Purtroppo molto probabilmente, in futuro, saremo costretti a ricercare immagini di questo maestoso bivalve, negli archivi di ogni dove, per poterlo mostrare alle generazioni future. Infatti il mondo scientifico, nei lavori già pubblicati lo scorso anno, ha trattato ciò di cui parliamo come
Evento di mortalità di massa
MME “Mass Mortality Event”
Questo sito è nato per esporre le particolarità dell’isola dell’Asinara e responsabilmente non può sottrarsi al compito di testimoniare anche questo tipo di eventi, certo non piacevoli, esprimendo contestualmente ogni possibile cautela e l’auspicio che questa evenienza possa essere transitoria e quindi possa essere evitata l’estinzione della Pinna Nobilis.
Pinna nobilis (Linnaeus, 1758),
comunemente conosciuta come nacchera di mare, è il più grande mollusco bivalve endemico del Mediterraneo.
Le sue grandi valve possono superare addirittura i 100 cm di lunghezza, in esemplari che raggiungono i 27 anni di età (Garcia-March et al., 2011).
La Pinna nobilis è considerata una specie minacciata (IUCN, International Union for Conservation of Nature), per questo motivo è inclusa fra le specie di interesse per la sua protezione nella “Les Espèces Marines à protegér en Mèditerranèe” (Zavodnik et al., 1991; Vicente e Moreteau, 1991). Successivamente, la Commissione Europea l’ha inclusa nel catalogo delle specie di interesse comunitario per le quali è necessaria una protezione maggiore (lista di specie in pericolo o minacciate), Allegato II del protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e la Biodiversità in Mediterraneo (Protocollo ASP) adottato nella Convenzione di Barcellona (1995) e di Montecarlo (1996).
È presente anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, nel quale si stabiliscono le misure da adottare per garantire la biodiversità nel Mediterraneo. 2)
Estensione dell’evento di mortalità di massa sulla Pinna nobilis nel Mar Mediterraneo occidentale
per la parte che lambisce la Spagna e le Isole Baleari.
Nel caso delle Isole Baleari, della Comunità Valenciana e della Regione di Murcia sono state trovate alcune località emblematiche e studiate a lungo per questa specie, come la Riserva Marina di Tabarca ad Alicante (Garcia-March et al., 2016), il Parco Nazionale di Cabrera nelle Isole Baleari (Vázquez-Luis et al., 2014; Deudero et al., 2015) e Parco naturale Isla Grosa nella regione di Murcia (Ruiz et al., 2016) senza reperire alcun individuo ancora vivo.
Il campionamento da settembre 2016 a giugno 2017 ed il grado di regressione della popolazione di Pinna nobilis spagnola (del 90%) dovrebbe consentire un cambiamento nella catalogazione delle specie a livello nazionale da “Vulnerabile” a “In pericolo” o “In pericolo critico“.
A breve termine, deve essere esplorata la possibilità dell’esistenza di esemplari resistenti; la resistenza a questa infezione potrebbe essere cruciale per sviluppare programmi di restauro usando ceppi resistenti prodotti attraverso l’allevamento selettivo (Dégremont et al., 2015).
È anche estremamente importante cercare i giovani potenzialmente sopravvissuti nelle aree colpite poiché l’attuale MME si è verificato dopo la deposizione di P. nobilis, che è stata osservata da maggio a luglio nelle Isole Baleari (Deudero et al., 2017). Inoltre, le popolazioni vicine non interessate devono essere periodicamente monitorate per rilevare un’ulteriore diffusione dell’infezione da parassiti.
Le motivazioni della scomparsa di una specie
Possono essere comprese motivazioni che giustificano la scomparsa di una specie?
Il danno al patrimonio della biodiversità animale, che il genere umano produce al sistema “Ambiente” di cui fa parte, appare incalcolabile.
Un parassita simile all’aplosporidano, rilevato in individui moribondi, sta probabilmente causando questo MME, tuttavia i campioni sono ancora in fase di analisi e potrebbero esserci altre cause correlate.
Per quanto riguarda la possibile origine del parassita come è stato sottolineato da Darriba (2017), è impossibile stabilire se questo parassita è nuovo infettando P. nobilis o se è un vecchio simbionte che è cambiato portando a un focolaio di mortalità.
Altre specie di haplosporidan, come Haplosporidium nelsoni e Bonamia spp., sono state responsabili di mortalità di massa bivalve in tutto il mondo (Arzul e Carnegie, 2015). Considerando la vasta diffusione geografica, l’eradicazione dei parassiti non sembra fattibile perché i tentativi storici di eradicare i parassiti molluschi bivalvi dalle aree marine aperte sono falliti; ospiti intermedi o di riserva e stadi resistenti al parassita a lungo termine potrebbero contribuire alla permanenza del parassita anche se i campioni delle specie ospiti vengono completamente rimossi dalle aree colpite (Grizel et al., 1986; van Banning, 1991). Anche le misure terapeutiche in ambiente marino aperto devono essere scartate.
