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La chiesetta di Cala d’Oliva

Dedicata all’Immacolata Concezione la piccola chiesetta di Cala d’Oliva è un luogo suggestivo nel quale, occasionalmente, possono riscoprirsi varie epoche, avvenimenti poco conosciuti ed imbattersi in opere di illustri artisti come Aldo Caron di cui abbiamo parlato diffusamente in altra parte di questo sito (http://www.isola-asinara.it/aldo-caron/).

Aldo Caron - Cristo dei Rottami (foto M.R. Massidda)

Aldo Caron – Cristo dei Rottami
(foto M.R. Massidda)

L'interno della chiesa. Foto Antonio Canu 20.04.2018

L’interno della chiesa.
(foto A. Canu 2018)

Caròn Aldo. – (nasce a Pove del Grappa 02.02.1919 – muore a Borgo Valsugana, 07.09 2006) è stato uno scultore italiano. (fonte Wikipedia)

Il giovane Aldo ha studiato a Milano.

Solo dopo meditate ricerche e soluzioni formali si è indirizzato verso l’astratto, conservando tuttavia rigore e solidità anche là dove i principi di statica tradizionali vengono completamente capovolti (Urgenza di spazio, 1963).

Scrive ancora oggi (23.05.2018) Giovanni, il figlio di Aldo Caron:  Conservo ancora vivi i ricordi di come è nata quell’opera, dell’idea avuta insieme al direttore Catello Napodano, della raccolta fatta di rottami di ferro, di mio padre al lavoro insieme a un detenuto che aveva esperienza di saldatore (alla Fiat se non ricordo male) è infine della sua posa in opera.
Un’opera nata dall’amore per l’Asinara e dedicata a tutte le persone dell’isola…

 

Storia della Chiesa dell’Immacolata Concezione

L’origine di questa chiesa, come quella di molti fabbricati dell’isola, si perde nella nebbia dei tempi e nella narrazione, a volte lacunosa, degli ultimi testimoni ancora viventi.

Nell’anno 1845 in occasione della visita pastorale all’Asinara compiuta dal Vescovo Alessandro Domenico Varesini in un verbale riferisce di aver ” Visitato quella chiesa che abbiamo trovato passabilmente tenuta, fatta l’invocazione alla Immacolata Concezione …..” (A. Diana “il tempo della memoria 3 a.2015)
ma ci sono testimonianze che, nel 1865, descrivono la chiesa come “piccolo locale destinato al culto più un oratorio” e narrano della sua origine risalente a più di un secolo prima “… fabbricato da più di un secolo da pochi pescatori camoglini” se si segue questo racconto la datazione del primo nucleo della chiesa dovrebbe attestarsi intorno alla metà del 1700.

Verbale dell’istituzione della Vergine della Difesa come Patrona dell’Isola dell’Asinara.
L’anno del Signore 1864, il giorno 24 dicembre, reggente il posto di Sindaco Baingio Maddau, si portò alla chiesa di Cala d’Oliva del padre predicatore Fra Francesco Antonio da Sassari Cappuccino.
Il Simulacro della Santissima Vergine della Difesa per stabilire una particolare “Divozione verso la Gran Madre di Dio: fu ricevuta dal popolo con sentimenti di vera pietà, e di Religione………”

Foto A. Diana Quaderni della memoria n° 3

Antonio Diana Quaderni memoria 3

Le prime documentazioni scritte risalgono al 1870 quando il Parroco Don Marginesu scrive al Vicario Generale di voler “erigere una nuova chiesa parrocchiale” all’Asinara e ipotizza di poter contribuire con 1.000 lire attraverso una raccolta tra i fedeli e sollecita l’impegno di 6.000 lire dal Governo e dalla Provincia.

E’ certo che nel 1885 gli abitanti dell’Asinara, che daranno vita al borgo di Sintino, condurranno con loro la Statua della vergine della Difesa, che collocheranno nella chiesa provvisoria.

