Bellissimi i cavalli dell’Asinara, che hanno sempre ispirato scrittori, pittori, poeti, registi e fotografi famosi e comuni, animali dal portamento fiero che ben s’inquadrano nell’iconografia complessiva dell’isola e interpretano quell’idea di libertà che comunque essa ispira a chi la conosce a fondo e a dispetto della tetra fama che, ingiustamente, l’ha sempre preceduta.
Forse non tutti sanno che, oltre che dare ospitalità ai ben più famosi asini bianchi, l’Asinara è anche terra di cavalli.
Ce ne offre un assaggio privilegiato Fabio Bruzzichini, che ringrazio, con le sue suggestive immagini del 2016.
Nella quasi totalità i cavalli, all’Asinara, vivevano in branco e tutt’ora lo fanno avendo, come unica legge, quella della natura. Solo gli animali destinati ad essere cavalcati, o utilizzati per il trasporto, venivano domati e dal bel libro della Maestra Silvetti apprendiamo il loro utilizzo per il trasporto dei passeggeri (l’immagine è degli anni 50).
Asinara tutti ormai sappiamo che deriva da Sinuaria, quindi Zinara, Azinara, Asinara.
Sinuaria non perché sinuosa ma perché chiudeva il “sinus”, il Golfo omonimo, appunto, il Golfo dell’Asinara.
L’isola sarda, nella sua penultima accezione cioè sino dal 1998, nacque lazzaretto e subito dopo divenne colonia penale. E’ da vent’anni Parco Nazionale ed al momento del passaggio, dal Ministero della Giustizia, al Ministero dell’Ambiente furono censiti circa 180 cavalli, soggetti di chiarissima origine anglo-araba-sarda.
Recentemente il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco ha deciso di affidare a privati cittadini, ad allevatori e ad Associazioni la parte maggiore del branco di cavalli ed è non senza qualche malinconia che si dovranno veder partire questi splendidi animali simboli di libertà.
Resteranno quelli necessari alle attività ippiche cui si dedicano un gruppo di competenti ragazze in Località Campo Perdu.
Sino alla metà degli anni 60 è esistito il servizio giornaliero di vigilanza armata a cavallo che era denominato “La Volante“.
La “volante” era formata da due coppie di guardie a cavallo, dotate di moschetto (all’epoca erano Agenti di Custodia, quindi militari) la prima coppia partiva da Cala d’Oliva, raggiungeva il Faro di Punta Scorno, e da li si dirigeva a Fornelli, transitando in tutte le diramazioni, poi tornava a Cala d’Oliva.
La seconda coppia, partendo da Fornelli, percorreva in senso inverso la strada, fino a rientrare a Fornelli.
Le “volanti” avevano il compito di vigilanza in terra ed in mare dove avvistavano i natanti in genere, ma più spesso i pescherecci che violavano i limiti di avvicinamento alla costa dell’Asinara.
Qualche volta i pescatori nel golfo dell’Asinara si “aiutavano”, oltre che con le reti, anche con ordigni esplosivi (vietati sin dall’epoca), questi natanti erano chiamati “bombaroli”.
Si racconta che una di queste volanti avvistasse, dopo Stretti, un barcone dedito a questo tipo di attività e che facesse segno ai pescatori del natante di avvicinarsi a riva.
Per tutta risposta da bordo risposero con il gesto dell’ombrello! (anche all’epoca si usava).
La volante per tutta risposta non si perse d’animo, velocemente si portò a Fornelli dove l’imbarcazione di servizio li attendeva per portarli a Stintino da lì si organizzò un trasporto veloce via terra che condusse gli Agenti a Porto Torres, appena in tempo per vedere l’imbarcazione dei “bombaroli” rientrare in porto.
Celebrato il processo, il pescatore titolare fu condannato per “oltraggio a pubblico ufficiale, violazione del limite di avvicinamento alla struttura penitenziaria e pesca di frodo con l’uso di esplosivo”.
(fonte Gianfranco Massidda memoria storica dell’Asinara 18.05.2017)
l cavallo (Equus ferus caballus Linnaeus, 1758) è un mammifero di medio-grossa taglia, appartenente all’ordine dei Perissodactyla, sottordine degli Hippomorpha, unico della famiglia Equidae, genere Equus, specie Equus caballus.
Come molte notizie riguardanti l’isola, anche l’origine del cavallo e la sua provenienza si perde in quella zona di confine in cui la documentazione storico-scientifica si stempera e si addolcisce nella reminiscenza atavica, sino a giungere addirittura alla leggenda tramandata attraverso i racconti dei più anziani.
L’origine di questi animali non è stata definita con assoluta certezza: potrebbe trattarsi di esemplari che furono importati nell’isola nel secolo scorso, dal Marchese di Mores Duca e Signore dell’Asinara.
