Dedicata all’Immacolata Concezione la piccola chiesetta di Cala d’Oliva è un luogo suggestivo nel quale, occasionalmente, possono riscoprirsi varie epoche, avvenimenti poco conosciuti ed imbattersi in opere di illustri artisti come Aldo Caron di cui abbiamo parlato diffusamente in altra parte di questo sito (http://www.isola-asinara.it/aldo-caron/).
Il giovane Aldo ha studiato a Milano.
Solo dopo meditate ricerche e soluzioni formali si è indirizzato verso l’astratto, conservando tuttavia rigore e solidità anche là dove i principi di statica tradizionali vengono completamente capovolti (Urgenza di spazio, 1963).
Scrive ancora oggi (23.05.2018) Giovanni, il figlio di Aldo Caron: Conservo ancora vivi i ricordi di come è nata quell’opera, dell’idea avuta insieme al direttore Catello Napodano, della raccolta fatta di rottami di ferro, di mio padre al lavoro insieme a un detenuto che aveva esperienza di saldatore (alla Fiat se non ricordo male) è infine della sua posa in opera.
Un’opera nata dall’amore per l’Asinara e dedicata a tutte le persone dell’isola…
Storia della Chiesa dell’Immacolata Concezione
L’origine di questa chiesa, come quella di molti fabbricati dell’isola, si perde nella nebbia dei tempi e nella narrazione, a volte lacunosa, degli ultimi testimoni ancora viventi.
Nell’anno 1845 in occasione della visita pastorale all’Asinara compiuta dal Vescovo Alessandro Domenico Varesini in un verbale riferisce di aver ” Visitato quella chiesa che abbiamo trovato passabilmente tenuta, fatta l’invocazione alla Immacolata Concezione …..” (A. Diana “il tempo della memoria 3 a.2015)
ma ci sono testimonianze che, nel 1865, descrivono la chiesa come “piccolo locale destinato al culto più un oratorio” e narrano della sua origine risalente a più di un secolo prima “… fabbricato da più di un secolo da pochi pescatori camoglini” se si segue questo racconto la datazione del primo nucleo della chiesa dovrebbe attestarsi intorno alla metà del 1700.
Verbale dell’istituzione della Vergine della Difesa come Patrona dell’Isola dell’Asinara.
L’anno del Signore 1864, il giorno 24 dicembre, reggente il posto di Sindaco Baingio Maddau, si portò alla chiesa di Cala d’Oliva del padre predicatore Fra Francesco Antonio da Sassari Cappuccino.
Il Simulacro della Santissima Vergine della Difesa per stabilire una particolare “Divozione verso la Gran Madre di Dio: fu ricevuta dal popolo con sentimenti di vera pietà, e di Religione………”
Le prime documentazioni scritte risalgono al 1870 quando il Parroco Don Marginesu scrive al Vicario Generale di voler “erigere una nuova chiesa parrocchiale” all’Asinara e ipotizza di poter contribuire con 1.000 lire attraverso una raccolta tra i fedeli e sollecita l’impegno di 6.000 lire dal Governo e dalla Provincia.
E’ certo che nel 1885 gli abitanti dell’Asinara, che daranno vita al borgo di Sintino, condurranno con loro la Statua della vergine della Difesa, che collocheranno nella chiesa provvisoria.
Il periodo austro ungarico Ricordiamo che nel dicembre del 1915 sbarcano sull’isola i primi prigionieri austro ungarici, subito contagiati dal colera e dopo un paio di mesi, nel febbraio 1916 il Vescovo di Sassari Mons. Cassani rende visita agli accampamenti ecco una preziosa testimonianza offertaci da Stefano Alberto Tedde. Si tratta dell’articolo del quotidiano Libertà! del 12 febbraio 1916 pubblicato da Liliana Pirisi il 13 giugno 2018 nella pagina fb degli “affetti dal mal d’Asinara”.
Il campanile
Questa piccola chiesa nasce quindi, così come la conosciamo nel 1870, ma è priva del campanile.
Del periodo austroungarico abbiamo brevemente accennato e si conclude la prima guerra mondiale, il ventennio fascista è ingarbugliato nella seconda guerra mondiale e anche sull’isola, come in tutta Italia, le problematiche si susseguono gravissime e lasciano solo il tempo necessario ad arginarle, ma la comunità religiosa dell’Asinara è sempre irrequieta quando pensa alla sua chiesa priva del campanile e rinnova le petizioni sia prima per la sua costruzione e poi per la definitiva sistemazione con la torre campanaria.
Sulla edificazione della torre campanaria ne ha riferito il Brigadiere Lorenzo Spanu nel libro “Supercarcere Asinara” di Giampaolo Cassitta – Lorenzo Spanu.
Fu infatti il Brig. Lorenzo Spanu a dirigere il personale adibito alla realizzazione dell’opera.
Il Direttore dell’epoca era il Dr. Catello Napodano.
Di seguito riporto due fotografie che restringono il campo temporale della costruzione del Campanile all’anno 1970.
La prima è dell’anno 1969 ed inquadra il porticciolo di Cala D’Oliva, in alto a sinistra si vede che la Caserma Agenti “Satta” era già stata edificata e al centro dell’immagine spicca il tetto della chiesa priva del Campanile.
Il mio carissimo amico Gianfranco Massidda mi ha riferito di un detenuto tedesco, artista eccellente, che si dilettava di pittura, che volontariamente dipinse l’interno della chiesetta con affreschi che fecero dire ai visitatori di essere in presenza di una piccola Cappella Sistina!
Magie dell’Asinara!
