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Il piccolo cimitero di Cala d'Oliva ove, tra gli altri, riposa Francesco Massidda.
Il piccolo cimitero di Cala d'Oliva ove, tra gli altri, riposa Francesco Massidda.

Massidda e Asinara

Massidda e Asinara un intreccio indissolubile.

Francesco Massidda il capostipite

Francesco Massidda il capostipite

Dal volume “L’Asinara” di Nino Giglio apprendiamo una antica definizione della Famiglia Massidda: “Nobile famiglia sarda trapiantatasi all’Asinara per le forniture alla Casa di Lavoro all’aperto e alla Stazione Sanitaria Marittima.

Francesco Massidda il capostipite, nacque a Gesturi il 13 febbraio 1857 e a 31 anni, ormai in età da matrimonio, si reca in viaggio di lavoro a Faenza per visionare ed acquistare una partita delle famosissime ceramiche, li incontra la diciannovenne Anna Marri figlia di commercianti faentini e subito se ne innamora. Il 13 febbraio 1888 viene celebrato il matrimonio e la nuova famiglia si trasferisce all’Asinara.

 

La prima imprenditrice sarda.

La prima imprenditrice sarda.

L’arrivo sull’isola dei Massidda fu originato dal fatto che Francesco aveva vinto una gara, l’appalto per la “logistica dell’isola”, cioè  la fornitura dei generi d’ogni tipo necessari a vivere all’Asinara. L’appalto comprende la gestione della foresteria e di due empori: uno a Cala Reale e l’altro a Cala d’Oliva.
Era compresa anche la gestione di due forni per la produzione del pane, una rivendita di tabacchi e lo spaccio al minuto di generi vari. Nella fornitura di merci figurava anche  la carne bovina comprendendo in essa anche l’allevamento del bestiame, la macellazione e la vendita delle carni». L’attività commerciale dei Massidda si sviluppa rapidamente così come cresce la sua famiglia che vide la nascita di ben dodici rampolli:

Umberto  che diventa poi il fornitore dell’isola a Cala Reale sposa Jolanda Trunfio, discendente (linea materna) con la famiglia asinarese dei Cadeddu e mette al mondo tre bimbi Giampiero, Francesco (che poi diventerà Direttore del carcere dell’Asinara) e Annalisa;

Guglielmo detto Mino,  impiegato del telegrafo di Cala d’Oliva che sposerà il 1.09.32 nella Basilica di S. Gavino a Porto Torres la Sig.na IDA FUSCO  genitori di Gianfranco Massidda (il fanalista dell’Asinara)

Maria, insegnante elementare a Cala d’Oliva che insieme a Guglielmo rimane all’Asinara, poi altri nove figli che, una volta cresciuti, si stabiliranno in differnti luoghi della Sardegna:

Vittorio

Mario                                      n. 12.01.1901          –         m. 17.07.1972 (Uri)

Giuseppe, detto Peppino

Elena                                        n. 22.1.1911             –          m. 27.10.1992 (Uri)

Margherita                            n. 21.08.1894       –            m. 25.09.1980 (Uri)

Maria Edvige

Ester

Adriana

Maria seconda

All’indomani della fine della Grande guerra, nel 1922 e a causa di una malattia, probabilmente uno strascico della famosa influenza “spagnola”, Francesco Massidda muore, dopo trentaquattro anni di permanenza nell’isola ove viene sepolto e dove ancora oggi riposa.

 

Iscrizione Massidda

Iscrizione lapide Francesco Massidda

Nel piccolo cimitero di Cala d’Oliva sulla lapide, posta a protezione dei suoi resti mortali, si legge:

Alla cara memoria
di
Francesco Massidda

i figli
da lui educati 

al dovere dello studio

e del lavoro,
uniti alla madre nel dolore
posero.

N.   13.02.1857      M.    16.09.1922

 

 

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Versione 2

Ritratto tempera su tela autore: Jobi anno 1941 Pina Sechi piccolina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quelle sopra riportate sono le immagini fotografiche di due opere che Gianfranco Massidda ha deciso di donare all’Osservatorio della Memoria di Cala d’Oliva del Parco Nazionale dell’Asinara.
Sono state realizzate da detenuti e la seconda, ritrae una bimba, si tratta di Pina Sechi, moglie di Gianfranco Massidda ripresa da un’immagine fotografica della piccola. (c.h. 23.04.2017)

 

L’EMOZIONE DELLE RICERCHE STORICHE

Quando, nelle mani di un appassionato, capita un documento storico riguardante un argomento che lo interessa,

allora

esamina fin’anche le pieghe del documento per rintracciarne, attraverso le impronte, il percorso storico  ed il risultato

è

pura emozione!

Carlo Gianotti,
che ringrazio sentitamente, il 23.11.2017 ha pubblicato nel gruppo fb degli “affetti dal mal d’Asinara” le immagini della cartolina datata 17.08.1922 spedita dall’Ufficio Postale di Asinara Lazzaretto al Sig. Clementino Bonifacino abitante di Stintino.
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Il bellissimo reperto storico dimostra tutta la sua particolarità se, voltando la cartolina, si leggono con attenzione le parole vergate, con disinvolta scioltezza, dalla penna stilografica dall’autrice:
Congratulazioni ed auguri –
Saluti                        I. Trunfio
                                   e famiglia
Asinara
16/8/922

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Ma a chi corrisponde questa firma?
E perchè mi riferisco all’autore usando il femminile?

Se si scorre in alto questa pagina si trova il nome della Sig.ra Iolanda Trunfio nella parte che subito riporto “Umberto  che diventa poi il fornitore dell’isola a Cala Reale sposa Jolanda Trunfio, discendente (linea materna) con la famiglia asinarese dei Cadeddu e mette al mondo tre bimbi Giampiero, Francesco (che poi diventerà Direttore del carcere dell’Asinara) e Annalisa;”.

Quindi l’autrice della cartolina potrebbe essere la Signora Iolanda Trunfio, ovvero la moglie di Umberto che eredita dal padre l’attività di fornitore dell’isola e mamma di Francesco Massidda, oltre che di Giampiero e di Annalisa.
Ricevo una comunicazione privata che, aggiustando notevolmente il tiro, asserisce che la cartolina potrebbe non essere stata scritta da Iolanda Trunfio, poichè allora era dodicenne, ma da suo padre Sante Trunfio, comandante AA.CC. a Bonifacino che, all’epoca, era l’addetto al trasporto della corrispondenza con la sua Guzzetta.
Per cui se ne deduce che la lettera riportata è una “S.” (Sante Trunfio)!

Ma non è finita.
Il destinatario della cartolina è Clementino Bonifacino figlio di Fortunato Bonifacino e di Domenica Vallebella.
Nino Giglio (L’Asinara)  annovera la famiglia dei  Bonifacino (originari di Camogli) ed in particolare il suo capostipite Giovanni tra coloro che nel 1801 sbarcarono in Cala d’Oliva costruendovi una casa, sposandosi ed esercitando l’attività di pescatore.
Dal primogenito dei figli (Fortunato) nacque Clementino.

Il tenore del biglietto “auguri e felicitazioni”  lascia presumere un evento lieto, forse un matrimonio o un battesimo, ma questo fa parte delle congetture e quindi non ne teniamo conto!

Effettivamente Carlo Gianotti ci conferma in un post che l’evento, di cui si inviano le felicitazioni, è  la nascita di Domenico Bonifacino, terzogenito di Clementino,  il nonno di Carlo Gianotti.

L’emozione personale diventa palpabile ed il cerchio si chiude!

Carlo

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......