Tuttavia, il parassita è progredito per mesi, quindi può continuare a diffondersi nel bacino del Mediterraneo. P. nobilis è caratterizzato da elevata longevità e lente dinamiche demografiche con basso rifornimento di popolazione. Questo evento può produrre gravi conseguenze, non solo sulla vitalità delle popolazioni colpite, ma, a causa dell’ampia area geografica interessata, le conseguenze potrebbero essere disastrose per le specie almeno a livello del sotto-bacino del Mediterraneo.
La ripresa subacquea è stata realizzata all’Asinara nella zona di Campo Perdu
I ricercatori suggeriscono che i paesi limitrofi adottino urgentemente piani di monitoraggio per rilevare drastiche riduzioni della popolazione e identificare individui resistenti, per garantire un livello accettabile di variabilità genetica nei possibili programmi di ripopolamento futuri.
Pertanto, possono essere applicate solo misure di prevenzione. Si deve prestare attenzione evitando il movimento di esemplari delle specie tra le zone (suddivisione in zone) e minimizzando i rischi di infezione nel trasporto della P.N. in fase infettive del parassita (vasi, attrezzature, ecc.). 1)
Osservazioni ripetute nel tempo.
Ivan Chelo, in una delle interessanti escursioni (17.09.2019) nell’isola dell’Asinara, ha nuovamente (la prima immagine, collocata in anteprima nell’articolo è esattamente di un anno fà 2018) rilevato la presenza di molluschi non più vitali in due siti, il primo localizzato nel tratto di mare antistante l’Ossario di Campo Perdu (prima immagine) il secondo localizzato nella rada di Cala Reale (seconda immagine ) anche queste foto di Pinna nobilis non più vitale diventeranno rare, nel momento in cui le correnti marine trasporteranno i molluschi morti al largo.
Altre persone, profondi conoscitori dell’Asinara, come il Sig. Gianfranco Massidda hanno riferito, in più occasioni, la presenza di numerosi esemplari di Pinna Nobilis privi di vita, localizzati nella zona di Trabuccato (ex Cantina) e nei pressi del Porticciolo di Cala d’Oliva.
AZIONI
Nel tempo si stanno attivando una serie di iniziative, di carattere scientifico, per monitorare lo stato del mollusco ovunque sia trovato (senza essere toccato).
Abbiamo già, da tempo indicato nella pagina degli “Affetti dal mal d’Asinara” una iniziativa che, attraverso la semplice inquadratura con lo smartphone del QRcode (riportato ed attivo anche in questo articolo) che consente, con estrema semplicità ed immediatezza, di inviare al sito dell’IMC www.fondazioneimc.it/progetto/pinna-nobilis-ricerca-per-la-sopravvivenza finalizzato alla tutela della Pinna Nobilis, in un progetto cui partecipa meritoriamente anche il Parco Nazionale dell’Asinara.
Il Progetto si basa sul coinvolgimento attivo di volontari nella raccolta dati e maggiore sarà il numero di persone che offrono il proprio contributo, più grande sarà la possibilità di salvaguardare la specie Pinna nobilis attraverso iniziative di conservazione in tutta l’isola.
Nel manifesto sono indicate le modalità con le quali segnalare la presenza dei molluschi. L’obiettivo del Progetto è quello di arrivare a censire il maggior numero possibile di pinne sopravvissute alla moria.
Sarà bene non dimenticare che, per ciò che è stato ampiamente esposto, l’asportazione di un solo esemplare di Pinna nobilis costituisce reato, così come l’asportazione di un mollusco non piò in vita.
AGGIORNAMENTO
il giorno 21 dicembre 2020 nello specchio di mare che circonda l’isola d’Elba, Lisa Ardita ha rilevato l’esistenza di una nacchera, apparentemente in salute: un segnale in controtendenza dopo la moria di massa nel Mediterraneo.
PORTOFERRAIO. La speranza è rinata nel fondale dell’isola d’Elba. Un esemplare di Pinna Nobilis è stata trovata nel mare della riserva biologica delle Ghiaie – Scoglietto – Capo Bianco. Un fatto inatteso, dopo anni in cui la moria di massa aveva azzerato le “nacchere” nel Mediterraneo.
Negli anni e nei mesi scorsi, infatti, prima Legambiente e poi la Capitaneria di porto di Portoferraio e diversi diving center, avevano lanciato l’allarme su una moria di massa di Pinna nobilis – le nacchere, che all’Elba vengono chiamate gnacchere – a Giannutri, Giglio, Scoglio d’Affrica e Isola d’Elba. Lo stesso fenomeno viene segnalato da anni in tutto il Mediterraneo e interi “giardini” di queste magnifiche conchiglie sono ormai morti.
AGGIORNAMENTO del 3 settembre 2022
L’attento osservatore Tommaso Gamboni ha postato il seguente avviso nella sua pagina fb:
02.09.2022 altre due Pinne rudis – dopo quella rinvenuta a Caprera 5 giorni fa, due esemplari sani e VIVI !!! – Arcipelago di La Maddalena, (con le immagini che seguono)
ed un articolo che esprime qualche tiepida speranza di salvezza per questi bellissimi bivalve. Eccolo di seguito:
—————————————————————- fine aggiornamento
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