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e nacque Stintino

Questo è il 137° anno di vita di Stintino (2022).
Nel fare gli auguri a questo paese, figlio dell’Asinara, vogliamo ricordare quando nacque e quali furono le vicende che portarono alla sua fondazione.
Per farlo occorre andare indietro nel tempo……

Per un paese, 137 anni non sono nulla, infatti Stintino è giovanissimo e pieno di iniziative importanti.

Purtroppo parliamo anche di una località legata strettamente al flusso turistico stagionale (come quello di tutta la regione) e questa evenienza le procura diversi problemi.
Le amministrazioni che si sono succedute, negli anni, alla guida del Municipio si sono avvedute del problema e hanno tentato, via, via di rendere queste presenze turistiche regolari in tutto l’arco dell’anno.

… il 1800 stava per finire, mancavano 15 anni per entrare nel 1900.
Gli Asinareschi erano felici, ma il mare si sa, è sempre in agguato contro gli uomini virtuosi.
La prima avvisaglia arrivò da Porto Torres: una lettera d’ufficio, in busta gialla, diretta al sindaco Maddau, richiedeva: censimento degli abitanti, elenco delle proprietà, numero dei vani abitati.
Che si celava sotto queste richieste?
Baingio Maddau spense la pipa e si grattò la testa … poi informò il parroco e il parroco, per togliersi di mezzo, informò zio Cristoforo.
Zio Cristoforo inforcò il cavallo e si recò alla “Stazione Sanitaria” in cerca del direttore che era il dott. Giordano.
Quando rientrò ai Fornelli, era scuro in viso e ci volle tempo prima di fargli aprir bocca. Un grosso vapore nero era entrato in quarantena alla “Stazione Sanitaria” ed aveva issato a poppa il bandierone giallo degli appestati: erano giunte autorità da Sassari per l’occasione, e qualcuno aveva informato il dott. Giordano…
Il Regio Governo aveva in animo di trasformare l’Asinara in luogo di pena per i detenuti: gli abitanti sarebbero stati trasferiti sulla terraferma.
E venne presto il decreto ufficiale: era il 15 agosto 1885.
La popolazione era invitata a scegliersi un punto di suo gradimento nelle vicine coste della Nurra, in previsione dell’esodo in massa: il colmo della cortesia!
Era un atto arbitrario ed iniquo che puzzava di illegalità lontano un miglio, ma in quei tempi c’era poco da discutere: a scanso di peggio, conveniva chinare la fronte ed obbedire.
Una grande adunata si tenne a Cala D’Oliva, che era il centro più popolato.
 stintino
Era settembre inoltrato e grosse nuvole bianche traversavano il cielo specchiandosi nel mare calmo ed i gabbiani, più numerosi che mai, lambivano col volo la caletta, recando il loro estremo saluto.
Le grosse tartarughe marine, lente e maestose, ma piene di malizia, erano venute all’ombra della scogliera a curiosare…
Parlò dapprima, tossendo per nascondere la commozione, don Quirico Marginesu, esortando alla fede in Dio ed alla rassegnazione, poi Baingio Maddau, pallido e disfatto, lesse gli ultimi Reali Decreti.
Allora zio Cristoforo, uomo libero, prese la parola: nel suo fiorito eloquio insultò il Governo, i prepotenti, le canaglie di ogni razza, ma non eccitò alla rivolta: sapeva troppo bene che sarebbe stato inutile … finì proponendo la nuova patria: da Punta negra a “lu baddigiu di l’ainu” (Valletta dell’asino).
In quel tratto esistevano infatti due profonde e calme insenature, divise da una striscia di terra che davano sicuro rifugio ai navigli.
E poi, da quel punto, l’Asinara era ben in vista….. Ed anche questa vicinanza era un conforto!
* * *

Stintino era virtualmente nata!

Cala d'Oliva

Cala d’Oliva

L’esodo fu commovente e pittoresco ed avvenne subito dopo i raccolti dei campi.
Una lunga teoria di barche trasportò tutto il trasportabile, due sole famiglie, gli Scano e i Massidda, erano rimaste all’Asinara al servizio della Colonia Penale.
Succhi e Barabino non conobbero riposo: sui tracciati dell’Ing. Canalis, sorgevano come funghi le bianche casette allineate con gusto, secondo un piano regolatore ben studiato.
Da Porto Torres vennero muratori a dare una mano: fornivano case e pozzo per 200 lire! Ma molti come i Maddau fecero tutto da soli. Gli ultimi viaggi trasportarono i sacri arredi ed il ciborio per la nuova chiesetta.

I picconi lavorarono senza sosta , facendo schizzare lunghe scintille dalle tracheiti e dai basalti della roccia, e ogni casa nuova dava la sua festicciola, con rosolio alla menta e alla rosa e biscotti fragranti e dorati.

Il tempo cancella i dolori, ma quella visione perpetua del paradiso perduto sempre all’orizzonte…quel paradiso ora cangiato in un inferno per punire la cattiveria degli uomini!

Baingio Maddau, ora, ha la pensione ben dodici lire e venti centesimi… eppure la sera, guarda lontano e copiose lacrime scendono silenziose a nascondersi nella sua barba incolta…

E le sessanta famiglie stintinesi divennero in breve cento, e i figli studiarono e seguirono le vie del vasto mondo, e le casette aumentarono, linde e dipinte come scatoline da gioco e spuntò in mezzo ad esse un aguzzo campanile con la campanella argentina e festosa con sotto la vasta chiesa di don Vittorio Prunas, e vennero da Sassari a costruirvi le villette gli Azzena, i Guarino, i Trombelli, i Simon e sorse il cantiere di Bosco e lo stabilimento per i prodotti della pesca di Nino Viale.
Le lussuose automobili traversarono il paese, i gran signori vennero dal continente e furono ospitati da Silvestrino nel suo albergo lindo e moderno… Pierino Scano costruì i grossi vivai per le aragoste ed aprì una trattoria tentatrice… e tutto il paese si avviò al progresso ed al benessere.
Nel cimitero sulla collina dormono in pace i vecchi asinaresi e Zio Cristoforo è fra loro, ma nelle notti di tempesta ricorda gli abiti nuovi che la buona mamma gli faceva indossare causandogli tanta pena, allora si alza, guarda con amore il paesello sottostante e benedice i nuovi nati augurando loro, col suo fiorito linguaggio, che le buone mamme non siano cosi esigenti come la sua !
Articolo del giornale dell'epoca (Liliana Pirisi)

Articolo del giornale dell’epoca (Liliana Pirisi)

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L’immagine in evidenza è di Lucia Amato anno 2022.
Il testo soprariportato è di Fabio Lubinu Falchi in Nino Giglio “Asinara” (Ed. Rebellato rist. del 1974), ripubblicato su “La Nuova Sardegna” del 4 novembre 1971 e richiamato da Antonio Diana nel suo “Tempo della Memoria 2” (2010).

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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