In questa pagina passeremo in rassegna le strutture di avvistamento e di difesa presenti da secoli all’Asinara, le famosissime torri costiere che, sempre si guadagnano un posto d’eccezione, negli scatti dei turisti che visitano l’isola.
Faremo questo viaggio in più tappe, tranquillamente, come fosse una passeggiata in compagnia di amici che dialogano su argomenti di interesse comune.
Partiamo oggi con la Torre di Trabuccato prendendo spunto da un articolo di Frantziscu Sanninu Gadau, eclettico pescatore del golfo dell’Asinara, che parteciperà sabato prossimo 15 giugno alla bellissima regata di Vela Latina di Stintino con le quinte costituite dalla nostra bellissima isola e che ha voluto cortesemente dimostrare il suo amore per l’Asinara regalando le sue impressioni ed i suoi pensieri.
L’attento osservatore avrà pensato ad un refuso tipografico poiché nel titolo è assente una “c” nel nome della torre, ma nelle mappe più antiche il nominativo della località, culla dell’asinello bianco, era sovente citato con una sola “c”.
Lo scopo delle torrri era l’avvistamento, l’identificazione dei nemici e la difesa dei territori e delle popolazioni dalle invasioni.
Sul litorale le torri erano disposte in punti strategici da cui era possibile scrutare ampi tratti di mare; ciascuna di esse comunicava visivamente con le due adiacenti ed eventualmente, nelle giornate con bassa visibilità, i segnali luminosi potevano essere trasmessi servendosi dell’ausilio di “guardie morte” situate lungo la traiettoria tra un presidio e l’altro.
Oltre ai fuochi segnaletici, costituiti da fiamme o fumate, ci si avvaleva dell’uso di segnali acustici prodotti da corni e campane e l’uso di un codice prestabilito permetteva il passaggio di informazioni piuttosto dettagliate sull’entità dell’eventuale attacco nemico.
Si osservi, dalla piantina allegata, che un ampio tratto di costa, quella che va da Santa Teresa di Gallura a Siniscola non è stato interessato dalla costituzione di una protezione costiera, ciò è probabilmente dovuto all’assenza di centri urbani importanti o, forse, per il fatto che la vicinanza della penisola italica fungeva da deterrente alle incursioni. (Wikipedia)
TORRI COSTIERE DI AVVISTAMENTO E DIFESA (1)
Le torri litoranee del Sassarese appartengono al sistema di avvistamento e difesa creato in Sardegna nella seconda metà del XVI secolo per contrastare gli assalti barbareschi. Nel corso di un trentennio vennero restaurate le torri già esistenti, indicate nella pianta di Rocco Capellino del 1577, e ne furono edificate di nuove secondo il piano predisposto nel 1572 dall’inviato regio Juan Antonio Camos, rivisto dal viceré Moncada nel 1578 e reso esecutivo coi parlamenti del 1583, nei quali vennero imposti dazi straordinari per finanziare la costruzione delle torri e delle fortificazioni di Cagliari, Alghero e Castellaragonese (oggi Castelsardo).
Il governo delle torri dipendeva da una specifica amministrazione, creata nel 1587, che aveva diviso la Sardegna in nove distretti.
A quello di Sassari facevano capo le undici torri della Nurra e dell’Asinara, fino a Castellaragonese (oggi Castelsardo).
Nino Giglio ci fa sapere che l’Amministrazione delle Torri era costituita da un capo, che era sempre il Vicerè e da tre membri consiglieri, dei quali almeno uno appartenente al capo di Sassari, scelti rispettivamente per lo stato ecclesiastico, per quello militare e per quello reale.
Le torri nei porti vennero costruite nella seconda metà del XIV secolo, ai tempi di Pietro il Cerimonioso; a quell’epoca, e non al tempo della dominazione genovese, data il primo impianto della fortaleza di Porto Torres, di forma poligonale che ne rivela l’origine aragonese.
Le altre torri del Sassarese sono di età spagnola e in parte, anteriori al piano elaborato dal Camos.
Hanno forma cilindrica o troncoconica, con muratura spessa in pietrame intonacato, priva di elementi ornamentali, essendo strutture finalizzate unicamente alla difesa.
Erano munite di un sistema di canalizzazione per la raccolta delle acque piovane e relativa cisterna; avevano l’ingresso – cui si accedeva mediante scala rimovibile – a diversi metri dal suolo e disponevano generalmente di due vani (uno dei quali destinato alla custodia delle polveri) coperti con volta a cupola o a fungo, con pilastro centrale o costolonata e con terrazza dal coronamento a sporto, per l’installazione delle cannoniere.
