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sirbone fornelli 2007

Il cinghiale in incognito

       Presentando il profilo di questo animale, che indubbiamente ancora oggi continua a procurare molti danni all’ecosistema dell’isola dell’Asinara, non si può non sottolineare, in senso negativo, la tipicità dei nostri comportamenti più diffusi, in particolare quello di addebitare alla specie animale in esame, concetti privi di fondamento scientifico, che prescindono razionalmente dalla considerazione delle modalità di vita dello stesso e dalla comparazione dei comportamenti in relazione all’ambiente in cui la specie è allocata.
Moltissimi sono gli esempi, vicini e lontani nel tempo, di questo atteggiamento,  si pensi al trattamento riservato ai rapaci notturni (Gufi e Civette), quando non si giunga addirittura a conferire recondite proprietà ad uno specifico colore dell’animale, come quello del gatto nero, che ha subìto le nefaste conseguenze di questa singolare modalità di “etichettatura”.

In determinati periodi, questi atteggiamenti, sono giunti quasi a determinare l’estinzione di alcune specie importanti (famoso è il caso del rinoceronte; di questa famiglia, originariamente, potevano contarsi 30 specie, oggi ne rimangono solamente 5 e tutte confinate al continente africano e a quello asiatico).
Non cadremo nel facile tranello di demonizzare il cinghiale e nemmeno di addebitare colpe a singoli comportamenti che invece sono valutabili solo nell’ambito del contesto spazio-temporale in cui sono attuati.

Ulteriore importante notazione è quella che, in questa sede, si vuole tentare di offrire al lettore informazioni ritenute razionalmente corrette e opportunamente verificate, ma che comunque, per principio ogni notizia, ogni fatto, si ritiene debba essere sempre sottoposto a verifica costante.
In questo modo, crediamo, ognuno sarà in grado di farsi la propria idea.

SUS SCROFA Linnaeus, 1758 cinghiale c.h.2017

          è il nome scientifico della specie, comunemente definita cinghiale e si tratta di un mammifero artiodattilo della famiglia dei Suidi.

Originario dell’Eurasia e del Nordafrica, nel corso dei millenni, il cinghiale è stato a più riprese decimato e reintrodotto in ampie porzioni del proprio areale e anche in nuovi ambienti, dove si è peraltro radicato talmente bene, grazie alle sue straordinarie doti di resistenza e adattabilità, che viene considerato una delle specie di mammiferi a più ampia diffusione ed oggi appare arduo tracciarne un profilo tassonomico preciso, in quanto le varie popolazioni, originariamente pure, hanno subito nel tempo l’apporto di esemplari alloctoni o di maiali rinselvatichiti.
(fonte wikipedia)

 

LA STORIA pregressa

Come specificato in termini generali, nel riquadro soprastante, anche all’Asinara il cinghiale è stato presente da tempo immemore; infatti  nel testo “L’Asinara” di Nino Giglio, si fà menzione delle segnalazioni dei seguenti autori “Bresciani”,  “Casalis” e si cita anche il Fara, che nel XVI secolo, li dà presenti sull’isola.

Ciclicamente e per cause tutt’ora sconosciute, i cinghiali si estinsero e furono successivamente reintrodotti, sino ad epoche relativamente recenti.
Dalla Relazione del Gen. Ferrari non si evince che i cinghiali fossero presenti sull’isola, durante il periodo della prigionia dei soldati austro – ungarici 1915-1918.

ANNI attorno al 1930
Un’altra persona ci informa della assenza degli ungulati negli anno attorno al 1930 ed è la Signora Graziella Furia che lo specifica in un passo della toccante lettera al “La Nuova Sardegna” dell’anno 2000  che riguardava anche le battute di caccia delle principesse reali.

Ecco, trasformata in biglietto, l’ulteriore testimonianza della Signora Graziella Furia che ringraziamo.

graziella Furia

ANNO 1940 

Prima che si sviluppasse il periodo del boom economico italiano, uno dei primi Direttori che tentò la reintroduzione del cinghiale fu il Direttore Fadda, ma fu un esperimento di breve durata perché la coppia degli animali immessi, dopo un periodo di ambientamento nell’isola, rincorse tre ragazzi che giocavano, tra cui Gianfranco Massidda che, spaventati, furono costretti a rifugiarsi in un casolare.