Giovanni Brugnone, Direttore della Regia Scuola Veterinaria e Accademico Anastamico di Belluno, nel suo “Trattato delle razze de’ cavalli” nel 1781 Torino, afferma “Tre sono le Razze dette dai Sardi “tanche” (vocabolo che significa chiusura) più rinomate del Regno: l’una è la Regia esistente a Paulilatino, l’altra a Padrumannu della Casa spagnola di Bonavente; la terza a Mores d’un Signor nazionale della famiglia Manca (il Duca dell’Asinara)
SASSARI – Palazzo Ducale
Cortile interno – Nello spazio, contornato da un fascio di colonnine è stata collocata una lastra di marmo che reca la seguente iscrizione:
DON ANTONIO MANCA E AMAT
– DUCA DELLE DUE ISOLE ASINARA E PIANA,
– MARCHESE DEI DUE MARCHESATI DI MORES E MONTE MAGGIORE,
– BARONE DEL CASTELLO D’ARDARA, D’OSSI E LITERAI,
– CONTE DI SAN GIORGIO,
– SIGNORE DELL’INCONTRADA D’OPPIA E MONTE SANTO, DI TRE CORONE E CABU ABBAS, DELLE VILLE DI TIESI, BASSUDE E QUEREMULE, DI VALLE FLORES, DELLE VILLE DI USINI E TISSI.
– PRIMA VOCE DELLO STAMENTO MILITARE.
– GENTIL’OMO DI CAMERA DI SUA MAESTA’.
– CAVALIERE GRAN CROCE DEI SANTI MAURIZIO E LAZZARO E
– CAPITAN GENERALE D’INFANTERIA MILIZIANA DEL REGNO,
RINNOVO’ IL PRESENTE DUCALE PALAZZO
L’anno del Signore MDCCCIV
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Ma Enrico Costa (1) osserva che il palazzo non fu rinnovato nel 1804 e che l’iscrizione si riferisce alla «riforma» del palazzo del 1775: più semplicemente, la lastra è posta a futura memoria, quasi in chiusura dei lavori seguiti dal Duca e durati, per l’appunto, dal 1775 al 1804. Il Duca don Antonio morirà nel 1805. a di San Nicola […] il tutto per L. 800 monete Sarde pagabili in tre diverse rate (Archivio di Stato di Sassari, Atti Notarili copie, Sassari città, 1801, vol. I, f. 281) Una lapide di marmo in cui viene inciso il nome e titoli del signor Duca (Archivio di Stato di Sassari, Atti Notarili copie, Sassari città, 1805, vol. I, f. 985v)
L’immagine che precede racconta l’attività quotidiana, agli inizi del 1900, nella scuderia di Cala D’Oliva, che era localizzata dove, successivamente fu costruita la diramazione Centrale. Si può desumere l’età dello scatto dalle divise degli agenti, mentre i condannati vestivano con camicia bianca, giacca e pantaloni a righe.
Di certo c’è che nel 1924 Claudio fermi Docente dell’Università di Cagliari in relazione alle sue ricerche in campo “malarico” afferma apoditticamente che “fino al 1700, essendo l’Asinara spopolata di bestiame e di uomini, gli anofeli non avevano avuto campo ne di prosperare ne di infettarsi” (2) con ciò attestando il fatto che nel 1700 sull’isola non viveva nessun animale.
Duecento anni dopo, cioè nel 1910 vi erano 21 cavalli nell’isola per un corrispettivo di valore di lire 4.875 …….(3)
La rimonta nel periodo post-bellico era fatta dalle Direzioni, che si sono succedute nel corso dei decenni, con stalloni provenienti da allevamenti selezionati di cui si è persa ormai traccia.
Risulta che, ad esempio, negli anni 60 uno stallone di razza anglo-araba-sarda fu acquistato dalla Direzione del Carcere nella tenuta denominata “La Crucca” del dott. Costa.
Il cavallo veniva custodito a S.Maria e fatto accoppiare con le migliori fattrici dell’epoca. Non era mai lasciato al pascolo brado insieme al branco, per evitare il rischio di ingestione della pianta di ferula (Ferula communis) letale per il bestiame, in specie quello non autoctono (4).
Agli atti del Seminario Internazionale del 21 – 22 maggio 1982 di Ozieri è pubblicato un lavoro di Lubas G., De Bernardinis T. e Gugliucci B. del Centro Studi Gruppi Sanguigni del cavallo c/o Clinica medica Veterinaria Università di Pisa con il titolo “Confronto mediante alcuni marcatori genetici rilevabili per mezzo della elettroforesi tra 4 razze di cavalli allevate in Italia” , che dal confronto tra le razze indagate, cioè Maremmani, Sanfratellani, Anglo-Arabo-Sardi e della Giara, in cui i tre autori giungono a queste conclusioni che “Il cavallo Sardo è stato oggigiorno “costruito” introducendo stalloni Anglo-Arabo-Francesi e PSI (purosangue Inglesi) dal continente i quali hanno influito probabilmente sulle caratteristiche ematopolimorfiche dei cavalli sardi che originariamente derivavano da cavalli arabi introdotti un tempo sull’isola.“
Quelli esistenti sull’isola sono quindi tutti animali discendenti dai cavalli dello stesso ceppo d’origine ed utilizzati per servizio sull’isola da chi lavorava nell’amministrazione locale, l’Asinara infatti dal 1885 venne destinata a colonia agricola e lazzaretto e i suoi abitanti trasferiti.
