Ecco cosa pensava Nino Giglio dell’isola dell’Asinara:
Il quotidiano la Nuova Sardegna il 29 luglio 1955 riporta un articolo, dove Fabio Lumbardo Falchi (pittore sassarese vissuto a cavallo del novecento) racconta e descrive il difficile passaggio degli stintinesi dopo che, lasciata l’isola dell’Asinara, iniziarono ad impostare le loro vite nella città di Stintino.
Di differenze notevoli, fra l’Asinara e il Paradiso terrestre, in fondo, non ne esistevano. Forse il Creatore, prima di dare forma definitiva al giardino di delizie, aveva fatto il bozzetto in piccolo e questo primo saggio era l’Asinara. C’era un pò di tutto: pesci deliziosi, carni profumate da aromatici pascoli, latticini, verdure, frutta e un pane casareccio che poteva essere mangiato senza contorni, tanto gustoso era il suo sapore.
L’artista continua il racconto………….
…… Mancavano soltanto l’olio e… le prugne. Pazienza per l’olio, a portarlo in abbondanza pensavano le “tartane” liguri e i “guzzi” di Porto Torres, ma le prugne, proprio perché mancavano, erano diventate il sogno degli asinareschi.
Un astuto contadino sorsense (Peppino Accau per la storia) che di prugne era carico e non riusciva smaltirle, pensò di inviarne delle barcate all’Asinara; un soldo per ogni cesta e fece affari d’oro!
Gli asinelli selvatici erano liberi come le pernici e le lepri, e vivevano in branchi numerosi: nascevano anche asinelli bianchi ed erano anche il sogno di tutti bimbi!
Che felicità possederne almeno uno, ma passato il primo incanto, dopo averli catturati, bigi o bianchi che fossero, i poveri somarelli finivano tutti col basto e con le some e invecchiando erano condannati a girar le mole del grano in una eterna faticosa marcia…… Cala d’Oliva era la sede dei pescatori: nel porticciolo i “guzzi” carichi di vele, di reti e di cestini ondeggiavano dolcemente in attesa della partenza per la pesca: vi era quello verde e bianco di Girolamo Vallebella, quello bianco e rosso di Lorenzo Pilo, quello grigio e arancio di Schiaffino, quello di Beninati e dall’altra parte, in bell’ordine, quelli azzurri con la stella bianca di Agostino Malua, di S. Andrea e Bonifacino.
In crociera, per la salpata delle nasse, erano quelli di Peragallo, di Maggiolo, di De Negri e dei Meloni. Poche casette circondavano il porto ed ospitavano le famiglie dei pescatori, queste case erano costruite con lastre di scoglio, con la facciata intonacata e ornata di gerani rossi e vasi di menta e basilico. C’era anche la chiesetta (a Cala d’Oliva ndr) ed era dedicata alla Madonna della Difesa: uno splendore che faceva rodere quelli dei Fornelli …. i massai, che pure ostentavano una certa nobiltà che proveniva loro dalla precedenza nelle processioni nelle funzioni religiose…
Brani liberamente tratti dal libro “l’Asinara”di Nino Giglio (Rebellato Ed.1974)
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