Dell’episodio riferì, in un rapporto di servizio, la guardia che soccorse i ragazzi ed il Direttore diede l’ordine di catturare e macellare i cinghiali.

Asinara - Punta della Scomunica - Ph Fabio Bruzzichini 02.12.2016

Asinara – Punta della Scomunica – Ph Fabio Bruzzichini 02.12.2016

 

ANNO 1968 

Era l’anno 1968, durante la Direzione del Dr. Catello Napodano, che fu introdotta la coppia di esemplari donata, alla Casa di Reclusione dell’Asinara, dalla Famiglia Piras di Cossoine SS.
L’Agronomo Pasqualino Granata, l’allora Brig. Lorenzo Spanu con l’App. Romano De Marco furono incaricati di prelevare, da Cossoine, i cinghiali di origine maremmana e condurli sull’isola.
La coppia di animali, una volta sbarcati a Cala D’Oliva, fu subito trasferita in località Elighe Mannu e tenuta in stabulazione controllata in un locale specifico chiamato il “camerone”.  Presto il numero dei soggetti in allevamento si innalzò, ma questo fatto non dette, inizialmente, eccessivi problemi poiché furono utilizzate le miscele di alimenti acquistati sul mercato esterno.

Le prime difficoltà si ebbero però al momento in cui il Direttore Catello Napodano venne trasferito, per il naturale avvicendamento periodico della Direzione e nelle more gli subentrò, come facente funzione, il Rag. Capo Caccamo che non ottenne dal Ministero i fondi sufficienti all’allevamento del cinghiale e probabilmente, con la attiva partecipazione di un agente della Diramazione di Case Bianche (Suelzu), alla metà degli anni ‘70 gli animali vennero liberati con l’intento di farli alimentare autonomamente, al pascolo nel bosco di lecci della località omonima.
Ovviamente gli animali si incrociarono immediatamente con le scrofe allevate in ogni Diramazione ed iniziò così la rapida ibridazione con il maiale domestico per cui,
dopo un paio d’anni era frequente già osservare soggetti con le caratteristiche pezzature nere, segno evidente dell’ibridazione in atto.

ANNI cosiddetti “fisarmonica”.images

Sempre, ma specie in natura, come ho più volte avuto occasione di esprimere, le azioni umane dovrebbero essere accuratamente ponderate, esaminati in modo scientifico tutti i parametri di riferimento, ed una volta assunta la decisione, dovrebbe essere assicurata la sua continuità, sino al raggiungimento dello scopo prefissato (oppure, se ne ricorre il caso, alla sua motivata revoca per il mancato raggiungimento, o per altre motivazioni).

Gli ibridi cinghiale-maiale domestico, a differenza del cinghiale puro, sono altamente prolifici ed acquisiscono immediatamente dal selvatico l’elevata rusticità e l’adattabilità ambientale e all’Asinara, oltretutto, non sono presenti animali che possono predarli.

Per tenere sotto controllo il loro numero, la Direzione del Dr. Luigi Cardullo, pensò di procedere con battute periodiche opportunamente autorizzate, dai competenti organismi sovraordinati, in considerazione della pericolosità degli animali liberi nei confronti dei detenuti-pastori, quindi delle attività agrozootecniche, ed anche per gli agnelli appena nati, difficilmente in grado di sfuggire al cinghiale.
Concluso il “periodo Cardulliano“, all’Asinara (1974-1980), prese servizio, come Direttore, il Dr. Francesco Massidda che,  dopo un primo periodo di stasi di un anno circa, dovuto a contingenti esigenze di sicurezza e perfettamente conscio delle problematiche generate dall’ungulato, riprese lo svolgimento delle battute sistematiche per contenerne drasticamente il numero.

dr. Gianfranco Pala

dr. Gianfranco Pala

Le battute vennero sospese nuovamente durante l’esercizio della Direzione subentrante del Dr. Francesco Gigante  e ripresero nuovamente dopo la sua partenza, con il Direttore Gianfranco Pala che concluse il suo periodo di Direzione (dal 1991 al 1998) con la consegna delle strutture demaniali alla Regione Sardegna.


