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Asinara, Case Bianche - Civetta (Athene noctua, Scopoli 1769) ph. Pier Mario Scano
Asinara, Case Bianche - Civetta (Athene noctua, Scopoli 1769) ph. Pier Mario Scano

… ti sbatto a Case Bianche

L’argomento su cui alcune persone ci hanno, qualche tempo fa, sollecitato informazioni è stato ed è oggetto di trattati barbosissimi.
Credo che la domanda però, abbia voluto prescindere dalle spiegazioni troppo complesse che, oltre tutto non avrebbero senso in questa sede, purtuttavia corre l’obbligo di specificare, sia pure per sommi capi, qualche definizione e/o acronimo, senza il quale, le ripetizioni potrebbero appesantire l’esposizione.


Il carcere, o meglio l’istituto penitenziario, nell’ordinamento giuridico italiano, è la sede in cui sono custoditi tutti coloro che sono stati condannati, da un giudice, ad una pena detentiva (reclusione per un periodo temporale o definitivo – ergastolo), nonché i destinatari di misure cautelari personali coercitive (custodia cautelare in carcere) o di misure precautelari (arresto in flagranza di reato).case bianche003

Gli istituti penitenziari italiani dipendono gerarchicamente e funzionalmente dal Ministero della Giustizia.

Gli istituti penitenziari per adulti sono amministrativamente sottordinati al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), invece gli istituti penali per i minorenni, dal Dipartimento per la Giustizia Minorile (DGM),  in ambito regionale entrambi dipendono dai Provveditorati (PRAP).

Gli istituti per adulti sono distinti per sesso (I. femminili sono Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli, Venezia Giudecca) oppure possono essere istituite Sezioni femminili separate nettamente in Istituti maschili ed essere distinti in:
– Case Circondariali (CC), in cui sono detenute le persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni;
– Case di Reclusione (CR), in cui sono detenuti coloro che abbiano riportato una condanna definitiva ad una pena non inferiore ai cinque anni;
– Case mandamentali (CM) ossia gli istituti, (pressoché tutti dismessi) in cui sono detenute le persone in attesa di giudizio per reati lievi, oppure condannate a pene fino a un anno;
– Carceri speciali, in cui sono reclusi i condannati per delitti di criminalità organizzata.

LA DETENZIONE FEMMINILE

Come nella società civile, anche nelle sezioni detentive femminili la condizione della donna appare ricalcare

"un aereoplanino di carta vola oltre le sbarre"

“un aereoplanino di carta vola oltre le sbarre”

analoghe differenze e discriminazioni di genere.
Quando si decide di aprire un nuovo istituto per detenute, la scelta che si propone al Ministero della Giustizia è quella di scegliere tra pochi siti, adeguatamente attrezzati, ma rischiando di allontanare le donne dalle famiglie, oppure pensare ad unità più piccole e sicuramente più numerose.

In genere poi vengono privilegiate sezioni separate di istituti maschili, meglio distribuite sul territorio, ma con opportunità ridotte.
La condizione della donna in carcere è stata, per lungo tempo ignorata dalle norme e dai principi internazionali, particolarmente sotto il profilo della specificità dei bisogni, che vanno dalla particolarità delle relazioni familiari, fino a giungere alla problematica cura della prole che, peraltro, sconta (anch’essa) una pena per un reato commesso dalla madre.

130818349_3505904536189009_3084745367706020697_oIl Protocollo “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti” promuove l’attuazione concreta della Convenzione ONU sulla tutela dei diritti dei bambini e adolescenti, agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto e indicando forme adeguate per la loro accoglienza in carcere.
I figli delle persone detenute hanno infatti gli stessi diritti degli altri bambini e tra questi, il principale è mantenere il legame affettivo con il genitore detenuto, anche attraverso incontri e contatti regolari.

IL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA

sorveglianzaIn ogni istituto, oltre al personale di Polizia Penitenziaria di ogni ordine e grado (titolare delle funzioni di vigilanza e di custodia), al personale civile (amministrativo – educativo-trattamentale – sanitario etc,), al Direttore responsabile ed ai Vice Direttori è assegnato  anche un Magistrato di Sorveglianza cui le legge affida il compito di vigilare sull’esecuzione della pena nel rispetto della Costituzione, delle leggi e dei diritti dei detenuti e degli internati.

Al Magistrato di sorveglianza (organo monocratico) sono conferiti ampi poteri di esprimersi, sul reclamo del detenuto, in materia di lavoro e di disciplina, attraverso ordinanze, e non più con “ordini di servizio”.

A questo scopo la legge pone in capo al magistrato di sorveglianza l’obbligo di recarsi di frequente in carcere e di “sentire” i detenuti che chiedono di conferire.


GESTIONI problematiche

La gestione di un Istituto penitenziario è cosa alquanto complessa ed in questa tipologia di articolo, a causa della impossibilità di espandere i concetti, non è opportuno scendere in approfondimenti, per questo si trova l’escamotage di darli pacificamente per assunti.

