BIONIERI
Una radura collettiva dove incrociare e scambiare saperi e sapori, utopie, progetti e memorie
Un post di Renato Pontiroli del 2010:
Mi sono alzato prima dell’alba, ho fatto un tazzone di caffè di cicoria, mi sono arrotolato una sigaretta ed ho atteso il sole per poterlo salutare.
Mi è tornata alla mente una poesiaSe piove potresti bagnarti
Se arriva un forte vento, ti potrebbe far volare via
Se hai una bocca, potrai sempre avere qualcosa da mangiare
Quando hai le mani puoi lavorare
Quando hai le gambe puoi andare
Hai la voce, perchè non cantare?
Hai un cuore balla. di N. SakakiRenato Selvatico
Mi chiamo Renato e con la mia compagna Manù siamo i “Selvatici” (all’origine era il nome della nostra newsletter), viviamo in una casa di campagna sulle colline di Cremolino .
Pratichiamo da anni quella che definiamo “sottrazione”: cioè un percorso di fuoriuscita dal “circuito delle merci” sia come produttori che come consumatori, fuoriuscita parziale e contraddittoria certo, ma che pensiamo non sia solo una piccola rivolta esistenziale personale bensì un gesto collettivo di antagonismo allo “stato delle cose presente”.Infatti non siamo certo i soli: una moltitudine di comunità, coppie, singoli si è sottratta andando a vivere nei luoghi abbandonati dal moderno, è una storia che inizia proprio intorno al ’77 al Monte Peglia, a Gran Burrone, all’Acqua Cheta.
Facciamo parte di un Piccolo Popolo di contadini e artigiani- artisti manuali, con poca terra e pochi manufatti, che coltiva e lavora per la propria autosufficienza, usando metodi antichi e innovativi allo stesso tempo (Fukuoka, orticoltura, sinergica, permacultura), che pratica l’autogestione della salute (studiando le erbe, le loro proprietà, curando con attenzione l’alimentazione etc.) rispettando la Madre Terra e tutti quelli che noi chiamiamo i “Nostri Parenti”: quelli che volano, strisciano, camminano, guizzano, affondano radici e immobili ci guardano.Non siamo certo eremiti e buoni selvaggi mattacchioni: se in questo mondo globalizzato la merce ha sussunto ogni attimo della vita 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, se tutto è ridotto a merce, il gesto più radicale è non produrre e non consumare.
Scegliere uno stile di vita improntato alla sobrietà è il mezzo che serve da una parte per affrancarsi dai bisogni indotti e dall’altra per riappropriarsi del valore creativo del proprio lavoro, produrre opere e non “merce”.
Probabilmente noi ne abbiamo eroso il potere solo per un 50 per cento, ma questo forse basta a sballare i conti, a confondere i manovratori.
Farsi il pane, coltivare il proprio cibo, raccogliere le erbe per tisane e pomate, andare alla sorgente per bere acqua pura sono le pratiche di una quotidiana rivoluzione delle piccole scelte, che ci rende protagonisti e responsabili.
Siamo parte del C.I.R. e aderiamo alla Rete Bioregionale Italiana, durante i nostri incontri non facciamo assemblee perché parliamo nel cerchio dove tutti hanno diritto di parlare e di essere ascoltati e dove nessuno interrompe l’altro, pratichiamo lo scambio, il dono e il lavoro comune quando occorre, e le nostre case sono aperte alla condivisione del cibo, dei saperi e dei sogni, in tolleranza e reciproco rispetto.