DISMISSIONE ASINARA 1997


Data provvedimento di chiusura 1998
La data ufficiale della chiusura è quella del provvedimento che è stato già citato 12.11.1997. Ricevuta la disposizione immediatamente la Direzione diede inizio alle procedure di smantellamento delle strutture, con il trasferimento dei beni mobili e degli animali.
Operazione che è stata completata nell’anno successivo.
Il bestiame (in grandissima maggioranza) ed i mezzi furono ceduti alle strutture penitenziarie sarde.
Fu costituita una Commissione paritetica che curò gli ultimi adempimenti e redasse i verbali di consegna.

1* marzo 1998 ultimo viaggio G. Cantiello

1* marzo 1998 ultimo viaggio G. Cantiello ph. Enzo Cossu

Il 1° marzo 1998 la Motonave Gennaro Cantiello effettuò l’ultimo viaggio da Cala d’Oliva a Porto Torres per poi avviarsi verso il suo triste destino (che vorrei non ricordare). Nel nostro album (immenso di ricordi fotografici si può facilmente rintracciare l’immagine soprastante, scattata da Enzo Cossu, che ritrae due cani imbarcati sulla Cantiello.
I detenuti vennero trasferiti gradualmente in tutta la fase di smobilitazione, alcuni parteciparono anche alle operazioni di smantellamento, altri ancora garantirono, fino all’atto della dismissione, il funzionamento delle strutture.cossu verbale consegna - 1
Nella fase transitoria si dispose il funzionamento (in misura notevolmente ridotta) del Caseificio di Cala d’Oliva che proseguì anche successivamente alla dismissione.
Restarono per qualche mese (fino a maggio 1998) anche le motovedette di stanza a Porto Torres transitate sotto la Direzione del Carcere di Sassari.

i.chelo 2014


Asinara – Cinghialetti ph. Ivan Chelo 2014

ANNO 1998 il Parco Nazionale dell’isola dell’Asinara è realtà.

E’ l’8 ottobre 1997, quando la legge n. 344, ed in particolare l’art. 4, comma 1, prevede l’istituzione del Parco nazionale dell’Asinara, a decorrere dall’anno 1998, con D.P.R., su proposta del Ministro dell’ambiente.

Dal 1998 al 2000 si assiste alla fase di prima organizzazione e di avvio del Parco Nazionale dell’Asinara, fase che necessariamente ha comportato tutta una serie di sospensioni e sarebbe stato impensabile procedere con l’attività di controllo dei selvatici ungulati.
La stessa Regione Autonoma della Sardegna, giunta assolutamente impreparata al gravoso compito, ha stentato notevolmente a comprendere la gravità del problema dei cinghiali all’Asinara.
Nell’anno 2001 (mese di ottobre) il Parco Nazionale elabora una stima e determina in 1.000 le unità di cinghiali presenti sull’isola, ma per ciò che concerne i competenti Uffici Regionali dipendenti dall’Assessorato, continuano a non giungere al Parco neonato indicazioni univoche circa il futuro di questo animale.

Dovremo arrivare sino al 2005 per prendere atto di un documento regionale “CARTA DELLE VOCAZIONI FAUNISTICHE della Regione Sardegna, in cui il Sottoprogetto 3 –  Studio relativo  agli ungulati, prende in carico, ancora contraddittoriamente, il problema dei cinghiali all’Asinara.

logo parco asinara

logo del Parco

Il Parco Nazionale dell’Asinara nel 2008 redige le Norme di Attuazione del Piano del Parco e a seguito della Deliberazione n°8 adottata nella riunione del 5.5.2008 con cui al Titolo III Capo I art. 42  (Modello di gestione della fauna) stabilisce due livelli di azioni prioritarie:
a) azione immediata, con l’avvio della rimozione programmata ed efficace di ogni componente domestica inselvatichita nel sistema terrestre;
b) gestione ordinaria della fauna terrestre sulla base dei risultati della azione di cui al precedente punto a).

cingh 2017 g.pianoLa definizione di specifici modelli di gestione della fauna richiede l’acquisizione di ulteriori elementi conoscitivi.
Ed al secondo comma il Parco dichiara che, al fine della rimozione totale del pascolo non controllato sull’intera Isola, si dovrà procedere attraverso le seguenti fasi:
1.a)  rimozione degli ibridi di cinghiale x maiale
1.b)  rimozione delle capre inselvatichite

Si comprenderanno le ragioni per cui sono stati assegnati immagine e titolo, a questa parte della trattazione.