Alcuni componenti della Fam. Schirru ripresi nella Piazzetta di Cala d'Oliva nel 1947

Alcuni componenti della Fam. Schirru ripresi nella Piazzetta di Cala d’Oliva nel 1947, la Chiesa è priva del campanile.[divider]

 

 

Il periodo austro ungarico

Ricordiamo che nel dicembre del 1915 sbarcano sull’isola i primi prigionieri austro ungarici, subito contagiati dal colera e dopo un paio di mesi, nel febbraio 1916 il Vescovo di Sassari Mons. Cassani rende visita agli accampamenti ecco una preziosa testimonianza offertaci da Stefano Alberto Tedde. Si tratta dell’articolo del quotidiano Libertà! del 12 febbraio 1916 pubblicato da Liliana Pirisi il 13 giugno 2018 nella pagina fb degli “affetti dal mal d’Asinara”.

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Il campanile

Questa piccola chiesa nasce quindi, così come la conosciamo nel 1870, ma è priva del campanile.
Del periodo austroungarico abbiamo brevemente accennato e si conclude la prima guerra mondiale, il ventennio fascista è ingarbugliato nella seconda guerra mondiale e anche sull’isola, come in tutta Italia, le problematiche si susseguono gravissime e lasciano solo il tempo necessario ad arginarle, ma la comunità religiosa dell’Asinara è sempre irrequieta quando pensa alla sua chiesa priva del campanile e rinnova le petizioni sia prima per la sua costruzione e poi per la definitiva sistemazione con la torre campanaria.
Sulla edificazione della torre campanaria ne ha riferito il Brigadiere Lorenzo Spanu nel libro “Supercarcere Asinara” di Giampaolo Cassitta – Lorenzo Spanu.
Fu infatti il Brig. Lorenzo Spanu a dirigere il personale adibito alla realizzazione dell’opera.

Il Direttore dell’epoca era il Dr. Catello Napodano.
Di seguito riporto due fotografie che restringono il campo temporale della costruzione del Campanile all’anno 1970.
La prima è dell’anno 1969 ed inquadra il porticciolo di Cala D’Oliva, in alto a sinistra si vede che la Caserma Agenti “Satta” era già stata edificata e al centro dell’immagine spicca il tetto della chiesa priva del Campanile.

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Le immagini che seguono sono dell’anno 1966, le ha inviate il Sig. Emo Nisini e lo ritraggono a Cala D’Oliva.
Alle sue spalle la chiesa dell’Immacolata priva del campanile.

Asinara 1966 - L'Agente Emo Nisini a Cala d'Oliva

Asinara 1966 – Ag. Emo Nisini a Cala d’Oliva

 

La moto del medico condotto della C.R.

La Guzzi del medico condotto.

 

 

L’immagine è del 1972 e ritrae il campanile dopo la sua costruzione.

L’immagine è del 1972 e ritrae il campanile dopo la sua costruzione.

 

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Il mio carissimo amico Gianfranco Massidda mi ha riferito di un detenuto tedesco, artista eccellente, che si dilettava di pittura, che volontariamente dipinse l’interno della chiesetta con affreschi che fecero dire ai visitatori di essere in presenza di una piccola Cappella Sistina!
Magie dell’Asinara!

Foto Schirru anno 1937

L’immagine a lato risale all’anno 1940 ed è tratta dal testo fotografico di Marina Rita Massidda, ci mostra l’interno della chiesetta come era stata affrescata subito dopo la sua costruzione.
Sul retro dell’altare spicca l’assenza dell’opera di Aldo Caròn il “Cristo dei Rottami”.

Pensare a Cala d’Oliva senza la sua chiesetta è cosa impossibile anche  a coloro che non sono devoti.