La torre di capo Negro e quella di monte Girato – le prime che s’incontrano da nord ovest – sono situate a settentrione di Porto Ferro e vennero edificate a partire dal 1548 (ASC, busta 5, fasc. 8, c. 39; fasc. 9, cc. 101-102) per la difesa della pesca del corallo esercitata dai Sassaresi.
alcaide ‹alkàidħe› s. m., spagn. [dall’arabo qā’id «capo»]. – Governatore di una fortezza o di un castello in Spagna, nel medioevo (lo stesso vocabolo arabo in Sicilia, in età araba e normanna, è trascritto nei documenti latini gaytus, e varianti, con senso analogo).Non va confuso con alcalde.
La Torre del Trabuccato (Nino Giglio riferisce che il suo nome è anche di “S. Marina”) posizionata nell’Asinara a nord est della cala Reale, venne restaurata dopo il 1578. La torre è alta 11,10 m e misura 8 m di diametro è di forma cilindrica, venne restaurata nel 1834. Ha un solo piano ed è voltata a cupola con pilastro.
La Torre di cala d’Oliva, esisteva già nel 1556, anno in cui si predispone un progetto perché svenga dotata di artiglieria come la torre dell’isola Piana (ASC, busta 5, fasc. 8, cc. 31v, 32); fu restaurata attorno al 1610. Ha forma
cilindrica. Recentemente è stata restaurata dalla Soprintendenza di Sassari, che ha completato i lavori nel 2001 (ph G. Piano).
La Torre di cala d’Arena, (Nino Giglio afferma che il suo nome è anche “di Cabu Ruju o di S. Giacomo”) già esistente nel 1578, Fu distrutta quasi completamente nel 1637 e poi restaurata nel 1720, abbandonata definitivamente a metà ‘800.
LE SCORRIBANDE CORSARE.
Nel 1617 i corsari devasteranno le tonnare della Nurra (A. Mattone 1989, “La Sardegna”, p. 45) e, dieci anni dopo, le galere di Biserta invaderanno Porto Torres e saccheggeranno la basilica.
In conseguenza di questo episodio, il Viceré in un primo tempo ordinerà la fortificazione del luogo ma subito dopo una carta reale ne imporrà l’evacuazione e il trasporto a Sassari del SS. Sacramento.
I mori distruggeranno le torri dell’Asinara nel 1636 e l’anno dopo saranno i francesi ad occupare quella del Trabuccato (V. Angius 1849, p. 268; ASC, busta 13, fasc. 2, c. 113v; fasc. 4, c. 151). 221. G. F. Fara 1585, vol. 3, p. 283.
Sullo “stato delle anime” nel 1703 all’Asinara (Marisa Porcu Gaias) inviato da Frantziscu Sanninu Gadau.
Un inedito documento del 1703 custodito presso l’Archivio Storico Diocesano di Sassari, ci informa sullo “stato delle anime” nell’isola dell’Asinara, ovvero sulle condizioni di vita e isolamento materiale e spirituale dei residenti nell’isola a quel tempo.
Si tratta della relazione della visita generale condotta dall’Arcivescovo Giuseppe Sicardo. L’arcivescovo giunse all’Asinara a bordo di un brigantino il giorno 11 maggio 1703 e sbarcò “a dicho paraje de la Real” (regione della Reale) a) e, amministrò la cresima a undici persone.
Dalla Reale si trasferì alla torre Trabuccato dove indicò il sito per la edificazione di una chiesa dedicata a Nostra Signora dei naviganti, a San Giuseppe e Sant’Agostino, benedisse la prima pietra e vi mise alcune reliquie e la croce, benedicendo il luogo prescelto accanto alla torre perché da essa fosse difeso.
Dopo avere lasciato l’isola, il dodici maggio incaricò il dottor Antonio Mundula di redigere il verbale, in otto punti sullo stato delle anime nell’isola e la richiesta di raccogliere al riguardo, le testimonianze di alcuni abitanti dell’isola.
Il segretario della curia, dottor Joan Antonio Piras, assume il compito di verbalizzare, per mezzo del Nunzio Gavino Cossu, le dichiarazioni dei sei testimoni che confermano, punto per punto, il verbale redatto dal procuratore fiscale della curia, il dottor Antonio Mundula.