L’incremento numerico di questo animale procura serissimi danni, tanto da essere considerato tra le specie più dannose per la cotica erbosa che sconvolge in profondità con il muso alla ricerca di tuberi, per la distruzione delle covate di volatili (pernici, gabbiani corsi), ovviamente è in grado di distruggere le stesse uova di tartaruga.
Ma il danno maggiore è quello che provoca al suolo giungendo a scoprire addirittura lo strato roccioso sottostante che, in occasione di precipitazioni, anche deboli, provoca sovente gravi fenomeni di scorrimento e frane del terreno.
Il Parco sta encomiabilmente procedendo con programmi di cattura ed esportazione degli animali, ma a causa delle farraginosità burocratiche, della frammentazione delle competenze nonché della non univocità delle linee di azione, appare quello messo in atto, solo un sistema idoneo a contenere il numero dei cinghiali, che resta problema incombente e comunque insopportabile per l’ecosistema isolano.

logo parco asinaraIn un comunicato ufficiale, oggi, l’Ente Parco dell’Asinara rileva:

Il protocollo per l’allontanamento delle specie è stato messo a punto da un tavolo tecnico composto da Asl Servizio Veterinario Sanità Animale, Università di Sassari, Istituto Zooprofilattico, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Ente Foreste della Sardegna ed Ente Parco.

Il protocollo stilato prevede che gli ibridi di cinghiale, per motivi sanitari, possano andare, come destinazione in deroga solo a macello, individuato con procedura pubblica, e che le capre inselvatichite siano destinate adIaziende zootecniche sarde che ne hanno fatto richiesta e che sono iscritte in un apposito elenco scaturito da un avviso pubblico.

Le capre prima dell’allontanamento dall’Asinara sono sottoposte da parte della ASL ad un prelievo di sangue per il controllo sulla brucellosi ovicaprina e Caev e poi vengono identificate singolarmente tramite un bolo alfanumerico endoruminale con l’applicazione di una marca auricolare su tutti i capi sottoposti a prelievo. Una procedura di controllo che attualmente, in Sardegna, viene eseguita solo sull’Isola dell’Asinara.
Il campione viene inviato allo Zooprofilattico e solo gli animali negativi a CAEV e brucellosi sono destinati alle aziende sarde.

Leonardo Delogu 12.04.2016Gli ibridi di cinghiale invece, a cui non è possibile effettuare per problemi di sicurezza un prelievo di sangue in vita, vengono ispezionati visivamente del Veterinario ASL che, accertata l’idoneità al trasporto, provvede in vincolo sanitario, ed in deroga alla normativa vigente, alla spedizione verso il macello di destinazione. Nel luogo di macellazione vengono effettuati i necessari prelievi post mortem e dopo il nulla osta sanitario vengono in parte destinati alla vendita e in parte destinati in beneficienza.

«Vorrei rammentare che specie come gli ibridi di cinghiale, le capre e i gatti inselvatichiti, rappresentano una delle principali minacce per la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, in particolare per gli ecosistemi isolati sotto il profilo geografico ed evolutivo come quelli presenti nel Parco Nazionale dell’Asinara» – ha sottolineato Riccardo Paddeu, consigliere del Direttivo del Parco Nazionale dell’Asinara – «esiste, infatti, una “Strategia Europea sulle Specie Alloctone Invasive” che pone come obiettivo la riduzione degli impatti causati da determinate specie alla biodiversità, questo avviene attraverso una serie di azioni coordinate di prevenzione e controllo delle specie invasive.

Vari sono i modi in cui le specie sopra citate possono mettere a repentaglio la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, anche con gravi effetti sulle specie autoctone, nonché sulla struttura e sulle funzioni di un ecosistema alterandone gli habitat,
– mettendo in atto comportamenti di predazione e competizione,
– trasmettendo malattie, sostituendosi alle specie autoctone in una parte cospicua dell’areale e nel caso del cinghiale
– rappresentando un potenziale pericolo anche per l’uomo.