Come molti sanno bene, ci sono Istituti in cui la gestione è improntata al rigoroso rispetto della Costituzionedap Italiana, delle leggi e dei regolamenti, all’osservanza delle differenti “tipologie di figure professionali” che pure, in una convivenza resa complicata dalle condizioni di lavoro, apportano.
Sono le loro esperienze che fanno la differenza, insieme alle capacità “empatiche” nell’approccio, sempre in ambito di una formale correttezza professionale, con “l’altra parte del mondo“, rappresentata dalle persone obbligate a scontare all’interno delle strutture penitenziarie, la pena irrogata da un giudice.
Ci sono Istituti in cui, per una variegata serie di motivazioni, vuoi per carenze o lacune, di tipo personale, nonchè strutturale etc, il rispetto, di cui si parlava, risulta notevolmente affievolito, per cui in qualche caso la “minaccia” appare l’unico sistema gestionale, in grado di governare, alla bell’é meglio, una situazione che, però, problematica resta.
All’Asinara, alle deficienze predette si sommava l’obiettiva difficoltà di raggiungimento delle sedi di servizio, con quello che tale “logistica” comporta in un’isola (circondata dal mare) e con una distanza di trentacinque chilometri circa, tra la prima Diramazione (Fornelli) all’ultima (Case Bianche).
I mezzi terrestri erano costituiti da campagnole le cui condizioni sono verificabili osservando l’immagine del 1985.
I mezzi navali inizialmente non erano proprio all’altezza, ma successivamente, con l’arrivo delle Motovedette di varie classi, la situazione migliorò notevolmente.

“Ti sbatto a …….” appariva allora la più blanda minaccia che si potesse ascoltare in siffatti contesti problematici,Mulino ad acqua


AL PEGGIO NON C’È MAI FINE

Tanto tempo fà, quando ero ragazzo (eh si! Lo sono stato anch’io!), alla visita di leva, un colonnello arcigno si faceva precedere dalla sua fama, poichè, ad ogni piè sospinto, gridava “ti sbatto a Codroipo“,  e profferiva queste parole solo perchè era a conoscenza del fatto che il paese friulano era collocato geograficamente molto vicino ai confini dell’Italia e sopratutto distante  dalla direttrici stradali più importanti, non teneva certo conto della amenità del luogo o dell’esistenza del Civico Museologo_sfa Archeologico di Codroipo, ubicato nelle ottocentesche ex carceri che raccoglie i reperti venuti alla luce nel capoluogo e nel territorio circostante, o della presenza della magnifica  Villa Manin di cui si allega immagine scattata dal drone.
Altre sedi, non particolarmente gradite, erano quelle collocate in regioni insulari, sempre a causa della obiettiva difficoltà di raggiungimento.villa manin

Quante volte avrete sentito dire goliardicamente: “ti sbatto in SARDEGNA” che, a mio avviso, è una locuzione non proprio edificante per chi la pronuncia, poichè denota negativamente la considerazione, un luogo comune, offensivo e privo di sostanza, che per decenni è stato ingiustamente affibbiato a questa splendida regione ed alla sua fiera popolazione.

Usciamo dall’esempio e torniamo al carcere.
Una volta, molto tempo fa, esisteva il lavoro forzato cioè la legge consentiva che il giudice condannasse il reo a dieci anni di lavoro forzato, da scontare in una casa di lavoro.
Il lavoro (forzato) dei detenuti fu utilizzato per bonificare tutti quei luoghi sperduti e deserti, spesso malsani, in cui la permanenza dell’uomo e la sua conseguente attività produttiva si era rivelata difficoltosa, se non impossibile (zone paludose, acquitrinose, malariche etc etc) e, sopratutto antieconomica.
L’isola sarda era ricompresa (non fu la sola) in questo elenco di “luoghi difficili“.

Ma in Sardegna (e non solo), c’era una modalità, ancora peggiorativa, di esprimere i concetti sopra esposti, ed era: “ti sbatto all’ASINARA!!!!

E all’Asinara pure si poteva sentir dire, ad una persona qualsiasi, refrattaria alla disciplina, la seguente frase detta con veemenza,  “ti sbatto a CASE BIANCHE!!!

Tosatura

Tosatura

Ovviamente la minaccia non si curava certo di valutare l’esigenza del servizio, l’unicità del luogo, assai ameno e neppure la salubrità dell’aria della Diramazione che, essendo collocata in zona elevata, diciamo collinare, è in grado di fare da ricostituente a qualsiasi affezione dell’apparato respiratorio, no il fatto è che durante il periodo in cui la Diramazione rimase aperta, il turno di guardia in quella sede era particolarmente disagiato per via degli orari dei mezzi che collegavano l’isola figlia, all’isola madre!
I punti di approdo dei mezzi di transito erano due; Cala d’Oliva (il più comodo e maggiormente servito) e Fornelli (il più lontano da Cala d’Oliva) e dopo una giornata di lavoro, cambiarsi velocemente e percorrere 35 chilometri di strade non proprio perfette, metteva pensiero anche a chi, allora, aveva vent’anni.

