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La vita all’Asinara nell’82

 

Sempre più spesso                                                                                               nel gruppo fb degli “Affetti dal mal d’Asinara” ci sorprendiamo di leggere, cortesi richieste di narrare episodi, fatti avvenimenti, sensazioni del precedente periodo vissuto sull’isola, cioè del periodo penitenziario (qualcuno è arrivato a parlare impropriamente di dinastie per definire questi periodi). Ritengo comprensibile, oltre che legittimo, che si voglia conoscere le emozioni che l’isola ha lasciato sedimentare nell’animo di chi l’ha vissuta.

A volte nella pagina fb si risponde, molte volte però vedo che si lascia cadere la richiesta, forse per il timore di non essere compresi, talora, come capitato anche recentemente, raccontiamo sprazzi di quella che era la vita sull’isola.

La Pama di Gianfranco Massidda (photo Canu)

La Palma di Gianfranco Massidda (photo A. Canu)

Sembra quasi che ci sia una sorta di reticenza,  di pudore, ma è altro.
È la difficoltà oggettiva della narrazione poiché, per essere corretti e sopratutto comprensibili, si deve necessariamente tratteggiare, sia pure per sommi capi, il periodo (30-40 anni addietro) entro cui le nostre piccole vicende umane si sono svolte.

Bisogna sempre inquadrare il contesto in cui si operava, ricordo che gli oggetti oggi ritenuti quasi sorpassati, erano allora sconosciuti. Non possiamo dimenticare, ad esempio, che il personal computer si stava appena affacciando alla finestra del mondo del lavoro, ed anche in ambito amministrativo l’informatica era lontana ….  molto lontana.
I conteggi della Ragioneria, ad esempio,  venivano riscontrati con strumenti di calcolo meccanico, le calcolatrici.
Le fotocopiatrici però c’erano!!!

I telefoni cellulari non si vedevano, neppure col binocolo e all’Asinara, anche coloro che nell’abitazione avevano installato l’apparecchio telefonico erano considerati quasi dei privilegiati.

La salsedine si accumulava sulle linee elettriche che, durante l’inverno, entravano in sovraccarico interrompendo spesso l’erogazione dell’energia, e quando accadeva bisognava chiamare l’enel che interveniva con i tempi che conosciamo e se poi “c’era mare” ………

Cabina Telefonica della Posta di Cala Reale. (photo G.Piano)

Cabina Telefonica della Posta di Cala Reale. (photo G.Piano)

 

Profumo di telefono
Ricordo ancora oggi che la cabina telefonica del bar di Cala d’Oliva aveva assunto un odore nauseabondo – erano così tutte le cabine telefoniche dell’epoca che, con l’andar del tempo assumevano una “profumatissima” miscela composita tra l’olezzo di sigaretta (allora si poteva fumare nei locali pubblici) ed il vapore acqueo emanato dalle persone che parlavano all’interno (l’unica porta aveva la chiusura ermetica per evitare i rumori) …. e le file si sprecavano.

Cabina telefonica anni 90

Cabina telefonica anni 90

Ma, al di là di queste reminiscenze variamente “profumate”, bisogna anche ricordare che ogni attività era condizionata dall’insularità e dallo stato del mare.
Quando ero in servizio sull’isola, non tanto ironicamente ripetevo che tra noi e coloro che dovevano scontare una pena c’era una sola differenza,  la commissione di un reato!
Perché molto spesso le aspirazioni ad uscire dalla “gabbia” dell’isola, venivano frustrate non già dalla chiusura di un cancello, ma dalla potenza del vento dominante capace di soffiare rabbioso per quattro, cinque giorni di seguito.

Coloro che lavoravano all’Asinara ed erano di origine sarda, riuscivano a compensare, solo parzialmente, i disagi spostando di due giorni l’uscita dall’isola (non sempre però questo era possibile).

Come dimenticare gli occhi disperati di un giovane agente, cui era nato il primo figlio, costretto a maledire il mare, e come non pensare che sovente l’Amministrazione utilizzava questa “forzata insularità” a proprio favore, nel senso che, in mancanza di mezzi d’uscita, essa disponeva di una forza di riserva “GRATUITA” perchè, la forzata reperibilitá non veniva retribuita in nessun modo.

Il personale

Sicuramente non ho intenzione di svolgere un elenco di tutti coloro che hanno lavorato, insieme a me, sull’isola, tutti carissimi amici con i quali sono ancora in contatto e che ricordo con egual simpatia, ma non posso non ricordare, con particolare affetto, la Sig.ra Angela che svolgeva il ruolo di centralinista al piano terra della Direzione (il fabbricato rosa ormai fatiscente) che, con una pazienza infinita, rispondeva a tutte le richieste degli uffici e ci collegava con i numeri esterni, prendendo le chiamate in arrivo.

”Angela mi chiami cortesemente il Ministero?” …
Angela faceva la pendolare, essendo di Porto Torres ed ogni giorno, all’alba, saliva sulla pilotina in partenza per recarsi al lavoro.
Pensate che quando il viaggio non poteva aver luogo “causa mare” Angela svolgeva le sue regolari ore di servizio a bordo della Motonave Cantiello ormeggiata a Porto Torres.
Poi voglio ricordare la Sig.ra Pina che collaborava nell’Ufficio dell’Agronomo ed impazziva dietro parole e pratiche incomprensibili (agrozootecniche) che non riuscivo mai a spiegarLe compiutamente per mancanza di tempo.
Voglio scusarmi con Pina poichè recentemente mi ha rinnovato la dimostrazione di cosa fosse per lei quel lavoro, perchè mi ha donato una foto di cui non conoscevo l’esistenza e che io tengo nel cuore.
E’ un bellissimo mazzo di quel grano seminato a Fornelli per la prima volta nel 1983!!!

grano pina griecco

Questo grano fu raccolto dalla Guardia a Cavallo Ireneo Pisanu e quando c’era da trebbiare …. si trattava di centinaia di ettari, dall’alba al tramonto, giorni e giorni sotto il sole, con la trebbiatrice ed un paio di trattrici carrellate……
che andavano e venivano, trasportando i cereali e distribuendoli alle diramazioni, fino a Trabuccato, a Campo Perdu.

