Come nasce un bel libro.
Ci avviciniamo alle feste natalizie, un professore, simula la prova d’esame di Letteratura italiana e legge il tema ai ragazzi della classe: “Il candidato scriva e commenti la storia di un libro che gli è piaciuto”.
Svolgimento: Tanti sono i libri che l’editoria sforna ogni giorno, ora che si avvicinano i periodi di festa, le libreria pullulano di copertine occhieggianti, colori che catturano l’attenzione, che invitano a prendere in mano quel tesoro che è un libro, ad aprire la copertina per raggiungere la prima pagina, quell’inizio da cui ci si può fare l’idea di quello che si troverà all’interno.
Beh “Le carte liberate”, la cui copertina avete visto riprodotta in evidenza, è un bel libro e senza voler togliere al lettore la curiosità, spero di riuscire a offrire alcune sollecitazioni a coloro che vorranno acquistarlo.
L’invito dell’editore Carlo Delfino e degli autori Vittorio Gazale e Stefano Tedde, a coordinare la presentazione nella Sala del Museo del Porto, mi ha sorpreso e lusingato.
Quando, il 30 novembre 2016, insieme ai miei amici Fabio ed Enzo, siamo arrivati al Museo, abbiamo subito incrociato il sorriso accattivante di Lorenzo Nuvoli il Direttore del Museo che ci ha dimostrato il suo amore sconfinato per il mare illustrandoci, con dovizia di particolari, alcune storie memorabili legate all’Asinara, come l’affondamento della motonave Roma e l’affondamento dell’Onda, entrambi argomenti già trattati in questo sito.
Poi, all’arrivo dell’Editore Carlo delfino e degli Autori Vittorio Gazale e Stefano Tedde, abbiamo appreso che ci sarebbe stata una graditissima variazione nel programma per la performance del Musicista Piero Marras che ha scombussolato l’andamento della manifestazione, concentrando il numero e la durata degli interventi, tutti intensi e carichi di una umanità speciale.
Faccio solo due brevi cenni su quello che ho definito un “libro con i piedi per terra” perché, partendo dai documenti originali, esso narra delle storie, ma storie vere, le storie delle persone che in varie occasioni e con differenti modalità hanno vissuto, lavorato, patito e gioito nelle strutture penitenziarie sarde, dedicate all’applicazione di quell’articolo 27, comma 3° della Costituzione Italiana che recita:
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”
Insieme a molti mi sono sempre domandato: “come può, lo Stato, tentare di aderire al dettato costituzionale e quindi restituire, alla società civile, una “persona” che ha sbagliato, ha compreso l’errore, ed ha pagato il suo debito?
Dietro questa domanda c’è tutta la Storia penitenziaria ed anche la risposta che ha dato il libro “Le Carte Liberate” perché centrato proprio su questa Storia “con la S maiuscola”, dalla fine del 1800 sino ai giorni nostri
C’è la storia delle colonie agricole sarde, di qualcuna si è già perso il ricordo:
San Bartolomeo (1860 – 1928) Cagliari 276 ettari
Cuguttu Casa di Pena intermedia (1864 -1928)
Castiadas (187-1956) Cagliari ben 6.523 ettari
Tramariglio (1940 -1962)
Asinara (1885 -1997) 5200 ettari
Isili (1877) 750 ettari ancora in attività
Is Arenas (1961) a. in att.
Mamone (1894) 3016 ettari (1/3 coltiv.) a. in att.
Ed in questo volume c’è la Storia del lavoro penitenziario, in genere e sin dagli albori, quando l’attività era ancora un “lavoro forzato” non retribuito (in favore dello Stato) ed il condannato lo eseguiva con “il vincolo della palla al piede” e si rammenta che ancora oggi, nel mondo, moltissime persone vengono sottoposte a questo tipo di pena eminentemente afflittiva.
Il volume conserva numerosissimi documenti d’archivio, immagini e lettere degli addetti al lavoro penitenziario, schede segnaletiche dei detenuti che hanno soggiornato nelle carceri menzionate, in una galleria temporale che fa ripercorrere in una parte tutta l’evoluzione normativa e sociale che questo istituto ha avuto nel corso degli anni.
Ma c’è qualcosa di più nelle 381 pagine di questo libro, qualcosa che lo caratterizza e lo rende unico ed è il fatto che durante la ricerca documentale, la classificazione delle fonti e la digitalizzazione, tenendo fra le dita le carte, i documenti originali e confrontando i percorsi personali di altri detenuti, lontani nel tempo e nello spazio, quegli archivisti speciali di cui abbiamo detto, hanno avuto l’opportunità di rielaborare le proprie storie in modo nuovo, confrontandole con le proprie storie, ricavandone esperienze assolutamente positive.
A tal fine mi piace ricordare le parole che pronuncia uno dei tanti “archivisti speciali” di nome Lorenzo (ha lavorato alla digitalizzazione):
“Alla nascita siamo tutti buoni.
Se io nella vita, prima di aver fatto i miei errori, avessi incontrato le persone che ho conosciuto al Parco, non mi sarei trovato a parlare delle leggi carcerarie.
Mi sarei invece trovato seduto in questa presentazione, in ultima fila ad ascoltare gli altri, ad ammirare le bellezze del Parco insieme alla mia donna, con i figli e i nipoti.”
L’interessante presentazione si è conclusa nella parte espositiva, con le parole del decano dell’Asinara, il Sig.
Gianfranco Massidda a cui voglio nuovamente formulare il mio ringraziamento particolare per essere contemporaneamente una delle più puntuali memorie dell’isola, il più longevo abitante e successivamente (purtroppo per lui) per essere diventato la paziente fonte originale dei miei racconti dell’Asinara.
Poi c’è stata l’incredibile voce di Piero Marras che con la sua musica ha vestito il libro con le sue emozioni, come solo un artista può fare e davanti a Piero Marrs si può solo tacere ed ascoltare!
La registrazione che segue è stata realizzata dal carissimo amico Fabio Bruzzichini che ringrazio, in modo particolare, per aver curato, da solo ed in modo egregio, tutta la parte delle immagini e delle videoriprese.
In questa parte finale della manifestazione il Musicista Piero Marras ha eseguito il brano inedito “l’Agente di custodia” ispirato dal testo del libro “Le carte liberate” in cui si narra della tragica fine dell’Agente di Custodia Giuseppe Tommasiello nel Carcere di Tramariglio (Alghero).
Concludo questo contributo personale al libro di Gazale e Tedde con le parole di Giampaolo Cassitta un educatore che ha prestato servizio nella CR di Asinara (attualmente Direttore Dirigente del Centro di Giustizia Minorile della Sardegna) recitate in un intervento al convegno dal titolo “Fuori Luogo. Ripensare gli spazi di vita dell’istituto penitenziario minorile di Quartucciu insieme ai giovani detenuti” – un incontro a più voci e suoni, a Cagliari, facoltà di Architettura, giovedi 24 novembre 2016 Giampaolo ha ricordato:
Un detenuto che aveva scontato la sua pena per anni nel carcere di Cagliari, a Buoncammino, venne successivamente trasferito a Isili, in colonia.
Inizialmente non era contento del trasferimento, ma dopo qualche giorno, parlando con un’educatrice ebbe modo di dire:
“Non sembra neppure un carcere questo,
ci sono le rondini,
erano anni che non vedevo le rondini,
e ci sono le lucertole che mi ricordano la mia infanzia.”