Eccola, Francesca, si presenta da se, con la penna in mano distratta dalla lettura e con il sorriso sulle labbra.
Di origini Torinesi vive e lavora ad Ozieri, ama citare Sepulveda: “Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.
Francesca si definisce “in genere molto gelosa di quello che scrive”, e solo per amore dell’Asinara opera un’eccezione della quale Le sono grato e mi regala questi …
Appunti di viaggio all’Asinara
E’ impossibile non farsi avvolgere dal silenzio dell’Isola…
il silenzio qui è materico,
intenso,
denso di narrazioni mute,
gravido di solitudini
di sofferenze,
di memorie non tramandate.
Il silenzio qui è come un poeta muto, spettatore misterioso della natura. Ogni suono, ogni parola sembra scalfire irrimediabilmente il muro di pace del mare costruito dal mare.
La notte qui è una dolce madre con il suo ventre vivo, è un’amante in attesa del suo uomo, è una pittrice senza pennelli….
I silenzi notturni sono immensi, sconfinati deserti che racchiudono i segreti e i misteri di una terra di esiliati, di dimenticati, di ombre e lacrime …
Le parole vengono trasportate dal maestrale tra le onde
Qui deve regnare il silenzio.
La natura, placida ed inalterata, assiste al destino e alla vita degli uomini con il distacco di chi segue le leggi e i tempi dell’eternità, ha lo sguardo rivolto al futuro, all’immenso, non certo al qui ed ora dell’umanità.
Descrivere il fascino di questa terra è impossibile, le parole e i racconti non servono, di fronte a tanta magnificenza si rimane inermi ed attoniti, come poeti senza parole, pittori senza colori, come scultori senza scalpello…..ci si sente miseramente umani e limitati ….l’Asinara la puoi solo vivere.
L’unica possibilità è riuscire di far tuo il suo respiro, di farti attraversare dai suoi profumi, di farti accecare dai suoi colori …. di farti coinvolgere dalla compostezza ieratica di una terra che ha assistito silenziosa a tantissime storie dolorose, di una terra fiera del suo essere, molto amata e molto tradita.
L’Asinara, un padre.
Sono arrivata qui con il tuo sguardo con la promessa che avrei riguardato, per te, il tuo amato mare.
Che avrei donato a questa terra l’amore che ho ricevuto da te, forse questo è l’unico modo per sentirti ancora vivo, forse questo è l’unico modo che ho per credere che tu continui a parlarmi attraverso il mare, a sussurrarmi nelle orecchie con il vento, è l’unico modo di sentirmi viva anche senza di te
….papà mio.
nove febbraio …
Nel buio e nel silenzio di questa notte,
ripenso alla nostra ultima notte insieme,
a quel linguaggio muto delle nostre mani intrecciate,
al mio sguardo triste che cerca di darti una sicurezza che non mi appartiene più da tempo,
alle mute preghiere che attendono un miracolo che non avverrà.
Penso alle carezze delicate che ti ho dato fino allo sfinimento,
ai baci leggeri sui tuoi capelli soffici,
alle parole soffiate nel freddo,
alla copertina che ti ho appoggiato sopra,
illudendomi di ripetere quei gesti ogni giorno,
per tanti anni ancora….sperando di vederti invecchiare,
sfidando ogni legge della vita,
strappando gli ultimi momenti all’angoscia,
cercando ad ogni costo di ingannare il tempo e la scienza …
ogni gesto, ogni preghiera, ogni parola …
tutto
si è frantumato nel dolore più assoluto …..
un dolore infido e lacerante che non mi ha più abbandonato
un dolore che nascondo con il sorriso …
lo stesso sorriso che tu mi hai voluto regalare ogni giorno,
fino a poche ore prima che tu, silenziosamente, scivolassi nell’evanescenza ..
Papy io ti sto ancora aspettando …..
è febbraio,
è notte …
c’è freddo
ed io non voglio stare qui impotente a stringere la tua copertina
e a guardare le tue foto
Ti voglio bene
Quella che, appena sopra, ho inserito è una foto “storta”, che però mi son guardato bene dal raddrizzare poiché, a mio parere è una immagine che Francesca ama proprio perché rappresenta un momento di spensieratezza con il suo amatissimo padre, e per il fatto di essere non perfettamente allineata ai canoni usuali.
E’ una sua foto.
Di Francesca, attraverso il suo scrivere, ho potuto scoprire il nesso tra suo grande attaccamento alla figura paterna ed il suo immenso amore per l’Asinara che ha visitato, per corrispondere ad una promessa, solo in tempi recenti.
L’isola, subito, le è penetrata nell’anima fino ad trasfigurarsi in una paterna figura che, standole accanto le sussurra “con il vento” permettendole di attraversare, sia pure lentamente, con fatica e dolore la grande perdita affettiva subita.