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Lavanderia (c.hendel 2018)

La rete delle immagini – La Lavanderia

Cala della Murighessa.

     Siamo usciti dal Paesello di Cala d’Oliva, facciamo scorrere il piazzale della Madonnina, poi tranquillamente ci si accosta all’ombra della grande Torre che, sorniona, sorveglia tutto il Porticciolo, di lato a sinistra il cannone e, voltando lo sguardo appena appena, davanti si intravvede, sul mare, la costruzione, a mattoncini rossi, della “Foresteria Nuova” che sempre suscita i ricordi dolorosi di due grandi figure del panorama nazionale, due Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morti per mano mafiosa, che trascorsero poco più di un mese in quel luogo…..è lontana l’estate del 1985, ma il ricordo delle due famiglie ancora risuona potente a Cala d’Oliva….

     Poi…. con le spalle alla torre si profila una curva a gomito che disegna l’insenatura di Cala della Murighessa, ci si avvicina al ponticello e ci colpisce un boschetto di arbusti sempreverdi Eucaliptus, si giunge in quella zona in cui un fabbricato, con le mura perimetrali ancora in piedi trema, era la Lavanderia.
Nel 1982 questa parte di fabbricato era ancora agibile e veniva usata per ricoverare momentaneamente i mufloni da consegnare all’Azienda Foreste Demaniali.
Ecco  l’interno della parte residua della lavanderia, con un gruppo di mufloni catturati in attesa delle visite veterinarie e della consegna all’Azienda Foreste demaniali di Sassari.

Mufloni - Lavanderia - C. Hendel

     Ma torniamo all’oggetto dell’articolo, quindi al fabbricato denominato “La Lavanderia” che, nel 1938, il Direttore Donato Carretta aveva fatto edificare ed adibito a lavanderia.
Non manco mai di ripetere che nel corso degli anni i fabbricati all’Asinara hanno avuto sempre una evoluzione, nella loro destinazione d’uso, a seconda delle esigenze dell’Amministrazione.

     Per evidenziare la trasformazione del fabbricato, nell’immagine sottostante, proveniente dall’archivio fotografico del carissimo amico Gianfranco Massidda, è stata evidenziata, con un leggero tratteggio rosso, la sagoma della parte di fabbricato che per prima ha ceduto alle offese del tempo ed è crollata, lasciando agibile soltanto la porzione di fabbricato terminale (quella in cui la Direzione, dopo averla trasformata in stalla, custodiva i mufloni).

Il tratteggio rosso indica la parte crollata.

Il tratteggio rosso indica la parte crollata.

     Il Direttore dell’epoca aveva destinato questa struttura, posizionata a distanza dal Paesello di Cala d’Oliva e facilmente controllabile,  a lavanderia.

     Il complesso era costituito da due parti di fabbricato paralleli, collegati da un portico che ricopriva il lavatoio.

     In un primo tempo la lavanderia fù destinata alla pulizia della biancheria dei detenuti, successivamente, nel corso degli anni, si dette modo anche agli agenti accasermati di far lavare i propri indumenti.

  Negli anni cinquanta il servizio di lavaggio biancheria fu esteso anche alle famiglie del personale che potevano, con somme modeste, richiedere alla Direzione di far lavare la biancheria domestica dai detenuti. In quell’epoca il servizio prevedeva che il  detenuto addetto, in giorni prestabiliti, percorresse tutto il paesello e ritirasse la biancheria da lavare. Successivamente la stessa veniva riconsegnata alle famiglie.

 

Le sorprese che riserva un’immagine!

   Non contento delle informazioni in mio possesso ho proceduto ad ingrandire l’immagine dell’intero fabbricato, in questo modo ho avuto l’opportunità di apprezzare alcuni particolari interessanti altrimenti poco visibili: la parte di suolo destinato all’asciugatura delle lenzuola su una rete di fili tirati tra i pali, inoltre evidenziare il gruppo di sei detenuti seduti intenti, evidentemente a sistemare la biancheria prima della riconsegna.

       Sotto la tettoia risaltano nettamente (evidenziate con tratteggio bianco) le ombre di tre persone intente al lavaggio della biancheria.
Ma non basta, l’ingrandimento infatti ci rivela che, mentre lavorano, queste persone discorrono tranquillamente ed almeno quattro di loro hanno le gambe accavallate.

Ingrandimento

Ingrandimento

 

 

Il toponimo turistico di Cala della Murighessa.

      La Cala della Murighessa deriva il suo toponimo secolare dalla presenza, nel piccolo boschetto collocato dopo il ponticello, ed oltre il fabbricato sopra riprodotto, di alberi appartenenti alla specie arborea del gelso bianco “Morus alba” (in sardo e a seconda delle zone: Mura bianca – Mura gessa – Muraghessa – Murighessa bianca).
Numerose sono le testimonianze che riferiscono di questo toponimo.
Il Prof. Emanuele Bocchieri, già nel 1988 ha censito alcuni esemplari, di discreta taglia di gelso bianco, oltre che nell’omonima Cala, anche all’entrata e nell’interno del cortile della Diramazione di Fornelli (i due fabbricati sono coevi).
Anticipo sinteticamente il concetto che specificherò approfonditamente in altro articolo illustrato con due carte, la prima è del 1880 dell’Istituto Idrografico della Marina, allegata al testo di N. Giglio “Asinara” rist. del 1974 nel quale l’insenatura è indicata con il toponimo “P.to Murichessa”, la seconda è addirittura precedente ed è datata 31.12.1847 del Real Capo di Stato Maggiore Generale, custodita nell’Archivio di Stato di Sassari che indica “Porto Mori Chessa”.

      Sottolineo, con due o tre righe rosse, che l’ultima carta sopra indicata è addirittura precedente di ben 38 anni all’esproprio dell’isola dai suoi abitanti avvenuto nel 1885.

Nessuna delle due carte (la prima di 138 anni fà – la seconda di ben 171 anni fà) richiama la recente invenzione turistica.

      Ma …… ora… mi sovviene un angoscioso dubbio ” Non sarà forse
che gli abitanti del tempo si sono dimenticati di cambiare il toponimo
          perchè  erano poco adusi a bagnarsi a mare?”

 

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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