In questo sito che vede presenti, in parte preponderante, notizie sull’isola dell’Asinara in tutte le sue epoche storiche, mancava sinceramente la visione e la descrizione di quelle bellezze da parte di persone che vi hanno trascorso una parte consistente di vita cioè i detenuti.
Nel filmato, confezionato con la terza clip del documentario di Cini e Felli dal titolo “Asinara isola proibita” si può evincere quale fosse il rapporto del detenuto con l’ambiente circostante. Certo non tutti i detenuti avevano un identico idilliaco rapporto con l’Isola e con l’isolamento che costringeva le loro famiglie ad avventurosi viaggi per giungere a Porto Torres e poi scoprire che, causa levante, la Motonave Gennaro Cantiello non partiva. Il detenuto pastore di cui si parla in questo articolo è Paolo Picchedda (26.02.1939) di 78 anni oggi, nativo di Baradili, un paesino di 95 abitanti, definito il più piccolo della Sardegna e quello riportato a lato è un suo appunto, molto preciso con i tempi di schiusa delle uova degli animali da cortile.
Albagiara, situata ai piedi del versante nord dell’Altopiano della Giara è invece un caratteristico centro dell’Alta Marmilla, conta circa 300 abitanti ed apparteneva al giudicato di Arborea. L’antico nome del paese, Ollasta, venne cambiato nel 1962 in quello attuale a significare lo stretto legame che unisce il paese e i suoi abitanti all’Altopiano, anche se ancora oggi nel parlare comune la chiamiamo ancora con il suo nome d’origine.
Ollasta è un nome ricco di simbolismo: significa paese dell’ulivo, richiama il simbolo di pace e luogo in cui si produce olio simbolo di consacrazione e di mitezza.
Quello che accludo è una parte del filmato “Asinara isola Proibita” di cui più volte ho citato la regia e decantato i pregi.
Ovviamente l’attore principale è l’Asinara, ma il comprimario è Paolo Picchedda.
La breve clip è stata estratta ed aggiunta ad immagini particolari per le quali si ringrazia Enzo Cossu e amalgamata con titoli e brani di sottofondo.
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In altra parte del sito (http://www.isola-asinara.it/un-cornuto-di-razza/) ho, in epoca non recente, trascritto tutto il breve recitato di Picchedda quando narra dell’Asinara poichè il monologo appare un capolavoro e sicuramente è stato ispirato dai due registi del filmato che hanno una particolare propensione per la fotografia e la narrazione naturalistica.
Il lavoro di ricomposizione del quadro.
Quando si mette mano ad un lavoro, come quello che, da tempo, sto realizzando, con profondo amore dichiarato per il soggetto che si “maneggia”, beh si somiglia ad un sarto che prende un modello, vi aggiunge le sue modifiche dettate dall’estro e dall’esperienza, reperisce la stoffa e confeziona un oggetto, nell’ipotesi un vestito di alta sartoria, nel nostro caso una serie di racconti sui fatti accaduti all’Asinara e sopratutto sulle emozioni che questi accadimenti hanno determinato negli attori:
Oppure questo lavoro potrebbe essere assimilato a quello dell’archeologo che rinviene un coccio, parte di un anfora, allora prima recupera pazientemente tutte le parti poi le numera e ricompone l’oggetto senza mai stravolgerne l’origine, senza sostituirsi ad esso.
Ecco allora che mentre si scrive un pezzo, si modifica, un filmato, si ricercano una serie di immagini che possano supportare ed esplicitare i fatti …. questi, come d’incanto, prendono vita, si danno la mano, si mettono in fila ordinatamente in attesa di essere esposti …….
…. c’è soltanto da fare un poco di attenzione e seguirli.
Aneddoto di Eugenio Cossu
Dico questo perché il 30 novembre 2016, quando mi sono recato a Porto Torres, su invito di Carlo Delfino e di Vittorio Gazale, per la presentazione dell’ottimo testo “Le Carte Liberate” della Casa, entrambi persone di grande levatura ed appassionati conoscitori dell’isola, in quella occasione, dicevo, ho incontrato tanti amici…… e non pensavo certo di incontrare Picchedda.
Invece di descrivere l’accaduto, vi mostro la registrazione dell’intervento di Eugenio Cossu, che ha avuto incarichi di assoluto rilievo (é stato Primo Cittadino di Porto Torres) e che sopratutto è stato il Primo Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Asinara…. sentite, con attenzione, cosa dice….
… ad un certo punto del filmato, si leva dalla sala una voce conosciuta che pronuncia il nome di Picchedda e poi Eugenio continua il suo intervento e lo conclude rimproverando la gestione regionale del Parco dell’Asinara.
ma torniamo zio Paolino.
Quella che è riprodotta qui a fianco (sempre dal libro “Le carte Liberate” che riserva un bell’articolo a Paolo Picchedda) è una bolletta rilasciata dalla Direzione della Casa di Reclusione di Is Arenas con la quale si attesta che il fratello di zio Paolino, in visita ha portato, per il congiunto, otto campanacci.
Vi chiederete, ma come Paolino Picchedda acquista campanacci per le capre che sono di proprietà dello Stato?
Ebbene si, persone come Paolino Picchedda ne ho conosciute e consideravano il bestiame e le strutture che il Ministero della Giustizia metteva a disposizione per l’allevamento, come fossero di loro proprietà e le custodivano di conseguenza. Pertanto qualora la struttura avesse ritardato di fornire gli strumenti necessari (ed i campanacci per il capraro sono essenziali perché senza i campanacci c’è il rischio di perdere la capra), beh non si facevano minimamente scrupolo di acquistare, con risorse proprie, il necessario!
Paolo Picchedda giunse all’Asinara il 10 maggio 1980 e terminò di scontare la propria pena ad Is Arenas il 21 settembre 2005 ed il giorno dopo, nel suo paese di Albagiara, partecipò alla processione dedicata a S. Lussorio.
Oggi Paolo Picchedda fà il pastore, ha due figli e due nipotini ed ha partecipato, con emozione sincera all’inaugurazione dell’Osservatorio della Memoria di Cala d’Oliva (sett. 2017).