Ed ecco come una carissima persona ricorda quei tempi, scrive Ica:

icaCarlo … noi arrivammo sul finire dell’autunno del 1983, con Alessandra di un anno appena…. il primo Natale all’Asinara!

Eravamo felici di esserci con la possibilità di avere il mare a portata di mano, sempre. La nostra stagione estiva iniziava da presto e finiva solo con l’arrivo dei primi freddi dell’autunno….

ma le passeggiate con Alessandra continuavano con qualsiasi tempo…..

Eravamo felici, felici di esserci e apprezzavamo tutti i momenti che si alternavano, diversi e sempre interessanti …

e amavo dividere la mia gioia con i tanti ospiti che ricevevo in casa …. …. caffè, torte ed il tavolo sempre pronto per gli amici o i parenti attesi…

ma spesso si trattava di visite impreviste.

Io ero sempre pronta ad aprire la nostra porta…

sono stati anni intensi e belli… tutto mi affascinava…

e, come dimenticare questi tramonti... (photo F. Bruzzichini 2017)

e, come dimenticare questi tramonti… (photo Fabio Bruzzichini 2017)

e tutto mi porto dentro, con non poca nostalgia di quella breve vita trascorsa a Cala Reale.

Ica Mustaccio Medas    (15.03.2018)

E poi ricordo una bellissima sensazione quando, da Stintino, in primavera, si percepiva il colore verde sotto il Castellaccio e la piana di Fornelli era perfettamente coltivata, con gli appezzamenti di terreno il cui colore gradatamente virava verso il giallo e poi imbruniva nella fase di maturazione delle essenze seminate…..
…. che meraviglia
e per noi era quasi abitudine
e, come tutte le cose belle,
te ne accorgi quando non
ci sono più….
era uno spettacolo unico assistervi.

Vi fù anche una abbozzata protesta (1983) che il personale civile in servizio, me compreso, voleva attuare in occasione della visita del Direttore Generale Ugo Sisti.
La rivendicazione riguardava il personale civile, che, a differenza del personale di polizia e dei detenuti, inizialmente non era ricompreso nella distribuzione dell’acqua potabile in bottiglia. Inopinatamente tale impegno non era stato previsto nel corrispondente capitolo di spesa perciò la Direzione non poteva disporre gli acquisti di acqua in bottiglia per il personale civile.
acqua asinara

Ho già narrato che “i continentali”, così erano chiamati coloro che non provenivano direttamente dalla terra di Sardegna, la cui famiglia non risiedeva stabilmente all’Asinara, tornavano a casa ogni tre quattro mesi e, ad esempio, a natale, si preparavano per tempo al rientro prenotando il volo in partenza dall’aereoporto di Alghero.
Si chiedevano le ferie concordandole in modo da non creare disagi alle attività programmate etc.
Poi il giorno della partenza, facciamo l’esempio che fosse il 20 dicembre, quando ci si alzava….. il primo sguardo, il primo pensiero era rivolto al mare, allora si tendeva spasmodicamente l’orecchio per carpire il rombo lontano dell’onda, si guardava il cielo e le nuvole, poi si chiedeva a “quelli più esperti”, ai marinai che facevano le più disparate previsioni……..
La motonave Gennaro Cantiello arrivava alle 11 circa, ma già un’ora prima si riusciva a sapere se il Comandante Agostino Sotgiu aveva mollato gli ormeggi a Porto Torres……

”Leonardo mi dici quando la Cantiello è partita? Grazie” (eh si Leonardo Delogu lavorava al punto di controllo della Polizia Penitenziaria, il Centralino, posto in quel piccolo fabbricato al centro del paesello di Cala d’Oliva ove era collocata anche l’armeria).
In quelle occasioni, andando in ufficio, passavo d’innanzi la palma di Gianfranco Massidda (ha la stessa sua età) e osservavo fin dove la spingeva il vento e quante foglie erano piegate……

La Palma vista dalla piazza (Foto L. Delogu)

La Palma vista dalla piazza (Foto L. Delogu)

Il cuore batteva forte perchè, se c’era levante, nessun mezzo arrivava, sapevamo quindi non c’era viaggio per lasciare l’isola e, di conseguenza, si perdeva il volo…….
……. ci attendevano le snervanti liste d’attesa ……

Questo stato particolare che ho quì raccontato però non ha mai inficiato l’affetto smisurato per l’Asinara e per ciò che ha rappresentato per ognuno di noi.

Rimpiango l’attività frenetica, faticosissima ed estremamente interessante nelle differenti forme che la struttura grandissima spesso richiedeva, lo scambio culturale con tutte quelle persone di differente provenienza e della più varia formazione che calcavano il suolo dell’isola o che si avvicinavano ad essa per i più disparati motivi.

Le lunghe passeggiate in compagnia dell’Asinara e le sensazioni provate d’innanzi a spettacoli indescrivibili come quello qui sotto catturato da Gianmaria, sono le cose che più mi mancano.

Ogni tanto torno all’Asinara e sembra che non l’abbia mai lasciata!

Carlo

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Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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