L’immagine a lato risale all’anno 1940 ed è tratta dal testo fotografico di Marina Rita Massidda, ci mostra l’interno della chiesetta come era stata affrescata subito dopo la sua costruzione.
Sul retro dell’altare spicca l’assenza dell’opera di Aldo Caròn il “Cristo dei Rottami”.
Pensare a Cala d’Oliva senza la sua chiesetta è cosa impossibile anche a coloro che non sono devoti.
Per dovere di cronaca nella Chiesetta di Cala D’Oliva il detenuto Raffaele Cutolo nel 1983 sposa Immacolata Jacone. Il matrimonio viene celebrato dallo storico cappellano del carcere dell’Asinara, don Giorgio Curreli.
Per l’epoca questo fu un avvenimento speciale, ne riferisce nel suo libro “la mia Asinara” con una sensibilità unica, la maestra dell’epoca, la compianta Sig.ra Francesca Fadda Silvetti che ricordo con affetto e simpatia, insieme al marito medico condotto dell’isola.
I ricordi di Lucia sulla Chiesa dell’Immacolata Concezione.
Quante volte mi sono avvicinata trepidante a quel leggìo per le letture della messa domenicale.
E ricorderò sempre, come un piccolo incubo per la mia timidezza da bambina, una notte di Natale.
La chiesa era talmente strapiena che mi sembrava Notre Dame, e per questioni di spazio, fui costretta a declamare la lettura sull’altare…
Con quella marea di persone davanti e per l’emozione che mi prese, fu tanta la tremarella, che appoggiai i gomiti sull’altare solo per bloccare la mascella con le mani… e tenerla ferma durante la lettura…
…… una sudata che me la ricordo ancora!!!
Ma la portai a casa.
Il Sacerdote officiante era Padre Stopino.
–
Lucia Amato
Ed ancora le sensazioni d’innanzi all’opera di Aldo Caron “Il Cristo dei rottami”
Un’opera che, ai tempi, non fu capita ed apprezzata proprio da tutti, soprattutto da coloro che facevano fatica a discostarsi dalla iconografia classica.
Da bambina provavo istintivamente simpatia per quel Cristo stortignaccolo che alcuni definivano “brutto” e forse già intuivo la volontà di rappresentare così direttamente la sofferenza del Cristo in croce, nella scelta della durezza del materiale utilizzato, in quell’immagine spezzata dal dolore, fatta di rottami riportati in vita pur raffiguranti la dolorosa morte, costruita da mani che altrettanto conoscevano una difficile condizione, guidate dalla visione profonda di un artista che a tutta quella sofferenza ha ridato invece una speranza ed una continuità affrancata dalla morte.
E il Cristo è ancora lì, a testimoniarlo.
Lucia Amato
Stintino, 21 maggio 2018
lEcco la risposta di Giovanni, il figlio di Aldo Caron, a Lucia Amato.
“Lucia, che bei ricordi e che riflessione profonda!
L’arte è così,
non è una speculazione intellettuale, ma comunica il suo messaggio alle persone sensibili in modo diretto, senza bisogno di spiegazioni.
E il tuo racconto delle sensazioni che provavi da bambina è, per me, emozionante!”
I commenti sul post della chiesetta sono stati innumerevoli, ne riporto ancora uno che offre sensazione sulla Chiesa, quello espresso da Gianni Piano (assiduo frequentatore dell’isola dell’Asinara) che così scrive:
Ho avuto la fortuna, nel settembre 2017, di trovare aperta la Chiesa e di partecipare ad una messa serale.
Eravamo in quattro più il Sacerdote, non mi sembrava vero di partecipare ad una funzione religiosa all’interno della Chiesa di Cala d’Oliva che per anni ho sempre visto chiusa.
Non ricordo il nome del Sacerdote, ricordo solo che a fine funzione non ci ha permesso,a me e a mia Moglie, di avvicinarci al Cristo. Nonostante tutto però abbiamo fatto una promessa …
La situazione nel secolo successivo non migliorò. Alberto Della Marmora visitò l’isola a partire dal 1837, e nella sua opera Itinéraire de l’ile de Sardaigne, pubblicata a Torino nel 1860, ci rende noto che: “vicino al borgo di Cala d’Oliva c’è una piccolissima chiesa, ma non c’era il prete per le funzioni, per cui tutte quelle persone, così come tutti gli altri abitanti dell’isola erano privi di messa e di conforti religiosi per i malati, quando sopraggiunsero le feste di Pentecoste, tutta la cerimonia religiosa alla quale partecipai si limitò al rosario e alle litanie della Vergine, intonate dal decano dei pescatori…. Ho saputo che un convento di frati di Sassari invia all’Asinara un monaco perché vi eserciti le funzioni sacerdotali durante le feste principali dell’anno, a Natale e a Pasqua, e che questo monaco si ferma qualche settimana”.
Nell’Isola dell’Asinara trascorreva il tempo ma la situazione non cambiava. Il Vescovo Alessandro Domenico Varesini nella relazione della visita pastorale nel giugno del 1842 riportava che: “Nel lasciarli non abbiamo potuto appieno significargli i motivi della nostra visita di loro esplicar il nostro dispiacere in vederli privi d’un pastore che l’introducesse nella legge santa e li dirigesse nella via del Signore”.
Ora però usciamo all’aperto per osservare la Chiesa immersa nel blu più terso, illuminata dal sole accecante ed immortalata magistralmente da Fabio Bruzzichini nel 2015.
altra inquadratura laterale di Samuele Drò (2017)
. ed infine un’opera pittorica Olio su tela di Giordano Giola