riposi tranquillamente e contempli il golfo dell’Asinara, con i suoi colori splendenti, un paradiso che lo ha accolto e ne conserva tutt’oggi le spoglie mortali.

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Cantone del Monastero S. Andrea

Cantone del Monastero S. Andrea

La vicenda è stata vissuta realmente (07.11.2022) da Gianmaria Deriu, che ringrazio per il racconto.
Le immagini del Monastero di S. Andrea ed il bellissimo video, sono di Ivan Chelo che, ormai,  mi sono stancato di ringraziare.

Il racconto è stato cucito malamente dal “sarto”, perché resti a futura memoria, affinché ogni visitatore possa assumere le informazioni necessarie ad apprezzare, nel suo complesso insieme, la meravigliosa isola dell’Asinara.

Link di precedenti lavori su temi specifici:

S. Andrea magia Il cenobio di S. Andrea

La terracotta austroungarica

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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