Il tipo di allevamento “semibrado” per questo animale, non era (e non è) privo di problemi, infatti risulta estremamente laborioso il controllo dello stato di salute dell’animale (sopratutto se è in branchi di notevoli proporzioni, mentre il pascolamento perenne su prati naturali e polifiti sottopone i terreni ad un consumo esagerato ed i cavalli all’attacco di parassiti che rallentano, notevolmente l’assimilazione dei foraggi e provocano il depauperano dello stato fisico dei soggetti colpiti.
Periodicamente percò i cavalli venivano radunati e chiusi nella stalla di S. Maria, sottoposti a visita dal Veterinario dr. Antonio Monti di Alghero nonchè alla terapia per la sverminazione.
L’Amministrazione penitenziaria, per queste ragioni, oltre che per ridurre drasticamente il carico di bestiame per ettaro, inserì il cavallo (come i bovini e gli ovicaprini) nel “Piano di riduzione del carico di bestiame” favorendo contemporaneamente sia la cessione alle Colonie agricole sarde del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che programmandone la macellazione.
Quella che pubblico di seguito (inedita) può essere definita una foto storica, ed immortala lo stallone di S. Maria dell’anno 1945 con, a fianco, l’Agronomo dell’epoca De Siervo che seguì diverse opere edilizie realizzate sull’isola.Osservando attentamente l’immagine (10,5×7,5 cm digitalizzata con un’alta risoluzione) si riesce sicuramente ad apprezzare il “reticolato” realizzato con un leggerissimo tratto di matita delle dimensioni di 1 cm x 1 cm, suddiviso a 5 mm, questo tipo di struttura, normalmente, viene apposta dagli artisti che intendono riprodurre graficamente un’immagine rispettandone rigorosamente le proporzioni.
Infatti l’Ispettore De Siervo si dilettava a realizzare disegni e/o pitture (è suo un quadro che raffigura il Porto di Cala d’Oliva del 1970 con una barca ormeggiata ed in fase di scarico delle merci).
LE DIFFERENZE
Bisogna sempre tenere presente che nel precedente periodo l’Asinara era sotto la giurisdizione del Ministero di Grazia e Giustizia (precedentemente del Ministero dell’Interno), per cui, pur nell’assoluto rispetto della conservazione ambientale, esisteva una estesa ed organizzata Azienda Agrozootecnica in cui si svolgevano molteplici attività complesse tra cui l’allevamento del cavallo (come quello dei bovini e delle altre specie presenti) e la loro gestione era di tipo “brado” nel senso che gli animali erano sempre lasciati liberi di pascolare nelle tanche non seminate (ovviamente).
Tranne i periodi (di due tre giorni) in cui venivano rinchiusi nella stalla di S. Maria e controllati dal punto di vista veterinario, gli animali erano perfettamente liberi.
Altro momento in cui venivano stabulati era il periodo (giugno-luglio) in cui fioriva la ferula e diminuiva il pascolo per la siccità. In quel periodo agli animali in stalla veniva somministrato foraggio.
Le macellazioni erano assolutamente sporadiche (durante il periodo nel quale io ho prestato la mia attività nella Colonia Agrozootecnica ne saranno state disposte due o tre, tra cui quella da me documentata con immagini) e avevano origine esclusivamente dalla esigenza di tutela ambientale, cioè al fine di ridurre la pressione del carico di bestiame per ettaro.
Di seguito ed a completamento del quadro d’insieme relativo ai cavalli, si inserisce uno spezzone di 1,26 min. dell’ottimo documentario denominato: “Asinara Isola proibita” (più volte citato e ripreso in questo sito, nel quale si apprezza lo stato del branco degli equini di S. Maria.
Le riprese sono dell’anno 1993, la Regia è di Daniele Cini,e Maurizio Felli, la fotografia è di Celli e l’uscita del film è dell’anno 1994.
carlo
(fonte Gianfranco Massidda memoria storica dell’Asinara 18.05.2017)
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Fiorello lo stallone di Fornelli
Nell’immagine del 1967 si può vedere uno stallone di rara potenza, come tutti quelli che furono introdotti sull’isola per migliorare il patrimonio genetico dei soggetti in allevamento.
Dall’immagine non è purtroppo visibile il muso del cavallo ne la sua coda, ma si può comprendere comunque la qualità del soggetto che dovrebbe avere un’altezza al garrese superiore ai due metri.
Il suo nome era Fiorello e l’Agente che lo cavalca è Salvatore Masia Guardia a cavallo della Diramazione di Fornelli.
Salvatore Masia Guardia a Cavallo della Diramazione di Fornelli.
foto inviata a Leonardo Delogu da Giuseppino Poddighe il 3.01.2019
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