Ho al telefono Gianfranco, che per me è persona meravigliosa, faccio fatica a nasconderlo al mio gentile e paziente lettore.
Di un’allegria contagiosa, Gianfranco ha, come la sua malattia d’Asinara, un carattere unico d’incontenibile positività.
Credo che questa capacità non comune di fascinazione Gianfranco l’abbia assorbita dall’isola-madre l’Asinara, nei lunghissimi anni della sua permanenza.
Dopo i primi rapidi convenevoli, i “comestai” e i “chetempofà” passiamo al nostro argomento più caro e ci troviamo a chiacchierare del più e del meno, ma il tema di fondo, come sempre, è la nostra beneamata isola dell’Asinara.
Scherziamo bonariamente su qualche guida o qualche amico che sovente fornisce agli ignari turisti notizie incredibili, “…… ma incredibili mì” e non solo dal punto di vista storico, informazioni contrarie perfino al senso comune.
E’ il caso del rullo di granito che si trova nei pressi di Cala d’Oliva, vicino l’Officina, attrezzo sconosciuto ai più, che viene spacciato per macina da grano!!!
Il suo aspetto non era certo rassicurante, la sua forza spaventosa raramente aveva occasione di essere applicata poichè gli unici esseri viventi umani sull’isola, oltre a Gianuario, erano raggruppati in una famiglia, che oggi definiremmo “allargata”, cioè quattro madri e sette padri, con un nugolo di pargoli di varia età e di differente combinazione parentale, una tribù che viveva tranquillamente a “Stretti” in piccole capanne dove aveva attrezzato ovili e pollai, in cui si svolgevano tutte le attività di pastorizia con annesse le attività agricole.
Nella comunità il componente più autorevole (una donna molto intelligente e con tutte le curve del corpo al posto giusto, e forse da questa caratteristica traeva origine il suo nome “Sinuaria”) era riconosciuta unanimemente come il “capo alfa”, ad un certo punto Sinuaria si rese conto della infelice posizione del villaggio primitivo, poiché Stretti era, ed è, una zona battuta da tutti i venti ed il fieno, necessario ad alimentare gli animali, veniva spesso eroso dalla salsedine, allora il Sinuaria inviò, una delle ultime coppie formatesi, alla ricerca di un posto migliore per vivere.Dopo quattro cinque mesi di assenza, quando ormai tutti pensavano che gli esploratori fossero morti, i due giovani si ripresentarono al villaggio di Stretti con un fagotto che conteneva un bel bimbo e con la notizia che a Campo Perdu avevano trovato il posto tanto cercato.
Allora tutto il gruppo iniziò il trasloco delle masserizie, ma il lavoro si prevedeva ciclopico.I sinnarischi preistorici allora ricorsero alla doma dei cavalli che adibirono al tiro di slitte rudimentali, dove fu caricato tutto il materiale, ma la strada era piena di buche e di sassi che distruggevano le assi portanti il carico, per cui pensarono di chiamare ad aiutarli il gigante Gianuario.
A gesti e con promesse di cibo convinsero il gigante ad aiutarli e con gli attrezzi rudimentali di cui disponevano, scavarono un grosso blocco di granito che poi arrotondarono e forarono al centro costruendo il primo schiacciasassi preistorico.
Quando vi inserirono il perno di ferro recuperato da una zattera alla deriva e lo collegarono con due aste ad un anello si accorsero che Gianuario trainava l’enorme rullo, senza sforzo alcuno.
L’opera fu completata rapidamente e la prima strada dell’Asinara da Stretti a Campo Perdu costituì la prima autostrada a due corsie …. per asini e cavalli.
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Il mio gentile ed attento lettore si sarà accorto che quella che precede è una novella pensata per rendere gradevole il racconto.
Il rullo, quello vero che vedete fotografato a lato e parcheggiato, se così si può dire, in Cala d’Oliva vicino le officine meccaniche
E’ pacifico quindi che quello di Cala d’Oliva sia un rullo stradale.