I primi a parlare sono:
Lorenzo Casu, pastore di vacche di don Juan Antonio Fundoni, nativo di Sassari, di circa 50 anni e residente nell’isola da 15, e
Juan Coddi, nativo di Bitti, di 52 anni circa e residente nell’isola da 9, pastore di vacche e pecore di donna Emerenziana Farina.
Entrambi confermano le dichiarazioni del Procuratore Mundula, dicono che nell’isola vivono continuativamente oltre sessanta persone e, per otto nove mesi l’anno, anche molti pescatori genovesi e napoletani.
Non esiste chiesa né cimitero né tantomeno parroco, i morti vengono sepolti sulla riva del mare, come è capitato a mastro Baingio Pugioni, soldato della torre del Trabucato, o a Joana Angela Bitiquesu, e i nuovi nati vengono battezzati con grande ritardo.
Conferma tutto anche
Francisco Mannoni, artigliere della torre del Trabuccato, sessantacinquenne che afferma “In trentasei anni che ho prestato servizio nella torre del Tramuccaddu non ho mai visto entrare in questa isola alcun Prelato, però in tutta la mia vita non ho sentito alcuno dei miei predecessori dire di aver mai assistito a visite simili“. Identica dichiarazione rilascia il pastore cinquantatreenne
Joan Matheo Zirulia Mugareddu, nativo di Tempio e residente nell’isola da
otto anni e, nel confermare quanto dichiarato dagli altri, dice che << lo sabe por aver entrado en esta isla algunas veses>> e che fra i tanti sepolti sulla riva del mare c’è anche “el reverendo Doctor Jayme Mura y muchos pescadores y soldados delas torres y mujeres“ cioè che hanno trovato sepoltura sulla riva del mare “anche il Reverendo Dottor Jaime Mura e molti pescatori e soldati della guarnigione della Torre di Trabuccato e le mogli.“
Sulla base di questo vero e proprio processo verbale, l’arcivescovo l’11 luglio 1703, scrive al sovrano spagnolo per illustrargli la situazione e chiedere un aiuto economico per creare una parrocchia all’Asinara e aumentare il soldo degli addetti alle torri, poiché da quando si è sospeso il contributo di dodici reali dalla finanza reale per pagare un sacerdote che, in quaresima, andava sull’isola per confessare e comunicare i residenti, essi sono defraudati del pasto spirituale, pur essendo vassalli cattolici di Sua Maestà che pagano le decime.
La puntuale risposta del sovrano è spedita da Madrid il 30 ottobre, egli mostra
- di conoscere i fatti,
- plaude allo zelo e all’iniziativa dell’arcivescovo
- ma non sborsa una lira!
e termina la missiva dicendo “che si provveda dalle decime a pagare la congrua per il parroco, le ristrettezze della casa reale e i precisi impegni cui deve far fronte, non consentono “dare altre provvidenze“.
a) Regione della Reale: gli spagnoli avevano identificato questo luogo come il più importante approdo all’Isola dell’Asinara, pertanto per loro era, la “Regale”, cioè la Reale, poi nel tempo da Regione della Reale è passata a Cala Reale.
Relazione degli estimi datti nell’Isola dell’Asinara nel 1767 riguardante la popolazione della suddetta.
(ASC, Segreteria di Stato e di Guerra, Serie 2, 1290, VIII) 3)
La Torre i lu Trabuccaddu
Possiedono i “torrari” della medesima una tanca ridotta a cultura, di starelli 17,8, avvalorata a 40 scudi. Tutta circondata cioè di muraglia secca, canne 200, e di bosco canne 150. Quella di pietra ap 7 cadauna e quella di bosco ap 6 medesima canna 82,10.
Glossario:
starèllo s. m. [dim. dell’ant. staro «staio»].
– Antica unità di misura, anche chiamata moggio, usata a Cagliari prima dell’adozione del sistema metrico decimale, equivalente, come unità di superficie, a 3.986,75 m2, come unità di capacità per aridi a 50,50 litri.
Bibliografia:
1) (seconda metà XVI sec.) Alghero, Stintino, Sassari (Marisa Porcu Gaias “Sassari” – Storia architettonica e urbanistica dalle origini al 600 – Ed. Ilisso.)
2) Nino Giglio Vol “Asinara” Rebellato Edit. 1974
3) Antonio Diana “Il tempo della memoria 5” anno 2015
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