Anche gli agenti che prestavano servizio a Tumbarino subivano i disagi aggiuntivi della piccola Diramazione a cui, come per Case Bianche, si affiancava il mancato collegamento con i luoghi di approdo, nonchè della carenza di mezzi per muoversi all’interno dell’Asinara.

PONTE RADIO (postazione di servizio)

Ma visto che “al peggio non c’è mai fine” non ho alcuna remora ad affermare che, anche per coloro che prestavano servizio a Case Bianche, esisteva uno spauracchio … ed era il posto di servizio al Ponte Radio, collocato in prossimità della punta più alta dell’isola dell’Asinara, Punta della Scomunica con i suoi 408 metri sul livello del mare.

Punta della Scomunica Archivio sito www.isola-asinara.it

Asinara – Punta della Scomunica – Archivio sito www.isola-asinara.it

Dopo l’ultima evasione furono predisposti, (e mantenuti sino al 1990) il posto fisso di vedetta al Ponte radio che dipendeva dalla Diramazione di Case Bianche e quello a Punta Pedra bianca dipendente dalla Diramazione di Fornelli, punti fissi di servizio che in precedenza non esistevano.
Quando, alla fine degli anni 80, venne dismessa la Diramazione di Case Bianche,  il posto fisso di vedetta del Ponte Radio passò alle dipendenze dalla Diramazione Centrale.
In questo periodo il personale raggiungeva la Diramazione con una campagnola e il posto di servizio con un motorino, che era perennemente guasto o in riparazione, mentre le condizioni delle strade, che l’agente doveva percorrere, peggioravano costantemente.

BASCO POLPEN 2020I DISAGI IN AMBITO LAVORATIVO

Quando il mezzo non era disponibile, gli agenti comandati in servizio al Ponte Radio partivano alle ore 8,00, a piedi, dalla Diramazione Centrale, solo alle 12,00 giungevano al Ponte radio, davano comunicazione dell’arrivo e della contemporanea ripartenza, poiché alle 15,30 dovevano “smontare”, cioè terminava il turno giornaliero di servizio.
Il posto di sentinella del Ponte Radio fu soppresso definitivamente nel 1992.

…… Per effettuare il turno di 14/21 dovevi entrare da Stintino a Fornelli alle ore 09,00, poi salivi sul pullman che faceva fermate in tutte le Diramazioni ed arrivavi a Cala D’Oliva all’incirca alle 11,00 e dovevi attendere il mezzo che veniva a prenderti da Case Bianche.
Giunto in Diramazione pranzavi alla mensa alle 13,30 con i colleghi, poi t’incaminavi a piedi per il ponte radio e davi il cambio al collega, che si avviava a Case Bianche per cambiarsi e usciva se abitava in zone limitrove a Porto Torres, altrimenti rimaneva in Diramazione fino al turno successivo.
Chi prestava servizio a Case Bianche era spesso costretto ad uscire soltanto una volta a settimana….

Case Bianche 2017Che senso ha parlare oggi, dopo più di venti anni dalla chiusura del Carcere, dei disagi sopportati dal personale che lavorava sull’isola dell’Asinara?
Qualche maligno sicuramente ed altrettanto erroneamente, penserà a motivazioni come “nostalgia” o altro.
Ma non è il caso, nel modo più assoluto!
Parliamo di queste problematiche in primis, per fornire una documentazione storica relativa alle condizioni di vita e per evitare che, chi gestisce attualmente il Parco Nazionale dell’Asinara (che, nonostante l’ovvietà, ci preme sottolineare “non ha nessun punto di contatto con una struttura detentiva“), possa incorrere in macroscopici errori di valutazione.

Oggi e dalla dismissione dell’isola, la Diramazione di Case Bianche appare, al viaggiatore, come una Diramazione addormentata, le strutture collassano, una dopo l’altra sotto il peso del tempo e delle costosissime mancate manutenzioni, epperò dall’alto e socchiudendo un occhio sonnacchioso, Case Bianche sorveglia con attenzione tutta l’isola.
Il tempo trascorso non gioca certo in favore del ripristino della Diramazione e del suo riutilizzo, in questi giorni si sta parlando di un “centro trekking“, ma credo che “tra il dire ed il fare” abbia la meglio, putroppo, il tempo.
Non se ne abbia a male nessuno se, sinceramente penso che, a tutti coloro che hanno conosciuto attiva la Diramazione Case Bianche, questo non faccia troppo piacere.

Carlo

Foto in evidenza: Case Bianche 08.04.2016 ph. Pier Mario Scano

carlo hendel

Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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