Le belle immagini, che ci offre per la cura della nostra malattia, il nostro amico Gianni Piano, costituiscono una ghiotta occasione di parlare, sia pure brevemente, del luogo immortalato.
Avrete osservato che, nel titolo da me riportato, il toponimo “Case Sarde” che, per lo più frequentemente individua oggi il gruppo di ruderi, è posto fra le parentesi e questo perché nella genealogia riportata nel testo “Asinara” di Nino Giglio, il Generale, parlando della discendenza della Famiglia di Denegri Fortunato proveniente da Camogli e insediatasi nel 1801 all’Asinara e nel lungo svolgersi della vicenda umana, racconta di un altro Antonio di cui “non è stato possibile accertare l’attacco genealogico” e riferisce che “ha lasciato una discendenza numerosissima” (forse quello stesso che fu Consigliere del Comune dell’Asinara) che sposa Gavina Madau (dello Stazzo di Mandria Porcina) ed insieme mettono al mondo ben sei figli tra cui Maria che, a sua volta, convola a nozze con Giuseppe Diana dello Stazzo di Punta Ruja.
Troviamo traccia del toponimo “C. Punta Ruia” anche nella cartina dell’Istituto Idrografico della Marina del 1880 aggiornata, carta geografica dell’isola che fu allegata al testo succitato.
Nell’immagine della carta (Foto 2) particolarmente ingrandita, sono perfettamente leggibili i due toponimi indicanti identico luogo, ovvero “C. Sarde o C. Punta Ruia”.
Il cuile di fraddi Diana
Tralasciamo, per un momento, la toponomastica per tornare ai ruderi del Cuile che, tenuto conto anche dei successivi rimaneggiamenti, operati per riadattare i fabbricati alle differenti esigenze, è di tutta evidenza che potrebbero facilmente farsi risalire ai tempi in cui all’Asinara i terreni erano stati suddivisi dai proprietari (pastori e pescatori) che ne curavano e gestivano l’utilizzo con la pastorizia nel caso dei pastori.
Tutta la struttura risponde a questo utilizzo.
Immaginiamo, se possibile, questo luogo “abitato” dai belati delle pecore, dall’abbaiare dei cani, guardiamo il fumo uscire lentamente dalle canne fumarie dei camini e indoviniamo attorno lo spandersi dell’odore della cottura del cibo.
Vicino al Cuile tre, quattro persone si muovono rapidamente per condurre il gregge al pascolo dopo aver munto, alcuni bimbi gridano rincorrendo le galline.
In basso, nell’immagine che segue si intravvede uno spiazzo recintato da muri a secco, tutto è in movimento.
Concludiamo questo brevissimo giro all’Asinara consigliando, il cortese lettore, di soffermarsi sulle immagini di Gianni Piano che riempiono gli occhi di coloro che salgono in questo sito quando, voltandosi leggermente verso Punta Scorno (immagine in evidenza), lo sguardo può liberarsi al vento come le ali della poiana e si apprezza la magnifica veduta di Cala D’Arena.
Ed a questo punto lasciamo posto al silenzio!