Il Parco investe in azioni concrete per la conservazione della biodiversità, con risultati molto positivi e che possono rappresentare un valido modello di gestione per altre realtà simili.»

Nell’anno in corso (2018 n.d.a.) sono uscite dall’Asinara 338 capre e 209 ibridi di cinghiali e nei prossimi mesi seguiranno altre operazioni di controllo e di gestione della fauna domestica inselvatichita presente sul territorio del Parco Nazionale.

Questa specie rappresenta uno dei più corposi PROBLEMI dell’Asinara, un problema, insieme a quello delle capre inselvatichite, di non facile risoluzione.

Anno 2021

Quello degli ibridi non è certo un problema esclusivo dell’Asinara, nell’anno 2021 il Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena ha deliberato l’eradicazione di questi ibridi.

il comunicato:

CS del 30.8.21 (La Maddalena, 30 Ago 21)

output_allegatoCome oramai noto l’impatto dei Cinghiali ibridi nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena è una grave emergenza che sta seriamente mettendo a rischio quelle che sono alcune peculiarità dell’area Parco.

Le numerose segnalazioni inviate da organi di stampa e cittadini, testimoniano inoltre quanto il problema sia vissuto anche a livello sociale, soprattutto per il rischio di incidenti stradali e per i danni a persone e cose.

L’introduzione “clandestina” dell’ibrido di cinghiale è avvenuta, a partire dagli anni Ottanta, attraverso la liberazione di alcuni esemplari nell’isola di Caprera, importati forse a scopo venatorio e/o zootecnico. Per questo, l’ibrido di cinghiale attualmente presente sull’isola deve essere considerato una specie aliena e come tale deve essere gestita.

La gestione e il controllo delle cosiddette specie aliene ed invasive è una delle attività di maggiore importanza per la conservazione della biodiversità.

La spiccata adattabilità della specie a condizioni ecologiche varie, il suo ampio spettro alimentare e l’assenza di predatori naturali hanno portato ad una crescita esponenziale della popolazione ormai insostenibile per il territorio. Gli ibridi sono considerati specie aliena con tendenza all’invasività, causano numerosi ed evidenti squilibri ecologici negli habitat di quasi tutto il territorio del Parco con danni alla vegetazione, alla rinnovazione naturale di molte specie arboree e arbustive e di numerose geofite tra cui le orchidee endemiche, all’erpetofauna endemica e all’avifauna nidificante a terra.

Il Cinghiale e i suoi ibridi con il maiale domestico (Wild pig), secondo l’IUCN, sono una delle prime cento specie tra animali e vegetali più invasive al mondo. Risulta chiaro quindi che il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, in un’ottica della conservazione e salvaguardia della biodiversità, debba necessariamente predisporre azioni di controllo efficaci nella gestione delle specie aliene e/o problematiche come per l’appunto la sempre più numerosa popolazione dei “Wild pig” ovvero degli ibridi di cinghiale x maiale domestico.

L’impatto della specie è ormai divenuto insostenibile e la sua presenza è da considerarsi inopportuna, per questo motivo, dopo un lungo iter di approvazione da parte di tutti gli Enti competenti, il Consiglio Direttivo del Parco nella seduta del 27 agosto 2021 ha adottato in via definitiva il Piano di Eradicazione del Cinghiale x maiale.

L’obiettivo primario del Piano è ricondurre a condizioni di sostenibilità situazioni ecologiche di forte squilibrio causate dalla presenza di questa specie, che in questo specifico caso costituisce una minaccia per la funzionalità degli ecosistemi e per le attività umane. Il piano – di durata quinquennale – punta ad eradicare completamente la specie dell’ibrido nel territorio del Parco attraverso la sinergia delle tecniche di cattura e l’abbattimento a distanza al fine di salvaguardare la biodiversità del Parco e conservare le specie selvatiche autoctone.

 

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carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

3 commenti

  1. Gian Paolo Delogu

    Complimenti anche per le foto

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