Il 16 dicembre 1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 32/142 propose ad ogni paese di dichiarare una volta all’anno la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” (“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”).
Per molti paesi la data scelta fu l’8 marzo ed inizialmente si diffuse la notizia che fosse stato scelto quel giorno per onorare la memoria di 129 operaie perite nel rogo della fabbrica tessile Cotton a New York.
Come spesso accade la notizia non era vera o meglio forse era stata confusa con una tragedia, realmente verificatasi in quella città, il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa.
Galeotta fu la ceramica
Oggi, otto marzo 2017, è il giorno in cui convenzionalmente si celebra la figura femminile, e soprattutto quel percorso lungo e difficile di lotta dura, quotidiana per avanzare nell’affermazione della sua emancipazione.
Vorrei dedicare questa giornata al ricordo di una donna che all’Asinara, costituì uno dei primi esempi di emancipazione femminile in ambito imprenditoriale.
Anna Marri Massidda
α – Brisighella (Faenza) il 14.02.1869 da Luigi Marri e Lama Assunta
Ω – Uri 17.06.1949
Vi chiederete ma cosa c’entra la Romagna e Brisighella con l’Asinara e vi accontento subito…….
… pioveva a dirotto quel giorno a Faenza … e purtroppo i poveri artigiani, per non farli bagnare, dovevano coprire i banchi dove esponevano il vasellame di fattura pregevole che producevano durante tutto l’anno.
Ora anche Faenza………
La fiera della ceramica faentina era famosissima già prima del 1800 e costituiva un richiamo commerciale di tutto rilievo ed una grande festa per la piccola cittadina che vedeva la propria economia iniziare ad espandersi in tutta la penisola ed anche, sia pure timidamente, negli stati europei confinanti.
Le famiglie e soprattutto i giovani, nell’attesa di quello che oggi chiameremmo l’evento, affilavano le loro armi accuratamente per scoccare le frecce di cupido.
Le bancarelle erano variopinte e catturavano l’attenzione dei commercianti che si avvicinavano e contrattavano il prezzo di questa o quella partita di vasellame e nell’occasione della fiera potevano spuntare anche prezzi interessanti.
La diciannovenne Anna (Marri) figlia di commercianti, originari di Brisighella e da poco trasferiti a Faenza, come le coetanee si era preparata a far “frusciare” pizzi e crinoline lungo il Corso di Faenza.
Cercando di ripararsi con il piccolo ombrello Anna sbirciava qua e la per le bancarelle illuminate quando, ad un tratto, un lampo la fece trasalire. Le scappò un grido di paura, ma subito si riprese poiché accanto a lei vide un bel ragazzo, beh più che ragazzo era un uomo fatto, certamente molto interessante, con grandi occhi neri e due baffi che lo rendevano ancor più maturo, che, con fare gentile e galante, le aveva offerto il riparo sotto il suo ombrello.
Entrambi osservavano un bellissimo portauovo faentino di pregevole fattura, iniziarono a parlare fitto e le amiche di Anna Marri scomparirono.
Anna Marri acquistò quel portauovo e lo conservò gelosamente.
In quel giorno piovoso nel campo visivo di Anna Marri restò solo il gentile giovane che le disse di chiamarsi Francesco Massidda, venuto a Faenza per acquistare una partita di stoviglie e che era in procinto di ripartire per tornare all’Asinara dove aveva vinto l’appalto per la fornitura di merci per il Ministero dell’Interno.
Anna Marri sgranò gli occhi, quel nome “Asinara” le suonava sconosciuto e non aveva la minima idea di dove fosse quell’isola, ma ascoltò la voce di Francesco che le raccontò la sua vita e quella della sua grande famiglia.
Sarà stato il fulmine, sarà stata la ceramica faentina, ma Anna Marri e Francesco Massidda non si lasciarono più.
Il periodo di frequentazione dei due giovani non poteva essere molto lungo anche perchè Anna aveva ormai deciso che quello sarebbe stato il compagno di tutta la vita. Il babbo e la mamma dovettero piegarsi al volere di una giovane donna che già mostrava di essere una persona decisa, quindi il 13 febbraio del 1888 si sposarono in Faenza, nella chiesa di Santa Margherita e subito partirono alla volta dell’Asinara.
Francesco Massidda aveva vinto la gara l’appalto per la “logistica dell’isola” cioè la fornitura dei generi d’ogni tipo, necessari a vivere all’Asinara, comprendente la gestione della foresteria e di due empori: uno a Cala Reale e l’altro a Cala d’Oliva. L’appalto riguardava anche la gestione di due forni per la produzione del pane (a Fornelli e a Cala d’Oliva), una rivendita di tabacchi e lo spaccio al minuto di generi vari. Nella fornitura di merci figurava anche la carne bovina comprendendo in essa l’allevamento del bestiame, la macellazione e la vendita delle carni.
Anna e Francesco ebbero dodici figli e negli anni trascorsi nell’attività di allevamento della prole la giovane Anna ebbe modo di apprendere tutte le operazioni commerciali connesse con l’attività all’Asinara.
Quando il 18.09.1922 muore il marito per uno strascico della famigerata influenza denominata “spagnola”, Anna Marri ha 52 anni e dopo un periodo di tristezza e lutto, si rimbocca le maniche, non si perde d’animo e sostituisce Francesco nell’impresa di famiglia.
Nasce in quel momento la prima “donna imprenditrice” della Sardegna che vive ed opera egregiamente in un ambiente non proprio leggero, come quello dell’Asinara ove insisteva un penitenziario in cui il collegamento alla terraferma avveniva, all’epoca, una volta la settimana, sempre mare permettendo e con una serie di scafi in legno. Vi lascio immaginare!
Nella prima metà del 1900 all’Asinara i carcerati esercitavano tutti i mestieri, erano pastori, contadini, ortolani, calzolai, operai nelle officine meccaniche, il giorno lavoravano e solo la sera tornavano in cella.
L’isola accoglieva 300 reclusi, 150 poliziotti penitenziari e una quindicina di loro famiglie.
Anna esegue tutte le operazioni commerciali con un piglio unico, senza difficoltà e le prosegue sino all’anno 1932 quando lascia l’impresa, non prima di essere riuscita a offrire a tutti i figli ed ai nipoti un avvenire di tutto rispetto.
Anna Marri la prima imprenditrice di terra sarda, terminata la guerra e scaduto l’appalto, lasciò l’Asinara e si trasferì ad Uri dove, nel frattempo erano andate ad abitare due figlie Elena Massidda, sposata con Giovanni Canu Fenu e l’altra Margherita, di professione insegnante che fu insignita di medaglia d’oro dal Comune di Uri.
Anna Marri visse sino ad 80 anni e restò a Uri sino al termine della sua esistenza (17.06.1949) e dove tutt’ora riposa e ……
…. dove ha lasciato il suo portauovo faentino … da cui non si era mai separata.
Le notizie sono state fornite da Gianfranco Massidda e le immagini riprese ad Uri e le date richieste al Municipio sono state fornite da Leonardo Delogu.
L’immagine della cartolina di Cala Reale appartiene alla collezione privata di Luisa Deiana che ha gentilmente concesso l’utilizzo e si tratta della cartolina di un prigioniero ungherese alla famiglia anno 1916 (data presunta).
L’immagine della cartolina di Cala Reale appartiene alla collezione privata di Luisa Deiana che ha gentilmente concesso l’utilizzo e si tratta della cartolina di un prigioniero ungherese alla famiglia anno 1916 (data presunta).
La signora Maria Franca gentilmente ha acconsentito le riprese fotografiche del portauovo e la loro pubblicazione.