Per dovere di cronaca nella Chiesetta di Cala D’Oliva il detenuto Raffaele Cutolo nel 1983 sposa Immacolata Jacone. Il matrimonio viene celebrato dallo storico cappellano del carcere dell’Asinara, don Giorgio Curreli.thumblarge

Per l’epoca questo fu un avvenimento speciale, ne riferisce nel suo libro “la mia Asinara” con una sensibilità unica, la maestra dell’epoca, la compianta  Sig.ra Francesca Fadda Silvetti che ricordo con affetto e simpatia, insieme al marito medico condotto dell’isola.

I ricordi di Lucia sulla Chiesa dell’Immacolata Concezione.

Quante volte mi sono avvicinata trepidante a quel leggìo per le letture della messa domenicale.
E ricorderò sempre, come un piccolo incubo per la mia timidezza da bambina, una notte di Natale.

Lucia Amato

Lucia Amato

La chiesa era talmente strapiena che mi sembrava Notre Dame, e per questioni di spazio, fui costretta a declamare la lettura sull’altare…
Con quella marea di persone davanti e per l’emozione che mi prese, fu tanta la tremarella, che appoggiai i gomiti sull’altare solo per bloccare la mascella con le mani… e tenerla ferma durante la lettura…
…… una sudata che me la ricordo ancora!!!
Ma la portai a casa
.
Il Sacerdote officiante era Padre Stopino.

Lucia Amato

 


Ed ancora le sensazioni d’innanzi all’opera di Aldo Caron “Il Cristo dei rottami”

Un’opera che, ai tempi, non fu capita ed apprezzata proprio da tutti, soprattutto da coloro che facevano fatica a discostarsi dalla iconografia classica.
Da bambina provavo istintivamente simpatia per quel Cristo stortignaccolo che alcuni definivano “brutto” e forse già intuivo la volontà di rappresentare così direttamente la sofferenza del Cristo in croce, nella scelta della durezza del materiale utilizzato, in quell’immagine spezzata dal dolore, fatta di rottami riportati in vita pur raffiguranti la dolorosa morte, costruita da mani che altrettanto conoscevano una difficile condizione, guidate dalla visione profonda di un artista che a tutta quella sofferenza ha ridato invece una speranza ed una continuità affrancata dalla morte.
E il Cristo è ancora lì, a testimoniarlo.

Lucia Amato

Stintino, 21 maggio 2018

giovanni CaronlEcco la risposta di Giovanni, il figlio di Aldo Caron, a Lucia Amato.


“Lucia, che bei ricordi e che riflessione profonda!

L’arte è così,

non è una speculazione intellettuale, ma comunica il suo messaggio alle persone sensibili in modo diretto, senza bisogno di spiegazioni.

E il tuo racconto delle sensazioni che provavi da bambina è, per me, emozionante!”


I commenti  sul post della chiesetta sono stati innumerevoli, ne riporto ancora uno che offre sensazione sulla Chiesa, quello espresso da Gianni Piano (assiduo frequentatore dell’isola dell’Asinara) che così scrive:

Ho avuto la fortuna, nel settembre 2017, di trovare aperta la Chiesa e di partecipare ad una messa serale.
Eravamo in quattro più il Sacerdote, non mi sembrava vero di partecipare ad una funzione religiosa all’interno della Chiesa di Cala d’Oliva che per anni ho sempre visto chiusa.
Non ricordo il nome del Sacerdote, ricordo solo che a fine funzione non ci ha permesso,a me e a mia Moglie, di avvicinarci al Cristo. Nonostante tutto però abbiamo fatto una promessa …

..”Tutti coloro che ebbero la possibilità di visitare l’Asinara prima del 1885, rimasero colpiti oltre che dalla bellezza selvaggia dei luoghi anche dalleGianni Piano condizioni di isolamento in cui versava la popolazione.
Nel 1760 il Consiglio di Sassari, che vantava “la possession antiquissima y mas que sentinaria” dell’isola, considerò che “ormai era tempo di rendere stabile la presenza di un parroco all’Asinara”.
Infatti per qualsiasi necessità spirituale ci si doveva recare a Sassari, per la festa della Pentecoste, per la Pasqua e per il Battesimo,mentre per otto mesi l’anno un confessore celebrava messa nelle chiesette o cappelle annesse alle varie abitazioni.

