Ho conosciuto Giuseppe Luzi agli inizi degli anni settanta, già da qualche anno si era trasferito a Villa S.Stefano.
Chi scrive queste parole è un lontano familiare di “zi Peppe” il Sig. Augusto Anticoli che continua nel racconto: “Mia nonna materna, infatti, era cugina di primo grado della mamma di “Zi Peppe“. La cosa che mi colpì di lui era il suo spirito indipendente e la disponibilità nei rapporti umani, caratteristiche che lo hanno sempre accompagnato nel corso degli anni. Un personaggio unico nel suo genere, si è imposto nel nostro territorio (Villa S Stefano n.d.r.) quale punto di riferimento importante per molte persone.“
Ma chi è questa persona e cosa ha in comune Zi Peppe con l’isola dell’Asinara?
Se qualcuno ricorda, parlai (nel pezzo che riguardava le evasioni dall’isola dell’Asinara “innocenti evasioni” 03.10.2016) di un avvenimento, riferitomi da Gianfranco Massidda, che riguardava un detenuto palermitano che, dopo un evasione, fu ricatturato nella città di Sassari.
L’amico Leonardo Delogu, da poco, mi ha inviato un messaggio con il link della storia di questo Brigadiere che ha prestato servizio all’Asinara nella Diramazione di Fornelli
Ringrazio Leonardo Delogu che, con le sue appassionate ricerche, contribuisce non poco, a riannodare i fili di un racconto complessivo che riguarda l’isola dell’Asinara.
Il Brigadiere che catturò l’evaso era proprio Zi Peppe e questo era la modalità confidenziale con la quale, gli amici solevano chiamare Giuseppe Luzi, il Brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia Giuseppe Luzi in servizio, per sette anni, all’Asinara.
I punti salienti della vita di Giuseppe Luzi
Nasce a Giuliano di Roma il 15 dicembre 1912 insieme a due fratelli e fino alla partenza per il servizio militare non esce dal suo paese per volontà della sua dispotica nonna paterna che, per evitargli le “cattive compagnie” gli impedisce addirittura di frequentare la scuola.
Nel 1936, parte volontario per l’Abissinia, dove con la sua meritoria opera in servizio, Peppe ottiene la prima decorazione della sua vita: la Croce al merito di guerra, riceve anche il distintivo d’onore rilasciato dal Ministero della Difesa.
Nel 1938 Peppe parte volontario per la Spagna, ma viene dirottato, per un anno, a fare servizio come guardia di frontiera sulle Alpi Carniche.
Nel 1940 viene spostato sul fronte greco-albanese e qui, per i suoi grandi meriti di servizio, gli viene conferita un’altra decorazione: la seconda croce di guerra della sua carriera militare. L’anno successivo rientra al Comando Legione della Milizia a Piacenza, dove prestava servizio effettivo e viene trasferito a Roma.
Nel marzo del 1941, mentre passeggiava lungo Ponte Garibaldi a Roma, Peppe resta colpito dal portamento e dalla compostezza di un gruppo di
Agenti di Custodia. Viene a conoscenza che nella struttura, allora militare, accolgono solo soldati decorati e Zi Peppe si arruola.
Nel 1941 partecipa al corso di tre mesi nella scuola di Portici e la sua prima destinazione è il carcere dell’Asinara, dove resta fino al 1948, sono sette anni trascorsi nella splendida isola della Sardegna, dove il clima mite e la bellezza dell’ambiente, contengono anche il mondo carcerario.
L’evasione di Raffaele Moschitto.
Un detenuto di origini palermitane, Raffaele Moschitto segna comunque la vita del Brigadiere Luzi e quando viene condotto all’Asinara dove scontare una lunga pena per aver ucciso un ufficiale e il Direttore lo assegna alla Diramazione di Fornelli. Durante il turno in cui presta servizio il Brig. Giuseppe Luzi, Moschitto riesce ad evadere, attraversando a nuoto lo stretto di Fornelli, ma viene quasi subito ripreso e trasferito nel carcere di Pianosa.
Dopo qualche mese Moschitto riesce nuovamente ad evadere anche da Pianosa e a far perdere le proprie tracce.
Zi Peppe è sempre in servizio presso l’isola dell’Asinara, e l’onta dell’evasione gli brucia moltissimo, ma viene a conoscenza della successiva evasione di Moschitto da Pianosa, e si propone, in cuor suo, di riuscire in qualche modo a catturarlo. Qualche tempo dopo, libero dal servizio ed in borghese, Zi Peppe si reca in licenza breve a Sassari. Passeggiando lungo il Corso Vittorio Emanuele scorge, fra la gente un tipo che somiglia moltissimo a Raffaele Moschitto, ma indossa una divisa da sergente.
Si avvicina alla persona e dopo essersi qualificato, gli chiede spiegazioni e documenti, l’uomo non li mostra e nega nel modo più assoluto di essere l’evaso Raffaele Moschitto.
Improvvisamente però, temendo di essere catturato nuovamente Moschitto fugge, il Brig. Luzi lo insegue, lo raggiunge ed in una violenta colluttazione, lo immobilizza a terra, poi lo conduce in una vicina stazione dei carabinieri, commettendo però un grave errore: infatti il comandante della caserma, redigendo il rapporto, si appropria del merito della cattura.
La carriera di Zi Peppe avrebbe avuto un salto di qualità qualora gli fosse stata riconosciuta la cattura dell’evaso.
Solo molto tempo dopo ed accertata l’esatta dinamica dell’episodio, il Brig. Giuseppe Luzi riceve la decorazione: una medaglia d’argento al merito di servizio.
Riceve anche una lode solenne del Guardasigilli (Ministro della Giustizia) che recita: “ha affrontato e catturato da solo l’evaso Raffaele Moschitto, fornendo prova d’abilità e coraggio.”
Zi Peppe chiede il trasferimento dall’Asinara per avvicinarsi alla sua famiglia e viene trasferito nelle carceri giudiziarie di Latina.
Successivamente ottiene di essere trasferito nel carcere di Rebibbia, poi a Velletri nell’Ufficio Conti Correnti dove resterà fino al congedo che avverrà il 20/09/1966.
All’età di 92 anni nella sua amata Villa S. Stefano scompare “Zi Peppe”.