La situazione nel secolo successivo non migliorò. Alberto Della Marmora visitò l’isola a partire dal 1837, e nella sua opera Itinéraire de l’ile de Sardaigne, pubblicata a Torino nel 1860, ci rende noto che: “vicino al borgo di Cala d’Oliva c’è una piccolissima chiesa, ma non c’era il prete per le funzioni, per cui tutte quelle persone, così come tutti gli altri abitanti dell’isola erano privi di messa e di conforti religiosi per i malati, quando sopraggiunsero le feste di Pentecoste, tutta la cerimonia religiosa alla quale partecipai si limitò al rosario e alle litanie della Vergine, intonate dal decano dei pescatori…. Ho saputo che un convento di frati di Sassari invia all’Asinara un monaco perché vi eserciti le funzioni sacerdotali durante le feste principali dell’anno, a Natale e a Pasqua, e che questo monaco si ferma qualche settimana”.

Nell’Isola dell’Asinara trascorreva il tempo ma la situazione non cambiava. Il Vescovo Alessandro Domenico Varesini nella relazione della visita pastorale nel giugno del 1842 riportava che: “Nel lasciarli non abbiamo potuto appieno significargli i motivi della nostra visita di loro esplicar il nostro dispiacere in vederli privi d’un pastore che l’introducesse nella legge santa e li dirigesse nella via del Signore”.

Il documento ci offre una serie importante di notizie: il Vescovo e gli altri Sacerdoti partirono per la visita pastorale da Porto Torres su un piccolo vaporetto “sul Reggio Biroscafo Ichnusa” di proprietà di un certo Capitano Denegri, una volta sbarcati a Fornelli indicati come “le Bocche” si riporta quanto segue: “fummo incontrati dai quei buoni isolani con viva gioia e con nostro soddisfacimento e recatici alla chiesa che è sotto l’invocazione della santissima Vergine delle grazie… spiegandoli i motivi di nostra visita, abbiamo celebrato la S. Messa precedente la quale abbiamo con grande contento amministrata la confermazione a una gran parte di quella gente”. Dopo la confessione e la benedizione di rito il Vescovo con il suo seguito si trasferì alla Reale
Trasportatoci il Regio vapore alla Reale abbiamo trovata quella chiesetta sotto l’invocazione di S. Lucia tutta rovinosa e mal tenuta, in cui abbiamo amministrato il sacramento della confermazione di alcuni ma con l’amarezza del nostro cuore dobbiamo confessare di esser stati pochissimo soddisfatti di codesti abitanti”.
Fortunatamente l’accoglienza a Cala d’Oliva fu diversa: “posto appena il piede a terra il popolo in folla venne ad ossequiare la nostra persona e la dignità di cui andiamo rivestiti con lieti evviva e con tutta la gioia dei loro cuori, visitata quella chiesa fatta l’invocazione dell’Immacolata Concezione che abbiamo trovata passabilmente tenuta, attesi i luoghi e le circostanze abbiamo conferito il sacramento della confermazione a una quarantina tra ragazzi e ragazze colla massima soddisfazione porgendo la compostezza il raccoglimento e la devozione con cui quei buoni fedeli ricevevano un santo sacramento.
Tratto da “Le Chiese dell’Asinara”

Ora però usciamo all’aperto per osservare la Chiesa immersa nel blu più terso, illuminata dal sole accecante ed immortalata magistralmente da Fabio Bruzzichini nel 2015.

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altra inquadratura laterale di Samuele Drò (2017)

.                     ed infine un’opera pittorica Olio su tela di Giordano GiolaIMG_7627

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Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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